Tensione nel Mar Rosso: botta e risposta tra Usa e Houthi

lunedì 17 marzo 2025


Gli Houthi sono stati colpiti duramente. Nella notte tra venerdì e sabato, gli Stati Uniti hanno portato avanti un’operazione “chirurgica”, che ha fatto male alla milizia filo-iraniana che da quasi due anni incute timore nel Mar Rosso. Il Pentagono ha sferrato un massiccio attacco contro le postazioni Houthi in Yemen, scatenando la controazione dei terroristi. Le milizie hanno risposto lanciando una raffica di missili sulla portaerei Harry S. Truman, creando un pericolosissimo precedente. Sullo sfondo di questa escalation c’è sempre l’Iran, il grande regista delle milizie sciite nella regione. La Casa Bianca, venuta a conoscenza dell’attacco, non si è fatta pregare: “Quando è troppo è troppo”, ha avvertito il consigliere per la sicurezza nazionale Michael Waltz. Il messaggio a Teheran è chiaro: se continuerà a sostenere gli Houthi, “nessun target sarà escluso”. I bombardamenti a stelle e strisce si sono concentrati su radar, difese aeree, batterie missilistiche e droni. Un colpo studiato nei minimi dettagli e seguito in diretta dallo stesso Donald Trump, ritratto nella situation room con la sua inconfondibile t-shirt bianca, il cappellino Maga e le cuffie alle orecchie. Dopo l’attacco, il consigliere Waltz ha confermato il successo dell’operazione: “Abbiamo colpito numerosi leader Houthi e li abbiamo eliminati”. Ma il Pentagono avverte: se gli Houthi “continueranno a sparare sulle nostre navi”, ci saranno nuove operazioni militari.

Se l’obiettivo di Washington era intimidire le milizie yemenite, però, il piano è fallito. I terroristi radicalizzati hanno rivendicato “un’operazione militare con 18 missili balistici e da crociera ed un drone”. Un attacco massiccio, che il movimento sciita ha definito “una risposta all’aggressione americana”, accusata di aver ucciso 31 persone e ferito oltre 100 civili, tra cui donne e bambini. In serata, il leader degli Houthi, Abdulmalik al-Houthi, ha avvertito l’Occidente: “Rimetteremo nel mirino anche i cargo occidentali”. Dietro l’attacco alle milizie filo-iraniane, c’è un messaggio ben più grande: gli Stati Uniti vogliono mettere Teheran con le spalle al muro. Trump non ha mai nascosto di considerare l’Iran il vero pericolo per la sicurezza globale e questo raid lo dimostra. “Tutte le opzioni sono sul tavolo”, ha dichiarato Waltz, lasciando intendere che Washington potrebbe prendere di mira direttamente il regime degli ayatollah. Un avvertimento che arriva anche a Mosca, sospettata di aver fornito intelligence agli Houthi per colpire le navi occidentali. Il dossier è stato al centro di un colloquio tra il senatore Marco Rubio e il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov.

Dalla sua, il governo iraniano ha parlato di “un’aggressione militare che costituisce una flagrante violazione del diritto internazionale”, mentre i Pasdaran hanno promesso che “l’Iran risponderà a qualsiasi attacco”. Finora la strategia iraniana è stata quella di muoversi nellombra, sostenendo milizie alleate senza mai esporsi direttamente. Ma la storia recente dimostra che quando si sente minacciata, Teheran sa reagire con colpi a sorpresa, come i due attacchi missilistici contro Israele nei mesi scorsi.


di Zaccaria Trevi