Putin non vuole la pace

venerdì 14 marzo 2025


Il presidente russo Vladimir Putin ha offerto una risposta iniziale evasiva alla proposta di cessate il fuoco del presidente degli Stati Uniti Donald Trump, sostenendo − in linea di principio − l’idea, ma elencando una serie di richieste aggiuntive che rendono improbabile qualsiasi progresso significativo. Kyiv spera che la riluttanza di Putin ad abbracciare l’iniziativa di cessate il fuoco guidata dagli Stati Uniti contribuirà a convincere gli americani che il dittatore del Cremlino non sia sinceramente interessato a porre fine alla guerra.

Molti sono rimasti sconcertati quando gli Stati Uniti hanno affermato che la Russia fosse pronta a seri colloqui di pace, evidenziando come la condotta tenuta dal Cremlino costituisca la prova evidente della determinazione di Putin a combattere. Anche l’attuale dibattito su possibili compromessi e concessioni territoriali riflette una errata valutazione di quali siano gli obiettivi reali dell’invasione russa.

Gli ucraini sono convinti che Putin non si accontenterà mai di conquiste territoriali limitate perché in realtà non sta combattendo per la terra in Ucraina. Invece, sta conducendo una guerra contro l’esistenza stessa di uno Stato e di una nazione. Vuole gli ucraini separati. Questo obiettivo agghiacciante mina l’intero concetto di “pace di compromesso”. In parole povere, non ci può essere una via di mezzo significativa tra il genocidio russo e la sopravvivenza nazionale ucraina.

La Casa Bianca di Trump non è la prima a giudicare in modo errato la portata delle ambizioni imperiali di Putin in Ucraina. In diverse occasioni, la precedente amministrazione Biden ha dichiarato che l’invasione russa dell’Ucraina fosse un “fallimento strategico”, indicando i costi estremamente elevati pagati dal Cremlino in termini di perdite militari e danni economici. Questa valutazione pratica dell’invasione presuppone che Putin sia guidato e vincolato dalla stessa logica dei suoi contemporanei occidentali. In realtà, però, non è così.

Mentre i leader democratici devono preoccuparsi del consenso di cui godono e degli indicatori economici, Putin ha rimosso praticamente tutte le possibili fonti di opposizione interna ed è libero di agire per assicurarsi un posto nella storia russa. Fin dai primi anni del suo regime, non ha fatto mistero di come considerasse il crollo dell’Urss una tragedia e ritenesse l’ordine mondiale post-guerra fredda un’ingiustizia.

Putin è fermamente convinto che sia impossibile raggiungere l’obiettivo di invertire il verdetto del 1991 e di far rivivere l’impero russo, senza aver prima rimosso l’indipendenza ucraina.

L’ossessione di Putin per l’Ucraina è diventata sempre più evidente negli ultimi due decenni, quando la sua campagna per soggiogare il Paese è passata dall’interferenza politica all’intervento militare. Nel 2004, i suoi sforzi per manipolare le elezioni presidenziali in Ucraina e insediare un candidato amico del Cremlino gli si sono disastrosamente ritorti contro. Dieci anni dopo, ha conquistato la Crimea e invaso l’Ucraina orientale.

Negli anni successivi all’inizio dell’aggressione militare della Russia, è diventato sempre più evidente che l’invasione limitata del 2014 non stava dando il risultato desiderato di un’Ucraina filo-russa. Al contrario, l’attacco della Russia non faceva altro che rafforzare l’impegno dell’Ucraina a rivolgersi verso ovest e perseguire un futuro euro-atlantico. Invece di riconoscere le conseguenze controproducenti della sua campagna militare, Putin ha scelto di alzare ulteriormente la posta in gioco lanciando la più grande invasione europea dalla Seconda guerra mondiale.

Negli ultimi tre anni, Putin è diventato sempre più esplicito riguardo alla sua intenzione di cancellare del tutto l’Ucraina. Ha dichiarato che le regioni ucraine occupate sono “russe per sempre”, e ha paragonato la sua invasione alle conquiste imperiali del XVIII secolo dello Zar Pietro il Grande. Nel frattempo, in tutte le aree dell’Ucraina sotto il controllo del Cremlino, la Russia sta sopprimendo sistematicamente ogni traccia dello Stato ucraino e dell’identità nazionale.

Nonostante l’orrore e il trauma dell’invasione russa, gli ucraini si sono finora rifiutati di fare marcia indietro. Questa resilienza costituisce un’umiliazione personale per Putin. Indebolisce direttamente il suo personaggio da uomo forte, e si fa beffe della sua insistenza sul fatto che i russi e gli ucraini siano “un solo popolo”. Piuttosto che assicurarsi il suo posto tra i governanti più famosi della storia russa, Putin rischia ora di essere ricordato come l’uomo che non ha saputo sottomettere l’Ucraina.

Perdere l’Ucraina è il peggior incubo di Putin. Da quando ha assistito al crollo del potere sovietico mentre prestava servizio come giovane ufficiale del Kgb nella Germania dell’Est, è stato ossessionato dai movimenti popolari che rovesciavano gli imperi. Questo aiuta a spiegare la sua opposizione sempre più violenta alla robusta cultura democratica che ha messo radici nell’Ucraina post-sovietica. Dalla rivoluzione arancione del 2004, ha visto il consolidamento della democrazia ucraina come una minaccia esistenziale al suo stesso regime autoritario e un potenziale catalizzatore per la prossima fase della ritirata della Russia dall’impero.

Putin sa che l’invasione dell’Ucraina definirà il destino della Federazione russa. Anche se potrebbe essere pronto a discutere una pausa nelle ostilità che potrebbe risultare vantaggiosa per Mosca, non accetterà mai l’esistenza di uno Stato ucraino separato e genuinamente indipendente al confine con la Russia. Ciò non significa che gli attuali sforzi di pace guidati dagli Stati Uniti siano del tutto inutili, ma è fondamentale riconoscere che il congelamento del conflitto lungo le attuali linee del fronte non sarà sufficiente per porre fine alla guerra.

Per decenni, i leader occidentali hanno commesso l’errore di vedere Putin attraverso il prisma del loro pragmatismo politico, sottovalutando l’importanza della sua ideologia imperiale revisionista. Dopo tre anni di guerra totale nel cuore dell’Europa, ripetere un simile errore non sarebbe ammissibile. Putin ha scommesso tutto sulla distruzione dell’Ucraina ed è fiducioso che sarà giudicato favorevolmente dal tribunale della storia. Se non verrà fermato in questa sua folle impresa, continuerà a fare la guerra contro l’Ucraina fino a quando non raggiungerà il suo agghiacciante obiettivo.

(*) Docente universitario di Diritto internazionale e normative per la sicurezza


di Renato Caputo (*)