Georgescu: le ragioni dell’Ufficio elettorale

martedì 11 marzo 2025


lin Georgescu è stato escluso. Ieri, l’Ufficio centrale elettorale ha ufficialmente tenuto fuori dalle Elezioni presidenziali di maggio in Romania il candidato preferito dai cittadini. E il sospetto che questa decisione fosse scritta da tempo non fa che accrescere il malcontento nel Paese. L’ex relatore speciale delle Nazioni unite ha chiaramente presentato ricorso e aspetta il verdetto della Corte costituzionale, giocandosi la sua ultima carta. E com’era prevedibile, sono scoppiate alcune proteste di piazza. Ma il “temibile” Georgescu ha redarguito i suoi sostenitori, che si sono scontrati con la polizia, invitando tutti alla calma e al rispetto delle istituzioni. “Tutto deve avvenire con pace e consapevolezza, senza violenze”, ha detto il “golpista”. Nel video in cui compare accanto a George Simion (leader dell’Alleanza per lUnione dei Romeni, Aur) e Anamaria Gavrilă (presidente del Partito dei giovani, Pot), il messaggio è chiarissimo: “Restiamo uniti. Andiamo avanti per gli stessi valori: pace, democrazia, libertà”.

Sta di fatto che secondo l’establishment rumeno Georgescu è pericoloso e andava messo alla porta. La motivazione ufficiale è fumosa, ma pesantissima. Secondo l’Ufficio elettorale, un candidato alla presidenza deve rispettare la Costituzione e difendere la democrazia. Fin qui nulla di strano. Il punto è che la sua esclusione si basa su un concetto molto discutibile: siccome a dicembre è stato accusato di non aver rispettato le norme della procedura elettorale, oggi non può essere considerato idoneo. In pratica, un processo alle intenzioni, con la beffa di basarsi su una sentenza – quella che ha annullato le scorse elezioni – già ampiamente criticata. Ma c’è di più: il suo atteggiamento sarebbe “in contraddizione con i valori essenziali dello Stato di diritto”. Una motivazione degna del più prematuro degli Antani.

Come se non bastasse, nel giro di poche ore è arrivata la seconda stangata. Georgescu è stato fermato per strada, interrogato e ora è ufficialmente indagato. Le accuse? Attentato all’ordine costituzionale, finanziamenti illeciti, costituzione di un’organizzazione fascista e razzista. Un pacchetto che suona più come una condanna politica che come un’inchiesta basata su prove concrete. Lui, ovviamente, non ci gira intorno: “L’Europa è ora una dittatura, la Romania è sotto la tirannia!”. Parole che riflettono l’amarezza per aver subito un processo sommario e sommariamente organizzato. Adesso la palla passa alla Corte costituzionale di Bucarest, la stessa che lo ha già tagliato fuori dal ballottaggio a dicembre. Se respingerà il ricorso, la destra rumena dovrà virare su un altro nome. Il sociologo Dan Dungaciu è il primo della lista.

Ma il punto non è solo chi correrà alle elezioni. Il vero problema è il precedente che si sta creando. Escludere un candidato che i sondaggi danno sopra il 40 per cento significa stravolgere la democrazia. E con “stravolgere” s’intende reprimere.


di Eugenio Vittorio