La talebanizzazione del Bangladesh

venerdì 7 marzo 2025


Si intensifica la jihad contro le minoranze religiose, i giornalisti, le donne e gli artisti.

Il governo ad interim del Bangladesh, sostenuto dai gruppi islamici più radicali del Paese, è alle prese con una serie di problemi che hanno portato a violazioni dei diritti umani e a restrizioni delle libertà dei suoi cittadini. Dopo che una rivolta popolare (dirottata dagli islamisti) ha posto fine al suo governo durato 15 anni, l’ex primo ministro Sheikh Hasina è fuggita in India il 5 agosto 2024. Il governo ad interim è guidato dal premio Nobel Muhammad Yunus, tornato dagli Stati Uniti per fungere da custode del Bangladesh. Da allora, gli attacchi islamici contro le minoranze religiose sono aumentati. Le partite di calcio femminile sono state annullate a causa delle pressioni islamiste. Attori e scrittori sono ostacolati nello svolgimento delle loro attività professionali. I giornalisti ricevono minacce di attentati, di essere sottoposti a indagini e di nuove leggi in materia informatica.

Secondo il Committee to protect journalists (Cpj), sei mesi dopo il cambio di regime nel Paese, i giornalisti del Bangladesh continuano a subire minacce e attacchi. Inoltre, temono che le proposte legislative possano minare la libertà di stampa. “Il governo ad interim del Bangladesh ha attirato critiche da parte di giornalisti e sostenitori dei media per aver introdotto a gennaio le bozze di due ordinanze in materia di cibernetica: la Cyber protection ordinance 2025 (Cpo) e la Personal data protection ordinance 2025. Secondo la Global network initiative, la bozza della Cpo conferisce al governo un’autorità sproporzionata per accedere ai dati degli utenti e imporre restrizioni sui contenuti online. I giornalisti temono inoltre che la proposta di legge sui dati dia al governo poteri incontrollati di accesso ai dati personali, con possibilità minime di tutela giudiziaria”.

Nel frattempo, sono aumentati i gravi attacchi ai giornalisti, come dimostrano i pestaggi perpetrati da agenti di polizia e attivisti politici, nonché l’assalto alle redazioni, come riportato da Reporter senza frontiere (Rsf). A Shariatpur, una città del Bangladesh sudoccidentale, i giornalisti subiscono brutali rappresaglie per il loro lavoro. Il 3 febbraio, Shohag Khan, corrispondente del Dainik Samakal, è stato aggredito con un martello e un coltello per aver scritto un articolo sulla negligenza medica da parte del fratello del proprietario di una clinica e dei suoi complici. Il giorno prima, il giornalista aveva ricevuto minacce di morte. Il 9 febbraio, sei giornalisti sono stati aggrediti, questa volta dalla polizia. Kawser Ahmed Ripon di The Report Live, Asif Uz Zaman e Muhammad Mahadi di Kaler Kantho, Azhar Rakib di Bangladesh Pratidin, Mohammad Redwan di Jaago News e Shimul Khan di Breaking News sono stati picchiati con manganelli, pugni e calci da poliziotti in assetto antisommossa mentre coprivano una protesta studentesca a Dhaka. I giornalisti feriti hanno dichiarato che la polizia li ha presi di mira deliberatamente, nonostante indossassero i pass stampa, e hanno sporto denuncia.

“Il susseguirsi di molteplici gravi attacchi contro i giornalisti negli ultimi giorni indica un preoccupante aumento della violenza contro i media. Sebbene la presa di potere del governo ad interim nell’agosto 2024 abbia fatto sperare in un miglioramento, la sicurezza dei giornalisti rimane priva di protezione. Vengono aggrediti mentre scrivono i loro articoli, subiscono rappresaglie fisiche per i loro scritti e le loro redazioni vengono prese d’assalto dai manifestanti”, ha dichiarato Célia Mercier, responsabile del Desk di Rsf per l’Asia meridionale. Nel frattempo, la Bbc ha riportato che gli islamisti hanno costretto gli organizzatori a cancellare una partita di un torneo di calcio femminile nel nord del Bangladesh. Poco prima dell’inizio della partita, ai primi di febbraio, il gruppo Islami Andolan Bangladesh aveva annunciato una manifestazione di protesta contro l’evento sportivo nella regione di Rangpur, affermando che non era islamico. La polizia locale è intervenuta e ai membri della squadra femminile è stato chiesto di tornare a casa per la loro sicurezza. Gli islamisti insistono sul fatto che la partita da loro interrotta era contraria ai loro valori religiosi e affermano di essere determinati a impedire qualsiasi futura partita di calcio.

“Se le donne vogliono giocare a calcio, devono coprirsi tutto il corpo e possono giocare solo di fronte a spettatori di sesso femminile. Gli uomini non possono guardarle giocare”, ha dichiarato Maulana Ashraf Ali, leader dell’Islami Andolan Bangladesh nell’area di Taraganj, a Rangpur. Ha anche sostenuto che il gruppo vuole “senz’altro” l’applicazione della dura legge islamica della Shari’a in Bangladesh. “Ero delusa e spaventata. Non avevamo mai affrontato una situazione del genere. È stato deludente tornare senza giocare”, ha detto Asha Roy (17 anni), una calciatrice. La partita di calcio femminile è stata la terza ad essere annullata nel nord del Bangladesh in meno di due settimane a causa di contestazioni islamiste. Nella zona di Dinajpur, gli islamisti hanno protestato contro una partita e successivamente si sono scontrati con la gente del posto che la sosteneva, causando quattro feriti. “Se il governo non agisce, gli islamisti si sentiranno incoraggiati. Ci sarà una maggiore autocensura per le donne e le ragazze, saranno più intimidite nel partecipare agli eventi pubblici”, ha affermato Shireen Huq, una delle principali attiviste per i diritti delle donne.

Non sono state prese di mira solo le partite di calcio femminili. Il 10 febbraio, decine di islamisti hanno vandalizzato una bancarella di libri alla famosa Fiera del Libro Ekushey di Dhaka. I manifestanti erano arrabbiati per l’esposizione di libri della scrittrice femminista in esilio Taslima Nasrin. In passato, Nasrin ha ricevuto minacce di morte da gruppi islamisti per presunti scrittiblasfemi”. Gli islamisti hanno preso di mira alla fiera del libro anche lo scrittore Shatabdi Vobo, accusandolo di aver venduto i libri di Nasrin. Con l’intervento della polizia, Vobo è stato scortato fuori dalla fiera, costretto anche a scusarsi pubblicamente. Inoltre, una delle attrici più note del Paese, Pori Moni, ha dichiarato che le è stato impedito di inaugurare un grande magazzino nella città settentrionale di Tangail a causa delle opposizioni dei gruppi islamisti. “Ora mi sento davvero impotente, oltre che insicura. Fa parte del mio lavoro partecipare all’inaugurazione di uno showroom o di un evento simile. Nessuno mi ha mai fermata in tutti questi anni”, ha detto Moni.

Anche eventi simili che coinvolgevano altri due attori, Apu Biswas e Mehazabien Chowdhury, sono stati annullati a causa delle minacce islamiste. All’inizio di febbraio, migliaia di manifestanti collegati ad Hasina e ad alti dirigenti del suo partito, la Lega Awami, hanno vandalizzato e incendiato case ed edifici. Le minoranze religiose, come i cristiani, gli indù e i buddisti, rimangono vulnerabili in queste dinamiche. Sono diffuse le segnalazioni di violenze di massa, conversioni forzate e atti di vandalismo dei luoghi di culto, spesso alimentati dalla propaganda islamista. Secondo l’organizzazione per i diritti umani Open Doors, il Bangladesh non rispetta i suoi obblighi internazionali perché viola regolarmente e non tutela i diritti delle minoranze religiose. Ad esempio, i cristiani convertiti vengono emarginati e osteggiati dalle loro famiglie, minacciati di divorzio e di perdita della custodia dei figli. I bambini cristiani sono vessati a causa della fede religiosa dei loro genitori. I cristiani sono soggetti a restrizioni nell’impiego nel settore pubblico e subiscono discriminazioni nel settore privato e anche molestie e violenze, se parlano della loro fede o fanno proselitismo.

Il Bangladesh hindu buddhist christian unity council (Bhbcucha riferito che dal 4 al 20 agosto, 2024 , nell’arco di 16 giorni in tutto il Paese si sono verificati 2.010 episodi di violenti attacchi contro le minoranze durante le proteste che miravano a estromettere il governo. Un totale di 915 abitazioni sono state attaccate, saccheggiate o date alle fiamme e 953 esercizi commerciali hanno subito la stessa sorte. Inoltre, quattro donne hanno subito violenze sessuali, e una di loro è stata vittima di uno stupro di gruppo. Il Council ha inoltre denunciato 174 attacchi perpetrati nel Paese in quattro mesi e 11 giorni (fra il 21 agosto e il 31 dicembre 2024) contro le minoranze religiose. Secondo il report del Bhbcuc, 64 di questi episodi riguardano omicidi e atti di repressione nei confronti delle donne, violenze carnali, stupri di gruppo, nonché attacchi a luoghi di culto, vandalismo, saccheggi e incendi dolosi.

Complessivamente, 15 episodi riguardavano arresti e molestie per le accuse di aver “ferito i sentimenti religiosi” e 38 sono stati collegati ad attacchi ad abitazioni e aziende, atti di vandalismo, saccheggi e a incendi dolosi. Il rapporto ha preso in considerazione 25 episodi di usurpazione di case, terreni e aziende di proprietà di membri delle minoranze religiose. Anche le sette minoritarie islamiche come i musulmani sufi affermano di assistere a un aumento degli attacchi ai loro luoghi di culto per mano dei musulmani sunniti. “Circa un centinaio di nostri santuari (mazar) e centri sono stati attaccati negli ultimi sei mesi”, ha dichiarato Anisur Rahman Jafri, segretario generale della Sufism universal foundation. “Non abbiamo mai assistito a questo tipo di attacco estremista improvviso dall’indipendenza del Paese nel 1971”, ha aggiunto, avvertendo che il Paese è a rischio di “talebanizzazione” se la situazione continuasse.

Proprio come l’Afghanistan e la Siria, il Bangladesh sta attraversando un processo di totale islamizzazione. Sta eliminando i diritti e la sicurezza delle minoranze religiose, delle donne, degli artisti, degli scrittori, dei giornalisti e dei laici. Questa trasformazione alimenterà anche un aumento del terrorismo islamico, che probabilmente verrà ulteriormente importato nel resto del mondo. L’amministrazione Trump non dovrebbe ripetere gli errori dell’amministrazione Biden ignorando (o addirittura finanziando) i regimi islamici all’estero che perseguitano le minoranze e producono terroristi che minacciano la stabilità internazionale.

(*) Tratto da FrontPageMagazine

(**) Traduzione a cura di Angelita La Spada


di Uzay Bulut (*)