giovedì 6 marzo 2025
La deriva americana e le necessità del Vecchio continente. L’articolo 5 della Nato è divenuto un guscio vuoto. Distaccarsi e proteggersi sono verità effettuale.
Senza l’articolo 5 la Nato è un guscio vuoto o, se volete, un pezzo di carta, né più né meno dei millanta trattati scritti dalla Storia. Che dice il benedetto articolo, se benedetto lo è ancora davvero? Premesso che gli Stati aderenti al Trattato Nord Atlantico (4 aprile 1949) “si dicono determinati a salvaguardare la libertà dei loro popoli, il loro comune retaggio e la loro civiltà, fondati sui principi della democrazia, sulle libertà individuali e sulla preminenza del diritto”, l’articolo 5 stabilisce testualmente: “Le parti convengono che un attacco armato contro una o più di esse in Europa o nell’America settentrionale sarà considerato come un attacco diretto contro tutte le parti, e di conseguenza convengono che se un tale attacco si producesse, ciascuna di esse, nell’esercizio del diritto di legittima difesa, individuale o collettiva, riconosciuto dall’articolo 5 dello Statuto delle Nazioni unite, assisterà la parte o le parti così attaccate intraprendendo immediatamente, individualmente e di concerto con le altre parti, l’azione che giudicherà necessaria, ivi compreso l’uso della forza armata, per ristabilire e mantenere la sicurezza nella regione dell'Atlantico settentrionale. Ogni attacco armato di questo genere e tutte le misure prese in conseguenza di esso saranno immediatamente portate a conoscenza del Consiglio di Sicurezza. Queste misure termineranno allorché il Consiglio di Sicurezza avrà preso le misure necessarie per ristabilire e mantenere la pace e la sicurezza internazionali”. Dobbiamo chiederci perché, nonostante sia l’architrave della comunità dell’Atlantico settentrionale fondata sui valori scolpiti nella “Premessa”, l’articolo 5 venga citato meccanicamente e, all’apparenza, senza la dovuta meditazione indispensabile ad attualizzarne i contenuti ed esplicitarne i significati che, come per ogni trattato internazionale, vanno individuati alla luce della clausola rebus sic stantibus. E le cose non stanno più come nel 1949, vogliamo riconoscerlo sì o no?
L’articolo 5 è legalmente in vigore, ma, ecco il punto, vige di fatto? Parrebbe di no, atteso che anche l’incertezza sulla vigenza fa pendere irrimediabilmente la bilancia interpretativa verso il no. Prescindiamo dall’Unione europea, di per sé flatus vocis, e consideriamo i singoli Stati, che dalle prime mosse sembrano agire meno da alleati che da separati, quasi che i loro interessi nazionali non trovassero assieme “un” interesse di gruppo ovvero di Alleanza. Al momento, per quanto paradossale e sorprendente, il detonatore che ha aperto crepe profonde nella Nato è rappresentato nientemeno che dall’alleato principale, il fulcro stesso, gli Stati Uniti sotto la guida del neoeletto presidente Donal Trump. La pencolante e ambigua politica estera di Trump colpisce proprio i Paesi suoi amici ed alleati, gettandoli nello sconcerto e nella paura, anche se dissimulati dalla cosmesi diplomatica.
Gli Alleati si chiedono e domandano, reciprocamente, piuttosto “cosa farà l’America” che “cosa farà l’Europa” prescindendone. Se l’America dovesse ritirarsi al di là del vallo atlantico gli Stati europei resterebbero al di qua, alla mercé non solo della Russia ma anche dei suoi sodali in aggressività e criminalità. Stando a ciò che vediamo, quando si tratta di menar le mani in difesa dei valori iscritti nella Nato anche con il loro sangue versato per la resistenza al nazismo, sono i britannici i primi e più risoluti. Come ha dichiarato il premier Keir Starmer in faccia a Trump, “stivali a terra e aerei in cielo per l’Ucraina”. Il Regno Unito ha lasciato l’Unione Europea ma non mostra di aver lasciato anche l’Europa, con la quale continua a condividere i valori atlantici. Gli Stati tuttora nell’Unione europea mostrano invece di essere disuniti come se non ne facessero parte, alcuni disposti perfino a negare l’aggressione russa anche soltanto per compiacere Trump o non dispiacere a Vladimir Putin. Tanti Stati, tante opzioni: ogni Stato guarda alla sua destra e alla sua sinistra per mantenere la linea di avanzamento, indifferente al tempo che passa mentre gli eroici ucraini muoiono e la martoriata Ucraina viene distrutta.
È tutto qui lo spirito atlantico? Sembra piuttosto un fantasma, che aleggia sul Vecchio continente come tanti altri spettri del passato, poi materializzatisi in demoni in carne ed ossa. È vero, in base all’articolo 5, nessuna Nazione alleata ha subito un attacco armato. Tuttavia il motto del Comando supremo delle forze alleate in Europa è vigilia pretium libertatis, la vigilanza è il prezzo della libertà, dove “vigilia” non significa soltanto la vigilanza passiva ma soprattutto la cura operosa, l’attività instancabile, lo zelo indefesso. Un prezzo che finora proprio l’Europa ha evitato di pagare il necessario, sebbene stesse al di qua ma a ridosso della cortina di ferro. Sulle Nazioni europee alleate vigilavano gli Stati Uniti e saldavano loro il prezzo per tutte, mentre altre nazioni europee confidavano sulla neutralità per ritenersi al sicuro dagli artigli della Russia, finché non li hanno visti dilaniare l’Ucraina. Inghilterra e Francia, per la loro storia di Nazioni e la lungimiranza dei loro governanti, hanno voluto e realizzato la deterrenza atomica, il che conferisce un peso diverso alla loro azione nel concerto stonato dei Paesi europei, soprattutto nei confronti del presidente Trump, al quale possono parlare in sincerità come usa tra veri amici prima che fedeli alleati.
Immaginiamo, e ce ne vuole poca di immaginazione, che l’America, anche senza denunciare formalmente l’Alleanza, per fatti concludenti dia prova di considerare inapplicabile l’articolo 5 e di non voler impiegare le sue forze ad un caso concreto di attacco armato diretto della Russia o mascherato da Bielorussia, per esempio contro un Paese baltico (Dio non voglia!). Conseguentemente immaginiamo una riunione del Comando alleato in Europa senza gli Stati Uniti. E cerchiamo di immaginare, e stavolta l’immaginazione dovrà essere infinita, quali e quanti alleati sarebbero disposti a giudicare necessaria la mobilitazione di contingenti indispensabili a “ristabilire e mantenere la sicurezza” nella regione attaccata o occupata. Supponiamo che qualche alleato, confinante o vicino del Paese attaccato intervenga individualmente o di concerto con altri, allargando così il teatro di guerra. Attacco e contrattacco saranno notificati, “immediatamente portati a conoscenza del Consiglio di Sicurezza” (sic!). Ed infine, superba ingenuità del trattato, tutte le misure prese in conseguenza dell’attacco “termineranno allorché il Consiglio di Sicurezza avrà preso le misure necessarie per ristabilire e mantenere la pace e la sicurezza internazionali”. Guarda caso, nel Consiglio di Sicurezza siede in permanenza la Russia con potere di veto, la quale fermerebbe col suo voto l’aggressione perpetrata, autocondannandosi. Come toccare il cielo con un dito! Se qualcuno dei governanti europei è disposto a credere a tale burocratica, barocca, garanzia di sicurezza della Nato, figlia d’altri tempi e d’altre Nazioni, oggi illusoria, può credere di tutto, perfino confidare in un presidente degli Stati Uniti che è giunto a commettere l’impudente infamia di assolvere Putin dalla sanguinaria aggressione devastante l’Ucraina e di condannarne l’incolpevole vittima, l’eroico Volodymyr Zelensky, mentre era suo ospite alla Casa Bianca.
Poiché pare evidente che l’Alleanza atlantica sia precipitata in una condizione di anomia; poiché non possiamo aspettare un casus belli che comprovi oppure smentisca l’assoluta fedeltà alla Nato degli Stati Uniti; poiché per “attrezzarsi in proprio” gli Stati europei della Nato impiegheranno non meno di quindici anni; poiché la minaccia dei nemici dell’Europa, Russia in primo luogo, è immanente e reale; poiché bisogna sopravvivere prima di vivere secondo il comune retaggio, armarsi è indispensabile ed indifferibile. Il carro dell’unione politica fu messo davanti ai buoi dell’unione militare. Col senno di poi, cioè qui e oggi, dobbiamo riconoscere che fu nondimeno un mezzo successo, da completare con la difesa comune che, sempre qui e oggi, significa un comando integrato delle forze armate dei Paesi che ci stanno, non un unico esercito europeo, che potrebbe realizzarsi quando fosse diventato inutile allo scopo da conseguire adesso. Nato o non Nato, Trattato o non Trattato, la deriva del Continente americano accelera e sarà difficile fermarla o invertirla anche dopo Trump, perché il trumpismo non sembra un temporale estivo ma un’intera stagione di piogge. Il Vecchio continente convive nell’Eurasia con la Russia, che incombe sull’Europa. Distaccarsi e proteggersi sono verità effettuale.
di Pietro Di Muccio de Quattro