Trump apre la strada alla pace, l’Europa resta a guardare

giovedì 6 marzo 2025


Mentre gli Stati Uniti hanno avviato un principio di negoziato pubblico tra Russia e Ucraina, l’Europa continua a restare senza una strategia chiara per la pace. Il contrasto è netto: da un lato, Trump ha preso l’iniziativa con un’azione concreta per mettere fine al conflitto, dall’altro, Bruxelles continua a concentrarsi sul sostegno militare, utile, ma insufficiente a risolvere la crisi.

Senza un piano politico per la pace, l’Europa si sta autoescludendo dal processo decisionale, lasciando che siano altri a stabilire il futuro della sicurezza del continente.

Trump costringe Kiev a fare i conti con la realtà

L’incontro tra Trump e Zelensky alla Casa Bianca ha segnato un punto di svolta. Dopo che Zelensky ha respinto con durezza ogni ipotesi di accordo, ridicolizzando di fatto gli sforzi americani, il presidente statunitense, con il suo approccio diretto, ha imposto un cambio di marcia, sospendendo temporaneamente gli aiuti militari.

Seppur rischiosa, nonché criticata, questa mossa costringe Kiev a valutare seriamente la via diplomatica. Trump ha stabilito un principio chiave: l’Occidente può sostenere l’Ucraina, ma non a tempo indeterminato e senza una strategia per la fine della guerra.

E i primi segnali non hanno tardato ad arrivare. Durante il suo discorso di 1 ora e 40 minuti, il più lungo sullo stato dell’Unione, Trump ha rivelato di aver ricevuto una lettera da Volodymyr Zelensky, nella quale il presidente ucraino esprime la volontà di riaprire i negoziati. Dopo l’incontro teso alla Casa Bianca, Kiev ha compreso che il sostegno americano è fondamentale ma non scontato e che una soluzione diplomatica deve essere presa in considerazione.

Nella lettera, Zelensky si è detto pronto a lavorare per una pace duratura e ha manifestato la disponibilità a firmare l’accordo sulle terre rare, che rappresenterebbe una garanzia di sicurezza per l’Ucraina. È un primo segnale di apertura, reso possibile dalla pressione esercitata da Trump.

Di fronte a questa svolta, l’Europa non ha ancora colto l’importanza del momento. Continua a offrire supporto militare, un aspetto essenziale, ma che da solo non porterà alla pace, senza affiancarlo a una vera iniziativa diplomatica. Mentre Washington si muove per trovare una soluzione, Bruxelles sembra incapace di proporre un’alternativa credibile.

Se l’Europa non prende posizione ora, sarà costretta ad accettare gli accordi che altri scriveranno. La pace sarà decisa altrove e Bruxelles non potrà fare altro che adeguarsi, senza alcuna possibilità di influenzarne i termini.

L’Europa deve seguire Trump, non restare a margine

Trump ha mostrato che l’Occidente deve affrontare la realtà: il conflitto non può essere sostenuto all’infinito e serve un negoziato. Se l’Europa vuole davvero avere voce in capitolo, deve seguirne l’esempio, smettendo di essere solo un finanziatore e diventando un attore della diplomazia.

Il sostegno militare è stato fondamentale per resistere all’aggressione russa, ma ora è necessario qualcosa di più. Bruxelles deve sedersi accanto a Washington al tavolo delle trattative, contribuendo attivamente alla costruzione della pace invece di limitarsi a osservare.

Il futuro dipende dalle scelte di oggi

La guerra in Ucraina non durerà per sempre, e quando arriverà il momento della pace, l’Europa dovrà essere pronta a influenzarne i termini. Se non vuole subire passivamente le decisioni prese dagli altri, deve agire ora.

Trump ha tracciato una strada chiara: è il momento di smettere di alimentare il conflitto senza una via d’uscita e iniziare a costruire la pace. L’Europa può scegliere se essere protagonista o spettatrice. Ma il tempo per decidere sta per scadere.


di Andrea Chiavistelli