giovedì 27 febbraio 2025
Il Governo locale impone nuovi obblighi ai proprietari, mettendo a rischio libertà e diritti fondamentali.
Ancora una volta, il governo di Città del Messico minaccia la proprietà privata. L’ultimo tentativo consiste nell’obbligare i proprietari di immobili con un valore catastale pari o superiore a 4,5 milioni di pesos a informare l’amministrazione sull’uso della proprietà, chi la occupa e in quali condizioni, pena una multa equivalente a 500 dollari. Sorge spontanea la domanda: è compito del Governo sapere come utilizzi la tua proprietà, chi la occupa e per quale motivo? Con quale diritto ritengono di poterlo fare? E in che modo conoscere la vita privata delle persone e i loro accordi volontari può contribuire alla pianificazione urbana?
Sebbene le autorità abbiano negato che tali informazioni mirino a colpire la proprietà privata o ad aumentare le imposte, sostenendo che hanno solo fini statistici e fanno parte del processo di modernizzazione del catasto di Città del Messico, in realtà si tratta dell’ennesimo tentativo, tra i molti del recente passato, portato avanti da Morena e dall’ideologia di sinistra chavista dei suoi leader. Ricordiamo, ad esempio, il tentativo di impedire gli sfratti con la motivazione che emergenze come la pandemia di Covid-19 o i frequenti terremoti nella zona creavano una situazione speciale che giustificava il mancato pagamento degli affitti. Questo tentativo all’epoca non ha avuto successo.
Successivamente, vi è stato un altro tentativo di eliminare il concetto di proprietà privata dalla costituzione locale, sostituendolo con quello di “proprietà sociale”, aprendo la strada a una redistribuzione arbitraria e “giusta” da parte del Governo. Nel 2024, con il sostegno dell’”opposizione”, si è riusciti a eliminare il concetto, in un “adeguamento tecnico” per “armonizzare” il concetto di proprietà nei termini dell’articolo 27 della Costituzione Politica degli Stati Uniti Messicani, che stabilisce che la “proprietà privata” è riconosciuta solo dalla “nazione” e che da essa deriva, in quanto proprietaria originaria di tutto il territorio, il diritto di trasmettere ai privati e costituire così la proprietà privata. In pratica, ai cittadini della capitale viene riconosciuto il diritto d’uso, soggetto alle modalità stabilite dal potere pubblico, ma non di proprietà. Viviamo in un Paese con evidenti tratti orwelliani dove, come nel romanzo “1984”, la verità ha smesso di essere tale e si è trasformata nel suo opposto: il Messico è un Paese con chiari toni totalitari, dove fin dalla sua costituzione generale si concede allo Stato il diritto di esproprio e tu non sei proprietario di nulla in assoluto o lo sei solo “per finta” e soggetto alla “buona fede” del governante.
In seguito, è stata introdotta una regolamentazione su Airbnb e altre piattaforme digitali per limitare a soli 6 mesi l’affitto tramite queste piattaforme delle proprietà immobiliari a Città del Messico al fine di evitare, presumibilmente, la gentrificazione, in modo che le proprietà nelle zone turistiche e meglio collegate della città non perdano completamente il loro carattere residenziale. Ma proibire la “gentrificazione” implica, se si è coerenti e consistenti, aprire la porta a vietare in qualche momento qualsiasi processo di compravendita di beni e servizi, o annullare qualsiasi libertà.
Ora ci riprovano, sotto il pretesto dei “diritti umani”, affermando nuovamente che una proprietà non può essere sfrattata con la forza della legge in caso di insolvenza degli inquilini o di emergenza (qualcosa che può essere interpretato in modo molto ampio e non definito chiaramente, come molte delle proposte legislative di Morena), anche se occupata illegalmente. Ecco i “diritti umani” secondo i governi di Morena, confondendoli con illegalità e spoliazione. Ricordiamo qui il chiaro avvertimento di Friedrich A. von Hayek: “Le emergenze sono state il pretesto sotto il quale sono state erose le garanzie della libertà individuale”.
Tutti questi tentativi assomigliano molto a quelli praticati in Paesi come il Venezuela o Cuba ancora oggi e in Argentina durante il kirchnerismo, o in città come Barcellona o New York più recentemente, che hanno portato a inferni immobiliari e città sempre più lontane dalla prosperità: ostili alla proprietà privata, al turismo, al progresso, all’innovazione, con abitazioni costose e scarse di conseguenza, e dove il saccheggio da parte dei cosiddetti “okupas” (occupanti illegali di una casa) è legalizzato con il pretesto della giustizia sociale.
In conclusione, la continua erosione della proprietà privata a Città del Messico da parte del Governo locale rappresenta una minaccia significativa alla libertà individuale e al progresso economico. È fondamentale che i cittadini siano consapevoli di queste misure e delle loro implicazioni a lungo termine, opponendosi a politiche che compromettono i diritti fondamentali e la prosperità della società.
(*) Presidente del Partido LibertarioMx y de México Libertario, el principal think tank libertario en México: www.MexicoLibertario.org
(**) Versione originale https://partidolibertario.mx/una-vez-mas-otra-amenaza-a-la-propiedad-privada-en-cdmx/
di Victor Hugo Becerra (*)