L’Unione europea condannata dalla “rinascita”

martedì 25 febbraio 2025


Con l’avvento della nuova presidenza Trump negli Stati Uniti d’America il sopito vento delle proteste degli europei contro i disagi e le ingiustizie presenti nell’attuale sistema dell’Unione europea ha ripreso vigore, rischiando di diventare un vero e proprio uragano.

Invero, in alcuni Paesi membri dell’Unione europea si stanno declinando degli sconvolgimenti degli assetti politici e governativi interni, al punto che molto spesso i partiti di destra e di sinistra conciliano condividendo un’unica protesta contro lo stato di iniquità sociali ed economiche generate dalle politiche dell’Ue.

In Germania stiamo assistendo alla crescita esponenziale del partito di destra “Alternativa per la Germania”, mentre in Francia abbiamo già preso atto della crescita di consenso elettorale del partito “Rassemblement National” di Marine Le Pen.

Pertanto, non dovrebbe meravigliare ciò che sta accadendo in questi giorni in Bulgaria, nel consueto e reiterato silenzio della stampa europea, a cominciare da quella nostrana.

Infatti, in Bulgaria sta emergendo un partito di matrice popolare denominato “Rinascita”, che sta cavalcando l’onda di disagio e di protesta di tutti i meno abbienti bulgari che vedono nell’entrata nell’Eurozona la condanna definitiva al loro stato di povertà già alquanto drammatico.

Le recenti proteste a Sofia contro l’introduzione dell’euro in Bulgaria hanno evidenziato, in modo inconfutabile, un crescente euroscetticismo nel Paese.

Il 22 febbraio 2025, circa 2.000 manifestanti, rispondendo all’appello del partito ultranazionalista e filorusso “Vazrazhdane” (Rinascita), hanno attaccato la sede della rappresentanza dell’Unione europea a Sofia.

Durante la manifestazione, i partecipanti hanno lanciato una molotov contro l’ingresso dell’edificio, danneggiato le finestre e imbrattato le pareti con vernice rossa e gli scontri con la polizia hanno portato al ferimento di dieci agenti e all’arresto di sei persone.

La presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, ha condannato fermamente questi atti di violenza e vandalismo. 

Il partito “Vazrazhdane”, noto per le sue posizioni ultranazionaliste e filorusse, si oppone all’adozione dell’euro, prevista per il 1° gennaio 2026, sostenendo che potrebbe danneggiare l’economia bulgara.

Nonostante gli sforzi del partito per indire un referendum sull’adozione della moneta unica, il Parlamento e la Corte Costituzionale bulgari hanno respinto tali richieste. 

Queste tensioni in Bulgaria si inseriscono in un contesto più ampio di instabilità politica e sociale in Europa. In Germania, le elezioni anticipate del 23 febbraio 2025 sono state dominate da temi come la stagnazione economica, l’immigrazione e la crescente forza dell’estrema destra.

Il blocco di centro-destra guidato da Friedrich Merz è in testa nei sondaggi, mentre l’AfD (Alternativa per la Germania) continua a guadagnare consensi, nonostante l’opposizione degli altri partiti a formare coalizioni con essa. 

Nel frattempo, l’Unione europea sta affrontando sfide significative in materia di difesa e sicurezza. Con il crescente disimpegno degli Stati Uniti sotto l’amministrazione Trump, i leader europei stanno rivalutando le strategie di difesa per garantire una maggiore autonomia di fronte a minacce esterne, in particolare dalla Russia.

Un recente rapporto indica la necessità di investire ulteriori 250 miliardi di euro all’anno e di aumentare il personale militare di 300.000 unità per una difesa efficace. 

In questo scenario, la Bulgaria ha recentemente approvato un provvedimento parlamentare che vieta l’impiego di forze militari in Ucraina, indipendentemente dal fatto che si tratti di missioni dell’Ue, della Nato o di operazioni di peacekeeping.

Questa decisione riflette una crescente tendenza all’euroscetticismo e alla cautela nell’impegno militare all’estero, ulteriormente alimentata dalla crisi economica e dall’inflazione crescente nel Paese.

Al postutto, gli eventi recenti in Bulgaria, Germania e nell’Unione europea nel loro complesso evidenziano una fase di incertezza e riorganizzazione politica e le proteste a Sofia contro l’euro, le elezioni tedesche influenzate dalla destra radicale e le discussioni sulla difesa europea autonoma sono segnali di una Europa in evoluzione, alle prese con sfide interne ed esterne che potrebbero ridefinire il suo futuro politico ed economico.

Perciò, l’Unione europea e i suoi “illuminati” tecnocrati, soprattutto quelli appartenenti all’unico organo dell’Ue con il potere di proposizione legislativa, ossia la Commissione Europea, la quale non viene eletta direttamente dai cittadini europei e per questo deficitaria di mandato democratico diretto, non potrà non abbandonare la sua miopia legislativa e sarà inevitabilmente costretta a sostituire le sue politiche stataliste e accentratrici, nonché decisamente burocratizzate, con politiche veramente liberali e soprattutto a tutela del cittadino e del suo benessere economico e di conseguenza delle sue libertà individuali.

 


di Fabrizio Valerio Bonanni Saraceno