Mosca: “Possibile vasta interazione con gli Usa sulle terre rare”

martedì 25 febbraio 2025


Dmitry Peskov annuncia la possibilità di cooperazione tra Washington e Mosca. Il tema riguarda l’estrazione di terre rare. “Perché gli Stati Uniti ne hanno bisogno e la Russia ne ha a sufficienza”. Il portavoce del Cremlino, citato dall’agenzia Interfax, parla di “vaste possibilità”. Peskov ha chiarito che eventuali accordi economici con gli Stati Uniti saranno possibili solo dopo l’intesa sul conflitto ucraino. “La prossima cosa in agenda – ha detto il portavoce – è il regolamento della crisi ucraina. E poi, specialmente perché gli stessi americani hanno parlato di questo, verrà il tempo per considerare possibili progetti per il commercio, l’economia e la cooperazione negli investimenti. Ci sono prospettive molto vaste per questo”. Ma Peskov va oltre. Il portavoce del Cremlino loda l’adozione da parte del Consiglio di sicurezza dell’Onu della risoluzione proposta da Washington.

“Gli Stati Uniti – afferma – stanno assumendo una posizione molto più equilibrata, il che aiuta davvero gli sforzi volti a risolvere il conflitto intorno all’Ucraina”. Il portavoce, citato dall’agenzia Interfax, ha aggiunto che “forse, in base ai risultati dei contatti tra europei e americani” anche l’Europa “in qualche modo graviterà verso un maggiore equilibrio”. Peskov, tuttavia, non ha commentato oggi l’affermazione del presidente americano Donald Trump secondo la quale il suo omologo russo Vladimir Putin sarebbe pronto ad accettare lo schieramento di peacekeeper di Paesi europei in Ucraina. “C’è una presa di posizione del ministro degli Esteri Serghei Lavrov, non ho niente da aggiungere e niente da commentare su questo”, ha detto il portavoce, citato dall’agenzia Interfax. Il 18 febbraio scorso Lavrov aveva giudicato inaccettabile lo schieramento come peacekeeper in Ucraina di soldati di Paesi della Nato.

Un fatto è certo: il tesoro che si nasconde nel sottosuolo dell’Ucraina sembra acquistare sempre di più importanza nel confronto tra Stati Uniti e Russia per lo sfruttamento delle risorse presenti soprattutto nell’aria del Donbas. Le terre rare sono 17 elementi della tavola periodica che producono un mercato globale che già ora vale già quasi 11 miliardi e che entro il 2031 si stima raggiungerà i 21,7 miliardi di dollari. Un ritmo di crescita previsto del 7,4 per cento all’anno. La partita delle terre rare, indispensabili nell’industria tecnologica e in quella della difesa, è sempre più strategica: la trattativa da 500 miliardi di dollari che si starebbe giocando tra Usa e Ucraina ne è l’esemplificazione più lampante. La partita potrà servire agli Stati Uniti a fare un passo avanti per arginare il dominio di Pechino in materia. Si stima infatti che tra il 2019 e il 2022 gli Usa abbiano importato più del 95 per cento delle terre rare consumate. La Cina è il primo produttore mondiale con 240mila tonnellate prodotte di materiale che rappresentano all’incirca il 70 per cento del totale e con un export che anche lo scorso anno è cresciuto del 6 per cento. Gli Usa hanno invece una produzione che – seppure cresciuta moltissimo negli ultimi anni – nel 2024 ha raggiunto le 43mila tonnellate.

Poi ci sono Australia e Thailandia. La Russia è al quinto posto insieme a India e Madagascar con 2.600 tonnellate. Ecco quindi il valore strategico delle risorse ucraine, Paese che conta oltre 20mila miniere (in maggior parte carbone e ferro) ma anche un’importantissima riserva di terre rare che complessivamente, secondo uno studio dell’Istituto geologico nazionale, si aggirerebbero intorno ai 2,6 miliardi di tonnellate. Kiev ad esempio è leader nella produzione di titanio (componente fondamentale anche per la costruzione di missili). Il nodo delle risorse ucraine è però dovuto al fatto che molti giacimenti si trovano nell’area del Donbas, quella nel quale si combatte e dove sono posizionate le truppe russe. La stima è che almeno 12.400 miliardi di dollari di valore complessivo di giacimenti energetici, metalli e minerali dell’Ucraina siano ora sotto il controllo russo. Oltre al 63 per cento dei giacimenti di carbone del Paese, la Russia infatti controlla l’11 per cento dei giacimenti di petrolio, il 20 per cento dei giacimenti di gas naturale, il 42 per cento dei giacimenti di metalli e il 33 per cento dei giacimenti di terre rare e altri minerali essenziali, tra cui il litio.

Per gli Usa quindi la partita è di grandissima valenza ed è ampia: basti pensare che le risorse complessive di terre rare negli Stati Uniti ammontano a 3,6 milioni di tonnellate mentre oltre 14 milioni di tonnellate si trovano in Canada, altro Paese entrato nel mirino di Trump. È una partita globale e spesso sanguinosa, coma da decenni accade in alcuni Paesi africani, e ancora tutta da giocare sui nuovi fronti che si aprono con il cambiamento climatico come in Groenlandia, ultima frontiera degli appetiti statunitensi. Anche perché intanto, più in generale, Pechino produce il 60 per cento di tutti gli elementi (non solo strettamente terre rare) usate come componenti dei dispositivi ad alta tecnologia, tra cui smartphone e computer. La Cina detiene inoltre una quota del 13 per cento del mercato della produzione di litio e raffina circa il 35 per cento del nichel mondiale, il 58 per cento del litio e il 70 per cento del cobalto.


di Antonello Virgili