giovedì 20 febbraio 2025
Jair Bolsonaro respinge le accuse e attacca. L’ex presidente del Brasile, all’indomani della sua incriminazione da parte della Procura generale per presunto tentativo di golpe, denuncia un “regime autoritario” che fabbrica “vaghe accuse” per perseguitare gli oppositori. “Ogni regime autoritario, nella sua sete di potere, ha bisogno di creare nemici interni per giustificare persecuzioni, censura e arresti arbitrari”, scrive Bolsonaro sul social X. “Il copione è ben noto: fabbricano accuse vaghe, affermano di essere preoccupati per la democrazia o la sovranità e perseguitano gli oppositori, mettono a tacere le voci dissenzienti”, aggiunge l’ex leader di destra, che è stato in carica dal 2019 al 2022. “Accade così in Venezuela, dove (Hugo) Chávez e (Nicolás) Maduro hanno accusato i membri dell’opposizione di essere golpisti. È così in Nicaragua, Cuba e Bolivia”.
Bolsonaro ha detto a suoi alleati di aver considerato l’idea di lasciare il Paese per cercare “rifugio negli Stati Uniti o in Argentina”, salvo poi un ripensamento. “Se davvero avessi commesso qualche reato, sarei potuto fuggire, oggi chiunque può scappare” all’estero, aveva detto anche il mese scorso durante un’intervista, in cui ha criticato il giudice della Corte suprema, Alexandre de Moraes, suo grande accusatore, per aver a suo tempo ordinato la confisca del suo passaporto, impedendogli di partecipare all’insediamento di Donald Trump. In una riunione nella residenza del deputato del suo Partito liberale, Luciano Zucco, capogruppo dell’opposizione alla Camera, Bolsonaro ha ribadito di “non aver preso parte ad alcun piano” nel 2022 per impedire l’insediamento del presidente eletto, Luiz Inácio Lula da Silva.
“Il mondo sta prestando attenzione a ciò che sta accadendo in Brasile”, ha postato nelle ultime ore sui social l’ex capitano dell’esercito, sottolineando che “la libertà trionferà ancora una volta”. Intanto, il presidente brasiliano Lula dichiara che la denuncia della Procura generale contro l’ex presidente conservatore Jair Bolsonaro per tentato golpe è “estremamente grave”. Lula ne parla in un’intervista a Rádio Tupi Fm a Rio de Janeiro, aggiungendo che se le accuse saranno provate “per Bolsonaro e la sua squadra non ci sarà altra via d’uscita che la prigione”. “Quello che ho visto dalla denuncia è che è una cosa seria. È molto grave. Penso che avranno il diritto di difendersi, di dire che è una bugia. Ma se è provato, non c’è altra soluzione che la condanna”. Per Lula la campagna lanciata dall’ex presidente Bolsonaro per proporre l’amnistia in favore delle persone coinvolte nelle trame golpiste per impedirgli di insediarsi al potere nel 2023 equivale a un’ammissione di colpa. “Quando l’ex presidente chiede l’amnistia dimostra di essere colpevole, di aver commesso un crimine. Dovrebbe dire di essere innocente e voler provare la sua innocenza piuttosto”, afferma Lula. Bolsonaro “dovrebbe anche ammettere di aver escogitato un piano per uccidere il presidente, il vicepresidente e il giudice Alexandre de Moraes riconoscendo di aver avuto paura ed essere per questo scappato all’estero”, ha aggiunto. Nel corso della conversazione Lula ha giudicato la richiesta di rinvio a giudizio per Bolsonaro e 33 presunti complici accusati di tentato golpe come “molto grave” e aggiunto che “qualora venisse dimostrato che hanno effettivamente tentato di compiere un colpo di Stato c’è solo una possibile epilogo: l’arresto”.
Frattanto, il presidente del Senato, Davi Alcolumbre (União Brasil), ha escluso di dare priorità alla legge sull’amnistia promossa dal partito del leader conservatore Jair Bolsonaro (Pl), e ha difeso il diritto alla difesa delle 33 persone accusate di aver tentato un colpo di Stato. “Questo disegno di legge sull’amnistia non è un tema che stiamo discutendo. Non ho intenzione di dargli credito. Se si continua a parlare di questo argomento, non si fa altro che dividere la società su un tema che non è una priorità per i brasiliani”, ha detto Alcolumbre. D’altra parte, il presidente del Senato ha sottolineato l’importanza del diritto a un contraddittorio e a una difesa completa per le 33 persone denunciate dalla Procura generale (Pgr), tra cui l’ex presidente Jair Bolsonaro (Pl), che considera la legge sull’amnistia una “priorità”.
Il senatore brasiliano Flávio Bolsonaro ha riconosciuto che gli ultimi risvolti dell’inchiesta sul tentato golpe contro Luiz Inacio Lula da Silva – di cui il padre ed ex presidente Jair viene accusato di essere organizzatore – complicano il cammino per una eventuale candidatura del leader di destra alle presidenziali del 2026. Per questo le forze conservatrici preparano una lista di possibili alternative. “Ci sono diversi politici che hanno possibilità di essere candidati. Jair Bolsonaro ha l’umiltà di, in futuro, se necessario, sostenere chiunque di quelli che hanno il potenziale maggiore”, ha detto Flavio in un’intervista al quotidiano O Globo. Tra questi il senatore cita se stesso, l’ex first lady Michelle Bolsonaro e i governatori di San Paolo, Tarcisio de Freitas, Minas Gerais, Romeu Zema, Paranà, Ratinho Junior e Goias, Ronaldo Caiado. “Dal dialogo con molti presidenti di partito è emersa questa lista. Dicono a tutti di comportarsi bene perché potrebbero essere scelti”, ha aggiunto Bolsonaro. Prima che la procura chiedesse il processo per Bolsonaro, il cammino verso le urne era tuttavia già in salita, considerata la condanna all’ineleggibilità a otto anni già inflitta all’ex capo dello Stato per abuso di potere politico ed economico e uso improprio dei media, commessi durante il primo mandato. Nonostante ciò e di fronte al rischio di condanna e arresto, Jair Bolsonaro considera “una mancanza di rispetto” parlare di una candidatura alternativa. Secondo Flavio l’ex presidente registrerà in ogni caso la sua candidatura e solo “in futuro, se necessario”, potrebbe appoggiare qualcun altro.
di Ennio Capizzi