mercoledì 19 febbraio 2025
La conclusione che molti osservatori stanno traendo dalla Conferenza sulla sicurezza di Monaco del 2025 è che gli Stati Uniti, almeno durante la presidenza Trump, non sono più disposti a garantire la sicurezza europea. Laddove questa non fosse semplicemente una tattica per motivare l’aumento della spesa europea per la difesa, sarebbe la prima volta che viene messa in dubbio la coesione della Nato. Fino ad ora, il potere deterrente della Nato si è basato in gran parte sull’articolo 5 del Patto atlantico, ossia l’impegno “tutti per uno e uno per tutti” per la difesa reciproca. Gli americani farebbero bene a ricordare che l’articolo 5 è stato invocato solo una volta nella storia dell’alleanza, dagli Stati Uniti in risposta agli attacchi terroristici dell’11 settembre. I membri della Nato hanno risposto in quell’occasione dando il loro sostegno unanime, con molti Paesi membri che hanno inviato truppe per combattere a fianco degli Stati Uniti in Afghanistan. Il presidente francese Emmanuel Macron ha risposto alle dichiarazioni della scorsa settimana degli Stati Uniti ospitando una riunione di emergenza dei suoi colleghi europei a Parigi. Anche se questo vertice improvvisato non ha prodotto decisioni importanti, i partecipanti hanno concordato sulla necessità che il continente si assuma una responsabilità molto maggiore per la propria sicurezza.
Il recente cambiamento di tono dall’altra parte dell’Atlantico ha certamente scosso molti leader europei, ma la consapevolezza della necessità per l’Europa di passare dall’essere esclusivamente un blocco commerciale ad un’alleanza militare e geopolitica aveva già cominciato a farsi strada negli ultimi anni. L’invasione russa della Georgia nel 2008 e l’annessione della Crimea nel 2014 hanno galvanizzato le nazioni dell’Europa orientale e della regione nordica, ma non hanno dissuaso altri Paesi europei dall’aumentare la loro dipendenza dal petrolio e dal gas russo. È stato solo dopo l’invasione su vasta scala dell’Ucraina nel 2022 che l’establishment politico europeo ha finalmente sentito i campanelli d’allarme e ha iniziato a intraprendere azioni concrete. Tuttavia, nonostante un aumento complessivo della spesa europea per la difesa negli ultimi tre anni, il continente è rimasto in gran parte dipendente dagli Stati Uniti per la sua sicurezza. Fare i conti con una nuova realtà e fare qualcosa al riguardo sono due cose molto diverse, ovviamente. L’Europa sembra ora riconoscere la propria vulnerabilità di fronte alla minaccia posta da una Russia revanscista ed espansionista, e riconosce la necessità di agire in risposta all’apparente spostamento della politica estera statunitense dall’Europa verso l’Asia. Tuttavia, le questioni sollevate sono molteplici. Gli europei sono davvero disposti a votare per maggiori bilanci per la difesa a spese delle reti di sicurezza sociale su cui molti fanno affidamento? I leader europei sono pronti a consolidare le loro industrie nel settore della difesa ed eliminare gli sprechi nei programmi di armamento formando consorzi a livello dell’Ue?
In effetti, qualsiasi nuova strategia collettiva europea di difesa sarà strutturata intorno all’Ue, con i suoi processi decisionali notoriamente ingombranti, o sarebbe più efficiente formare una sorta di nuovo raggruppamento specificamente per le questioni militari? Le risposte a queste domande forniranno un’indicazione del vero impegno dell’Europa a difendersi. I leader europei non sono gli unici a dover rispondere a domande difficili. I responsabili politici statunitensi dovrebbero inoltre considerare attentamente le implicazioni di una nuova strategia europea in materia di sicurezza. Gli Stati Uniti, la Gran Bretagna, la Germania e la maggior parte dei nuovi membri della Nato nell’Europa orientale si oppongono da tempo alle richieste di una capacità di difesa europea più autonoma. Il loro ragionamento è stato tipicamente che un comando europeo separato minerebbe le garanzie della Nato, diluirebbe le risorse militari disponibili e creerebbe una struttura burocratica pesante che non aggiungerebbe nulla alla sicurezza del continente. Molti in Europa ora credono che queste argomentazioni siano state rese discutibili dalla posizione della nuova amministrazione Trump. Quanto sarebbero a loro agio gli Stati Uniti con una politica di sicurezza europea indipendente?
La produzione europea di difesa potrebbe rappresentare una sfida per il dominio degli Stati Uniti? Come reagirebbe Washington se una forza militare europea autonoma scegliesse di agire in modo indipendente in una crisi regionale, come nel 2020 quando la Francia inviò navi da guerra per sostenere la Grecia e Cipro contro la Turchia per le scoperte dei giacimenti di gas dell’Egeo? L’ultima volta in cui potenze europee agirono indipendentemente dagli Stati Uniti fu durante la crisi del Canale di Suez del 1956 che dimostrò in modo chiaro cosa accade quando viene indebolito il partenariato transatlantico. In quell’occasione, Il presidente degli Stati Uniti Dwight Eisenhower chiese il ritiro delle forze anglo-francesi dall’Egitto, portando all’umiliazione e alle dimissioni del primo ministro britannico Anthony Eden. Mentre la crisi di Suez era in corso, l’Unione Sovietica invase l’Ungheria, reprimendo la rivolta popolare contro la leadership comunista del Paese, insediata dal Cremlino. L’Occidente diviso non fece nulla per sostenere i combattenti per la libertà ungheresi. Sarebbe bene imparare dai propri errori. Distruggere l’asse euro-atlantico avrebbe serie conseguenze e non solo per l’Europa, come alcuni erroneamente ritengono. Indebolire la Nato sarebbe una scelta miope che, nel medio termine, danneggerebbe anche gli Stati Uniti e favorirebbe solo Mosca.
(*) Docente universitario di Diritto internazionale e normative per la sicurezza
di Renato Caputo (*)