A Bruxelles si spara ogni giorno

lunedì 17 febbraio 2025


Ma niente panico: “Non è terrorismo”. Capitale Ue sempre più insicura. Il ministro: Entrano troppe armi in Belgio”.

Sudore, parmigiano e vomito. E sparatorie, come se non ci fosse un domani. Caciottari di tutto il mondo unitevi. Bruxelles Capitale del Belgio, e non solo, Paese laboratorio delle politiche Ue, e non solo, apre un nuovo fronte nella protesta woke. Perché imbrattare le opere darte, a favore di telecamera ovviamente, quando si può, e si deve nell’imperativo categorico del borghesotto di sinistra, rendere l’aria irrespirabile? Fare lo struscio del sabato pomeriggio tra le vie commerciali non è mai stato così pericoloso, allertano i giornali locali. Il quotidiano La Libre, per esempio l’ha già definito attentat olfactif, attacco olfattivo, tecnica già usata a gennaio al salone dellautomobile, quando alcuni attivisti di Extinction rebellion sparsero dell’acido butirrico sul pavimento sotto diversi modelli di Suv. Sabato 8 febbraio, un nuovo blitz. Nella centralissima Rue Neuve, strada commerciale a pochi passi dalla Grande Place.

Per richiamare l’attenzione sui danni ambientali e sociali causati dall’industria tessile, gli attivisti hanno concesso un bis che ha addirittura mobilitato polizia e vigili del fuoco. A farne le spese, questa volta, clienti e commessi del negozio H&M, costretti a uscire in strada a causa del cattivo odore emanato dall’acido butirrico. Un’olezzo, nello specifico, secondo le testimonianze, che sa allo stesso tempo di sudore, parmigiano e anche un po’ di vomito. Obiettivo degli attivisti è appunto quello di rendere “irrespirabile” l’atmosfera dei negozi di gruppi come Zara, H&M, Pull&Bear o Berskha, simboli di quella moda un po’ a basso costo che, come tale, sottopaga e precarizza le condizioni di lavoro dei suoi dipendenti, ed è responsabile del 5-10 per cento di emissione di gas serra, del 20 per cento dell’inquinamento delle acque e dell’11 dei pesticidi spruzzati. L’attacco olfattivo dell’8 febbraio ha tuttavia avuto il merito, o il demerito, di aver oscurato un fenomeno molto più grave che sta rendendo Bruxelles una città sempre insicura e pericolosa, soprattutto in alcuni quartieri, ma che potrebbe estendersi nelle zone più centrali come Ixelles, il quartiere delle istituzioni europee.

Se l’aria sta diventando davvero irrespirabile in communes come Anderlecht, Saint Gilles o Saint Josse, soprattutto una volta calato il sole, non è certo per la pur legittima protesta dei caciottari anti global. Le due sparatorie a distanza di 24 ore ad Anderlecht tra il 5 e il 6 febbraio sono solo gli ultimi episodi di una città che non è proprio quella descritta da guide turistiche o youtuber improvvisati. Nel 2024 si contano 92 conflitti a fuoco, di cui gran parte ad Anderlecht. La guerra tra bande per il controllo del traffico di droga sta rendendo impossibile la vita di abitanti e commercianti. Da anni, affermano, cercano di sensibilizzare assessori e borgomastri sulla pericolosità della situazione: assemblee e riunioni non sono servite a nulla. Il degrado è evidente. L’impunità di pesci piccoli e grossi dello spaccio di stupefacenti ha creato zone franche dove lunica legge è nessuna legge. Tutto il quartiere della Gare du Midi è diventato “problematico”.

La guerra tra bande si è spostata da Anversa, o addirittura da Marsiglia, dicono, a Bruxelles. Altro che il pacifico Belgio dove non succede mai niente. Le melodie di Jacques Brel hanno ceduto la piazza (dello spaccio) alle ambientazioni tipiche di Roberto Saviano, più dozzinale. Il fatto che i protagonisti del nuovo Bronx non siano di Bruxelles può essere consolatorio fino a un certo punto. Per la stampa forse sì. Ai giornali interessa il sangue innocente e così la tendenza a minimizzare sfocia nel ridicolo, e ovviamente nel surrealismo, che è la specialità di queste parti. “Ma non è terrorismo”, si sono, infatti, subito affrettati a chiarire i siti a poche ore dalla sparatoria del 6 febbraio nella stazione metro di Clemenceau, che ha creato forti ripercussioni alla mobilità dei cittadini nella Capitale belga (i banditi sono spariti nel nulla, probabilmente muovendosi con abilità nei tunnel della metro, roba da film poliziotteschi anni Settanta).

Insomma, se non c’è di mezzo il cane sciolto dell’Isis, perché preoccuparsi? Finché si sparano tra di loro, che problema c’é? Lo vadano a dire ai residenti nei quartieri “caldi” che problema c’è. E comunque, vedere due uomini armati che ti entrano in una stazione nell’ora di punta, che sia terrorismo o no, non rassicura sulla tenuta sociale e sulla qualità della convivenza civile e della sicurezza di una città come Bruxelles, peraltro, ancora sede Nato (e la più popolata, dicono, di barbe finte al mondo, ancora più della stessa Washington). Nello specifico, si è passati, secondo i dati della polizia federale, dalle 56 sparatorie del 2022 (26 feriti e 2 morti), alle 62 del 2023 (68 feriti e 4 morti) fino alle 92 dello scorso anno (48 feriti e 9 morti). Il nuovo ministro federale della giustizia annuncia più poliziotti nelle strade e nelle stazioni metro, ma chiede una collaborazione a livello internazionale per fermare il traffico illegale di pistole e fucili: “Sta diventando troppo facile – ammette – trovare armi in Belgio”.


di Pierpaolo Arzilla