venerdì 14 febbraio 2025
Mentre la città ancora si lecca le ferite dell’attentato avvenuto ieri, a Monaco è iniziata la Conferenza sulla sicurezza. Un summit dove l’Occidente dovrebbe decidere la sua linea – ospite d’onore Volodymyr Zelensky – sui discorsi sulla pace tra Ucraina e Russia, quando sta per finire il terzo anno di guerra (e il quarto è alle porte). E mentre i leader mondiali si preparano a discutere il futuro di Kiev, le future trattative sono all’ordine del giorno. Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, continua a mostrarsi fiducioso dopo la sua telefonata con Vladimir Putin. Ha persino annunciato un possibile incontro trilaterale con il leader ucraino Volodymyr Zelensky, ma da Kiev è arrivata una smentita secca. L’impressione è che Zelensky sia stato tenuto all’oscuro del colloquio tra Trump e Putin e ora teme di ritrovarsi ancora una volta davanti a un fatto compiuto. Ma il presidente ucraino ci tiene a mostrarsi grato a Washington per il lavoro che sta svolgendo.
Comunque i dubbi di Kiev verranno fugati al più presto, visto che il vicepresidente Usa J.D. Vance avrà un bilaterale, nel pomeriggio, proprio con Zelensky. Un faccia a faccia delicatissimo, soprattutto dopo il rientro forzato negli Stati Uniti del segretario di Stato Marco Rubio, costretto a interrompere il viaggio per problemi tecnici al suo aereo. Ma se c’è qualcuno che teme veramente di essere tagliato fuori dal tavolo delle decisioni, è proprio l’Europa. Bruxelles guarda con apprensione all’ipotesi di una trattativa diretta tra Washington e Mosca, temendo di dover poi gestire le conseguenze senza aver avuto voce in capitolo. Ma se c’è una cosa certa, è che gli Stati Uniti non intendono inviare soldati in Ucraina. Il segretario alla Difesa, Pete Hegseth, lo ha detto chiaro e tondo: sarà l’Europa a doversi occupare della stabilità sul campo, se necessario anche con altre forze garanti (vedi Cina e India).
Intanto, l’incaricato di Trump per il dossier ucraino, il generale Keith Kellogg, è stato per come dire “messo in panchina”. Al momento il vero uomo chiave è Steve Witkoff, l’inviato per il Medio Oriente, che pochi giorni fa ha fatto avanti e indietro da Mosca, parlando per ore con Putin e tornando negli Stati Uniti con Marc Fogel, il cittadino americano incarcerato in Russia per possesso di cannabis terapeutica. Un segnale che qualcosa si muove, ma non necessariamente nella direzione che l’Europa sperava. A Monaco, comunque, i leader europei ci saranno e in forze. La presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, e il segretario generale della Nato, Mark Rutte, saranno tra i protagonisti della conferenza, con quest’ultimo sempre più nel ruolo di mediatore tra Washington e Bruxelles. A Monaco sono presenti tutti i “pesi massimi” dell’Ue: oltre a von der Leyen e al presidente del Consiglio europeo Antonio Costa, saranno presenti i commissari Teresa Ribera, Henna Virkkunen, Kaja Kallas, Maroš Šefčovič, Dubravka Šuica, Wopke Hoekstra, Andrius Kubilius, Hadja Lahbib e Ekaterina Zaharieva.
L’Europa sarà “certamente” coinvolta nei negoziati tra Usa e Russia sul futuro dell’Ucraina. Parola di Vance, che ha risposto in maniera super affermativa alla domanda di un giornalista nella conferenza stampa che precede il Consiglio di sicurezza. “La minaccia che mi preoccupa di più nei confronti dell’Europa non è la Russia, non è la Cina, non è nessun altro attore esterno; ciò che mi preoccupa è la minaccia dall’interno, l’allontanamento dell’Europa da alcuni dei suoi valori più fondamentali, valori condivisi con gli Stati Uniti d’America”, ha aggiunto il vicepresidente. E ancora: “In Gran Bretagna e in tutta Europa, temo, la libertà di parola è in ritirata. A quanto pare, non si può imporre l’innovazione o la creatività, così come non si può forzare le persone su cosa pensare, cosa sentire o cosa credere, e crediamo che queste cose siano certamente collegate. E sfortunatamente, quando guardo l’Europa oggi, a volte non è così chiaro cosa sia successo ad alcuni dei vincitori della guerra fredda”. Comunque, insieme, Europa e Usa potranno “arrivare a un accordo ragionevole tra Russia e Ucraina”. È quello che tutti si augurano.
di Eugenio Vittorio