L’Euroamerasia: il “Mega” di “Maga”

mercoledì 12 febbraio 2025


Premessa: non sono le amministrazioni condominiali (tipo Unione europea) che hanno fatto e faranno la storia, ma l’utopia e l’ultra progettualità. Occorre, cioè, offrire una grande idea innovativa a un mondo che non sa più volare alto, perché bulimico di notizie trash e iperegotico, a causa del disastro provocato dalla diffusione planetaria dei social network e dei consumi globalizzati. Pertanto, è necessario passare dall’indistinto ammasso galattico dell’Io individuale di miliardi di soggetti atomizzati, per convergere verso il Super-Io dell’interesse ultranazionale, andando poi rapidamente al di là delle Colonne d’Ercole, al fine di giungere al Super-Super-Io dell’interesse intercontinentale. Per farlo, serve un’ideologia e un progetto utopico che innovino radicalmente il pensiero politico odierno, abbandonando così la nave dei sonnambuli e degli orfani ideologici inconsolabili, che si accaniscono a tenere viva la salma delle ideologie di destra-sinistra, e con esse multilateralismo, multiculturalismo e dirittismo, con particolare riferimento a quello internazionale, ormai in via di estinzione con il definitivo tramonto della Pax e dell’egemonia americane post-1945. Allora, basterà uno slogan come “Euroamerasia”, ovvero il “Mega di Maga” per qualificare questo processo rivoluzionario, in cui l’imperativo è il costante aumento di scala, anziché l’irrigidimento nell’angusto perimetro delle “piccole patrie”.

Occorre cioè andare molto oltre la teoria fallimentare della “Fine della Storia” di Francis Fukuyama, che tuttavia nell’interpretazione autentica del suo autore voleva significare come non vi fossero più ostacoli, né alternative possibili, all’adozione erga omnes del modello liberaldemocratico di governo, cosa che avrebbe automaticamente condotto a un mondo pacificato, perché le democrazie non si sarebbero mai dichiarate guerra tra di loro. Si è poi visto come è andata a finire, con la guerra alle porte dell’Europa e la sfida planetaria Cina-Usa, che spinge alla de-globalizzazione e al multipolarismo, con il conseguente abbandono del multilateralismo e del sistema delle Organizzazioni internazionali post-1945, come le Nazioni unite, paralizzate nei loro meccanismi decisionali, inutili e costose. Ora, quale è l’utilità di esasperare la concorrenza politico-commerciale tra Europa e America, solo perché oggi vince l’isolazionismo trumpiano ed emergono i sovran-populismi a macchia di leopardo in Occidente, e non solo, in un quadro globale squilibrato, in cui le autocrazie sono sempre più soprannumerarie rispetto alle democrazie? La Pax americana è definitivamente tramontata perché a garantirla, assieme al rispetto del diritto internazionale, era la potenza egemonica degli Stati Uniti, che mettevano a disposizione del mondo la supremazia incontrastata del dollaro e la loro incolmabile superiorità negli armamenti.

Oggi tutto questo è in rapido dissolvimento, perché nebulose di Stati piccoli, medi e grandissimi, come quelli che si riconoscono nel Global South, stanno preparando strumenti finanziari e alleanze politico-militari alternative al dollaro e alla Nato. Allora, invece di contrapporre l’Europa all’America, andrebbe al contrario costruito entro questo secolo il super-continente MegaMaga”, avviando sin dall’immediato la massima integrazione politico-economica Usa-Ue, in cui noi europei accettiamo di giocare il ruolo che fu della Cina dalla metà degli anni Novanta a oggi. Nel senso, che il super continente euroamericano deve poter divenire un’unica aerea di libero scambio, con una lingua comune e con joint-venture nei settori più strategici e avanzati, in cui si concentri il meglio del know-how e dell’hi-tech, con brevetti condivisi e un costo del lavoro sovvenzionato da una fiscalità pubblica intercontinentale. Necessaria, quest’ultima, a fronteggiare il dumping dei Paesi emergenti e tra i più popolosi del mondo che, come il supercontinente, possono permettersi un benessere elevato e autarchico, grazie alla enorme dimensione dei loro mercati interni. È del tutto chiaro, però, che una volta archiviati conflitti dolorosi come quello ucraino e mediorientale, alla fine di questo secolo si dovrà andare ancora oltre l’unità dell’Occidente, realizzando il sogno dell’estensione ovvia e naturale del supercontinente occidentale ai milioni di chilometri quadrati del subcontinente russo-siberiano. Un conglomerato iperpotente, questo dell’Euroamerasia, che consentirebbe la piena sufficienza energetica e l’abbondanza di materie prime nel nuovo ibrido Oriente-Occidente.

Grazie alle sue risorse scientifiche, l’ipercontinente potrà conseguire molto rapidamente la totale sufficienza energetica, soprattutto per quanto riguarda lo sviluppo del nucleare sicuro, come quello della fusione e delle mini centrali ad altissimo tasso di riciclo delle scorie, settore in cui oggi la Russia è il Paese più avanzato, detenendo il monopolio del combustibile d’uranio arricchito per i mini impianti nucleari. L’Euroamerasia, cioè, è destinata a ridimensionare drasticamente il ruolo strategico dei Paesi produttori di petrolio mediorientali e latinoamericani, eliminando l’inquinamento da idrocarburi, l’effetto-serra e i veicoli a combustione. Ragionevolmente, questo supercontinente euroasiatico occidentale sarà in grado in brevissimo tempo di varare la produzione di massa e a basso costo dei motori a idrogeno, che rappresentano l’alternativa definitiva a quelli diesel, a benzina ed elettrici.

La superiorità tecnologica a medio-lungo termine sarà assicurata grazie all’elevata concentrazione di materia grigia, e alle straordinarie opportunità offerte dalla qualità degli insegnamenti superiori e della ricerca, che favoriranno la mobilità intercontinentale degli elementi più preparati. Il terzo e ultimo anello di questa catena virtuosa del conglomerato ultracontinentale dovrà essere la riduzione drastica dei costi di riciclaggio delle materie prime, preziose e (terre) rare, impiegate nella fabbricazione dei beni finali, per garantire il più lungo possibile la durata dell’ecosistema terrestre. Stavolta, in prima battuta, sarà bene non perdere il treno di “MegaMaga”, come facemmo nel 1992 quando mettemmo definitivamente la Russia fuori dall’Europa unita! Per questo, occorre porre fine al più presto alla leadership ultra-woke, ipergarantista e produttrice di un inutile universo di regole di Bruxelles, offrendo ai Conservatori europei un orizzonte storico-politico che raffiguri un grande disegno di destino comune per l’intero Occidente e per l’Eurasia.


di Maurizio Guaitoli