“L’Ucraina potrebbe essere russa”

martedì 11 febbraio 2025


“Potrebbero raggiungere un accordo, potrebbero non farlo”, ha ragionato Donald Trump durante un intervista su Fox News. Naturalmente, parlando di guerra tra Russia e Ucraina. Adesso che ci si avvicina velocemente al terzo anniversario dell’invasione di Kiev da parte di Vladimir Putin, sembrerebbe che la volontà di dialogo tra lo zar di Mosca e Volodymyr Zelensky stia crescendo sempre di più, ma il tycoon ha messo tutti in allerta. “Potrebbero essere russi un giorno, o potrebbero non essere russi un giorno – ha detto Trump – ma avremo tutti questi soldi lì dentro e dico che li voglio indietro”. Mentre si avvicina il faccia a faccia tra il presidente ucraino e il vicepresidente degli Stati Uniti, J.D. Vance, alla Conferenza di Monaco sulla sicurezza prevista questa settimana, il presidente americano ha ripetuto a Fox News di voler ottenere l’accesso alle terre rare ucraine, spiegando che Washington ha dovuto “mettere in sicurezza” il denaro versato a causa della mancanza di certezza sull’esito del conflitto.

The Donald avrebbe chiesto a Kiev l’equivalente di 500 miliardi di dollari in terre rare, una specie di assicurazione sugli aiuti militari che l’esercito a stelle e strisce ha inviato in Ucraina in questi tre anni. “Almeno così non ci sentiamo stupidi”, ha detto. Il presidente ucraino la scorsa settimana aveva assicurato che il suo Paese era pronto ad accogliere “investimenti da parte di aziende americane” nelle sue terre rare, sottolineando tuttavia che “parte delle nostre risorse minerarie” si trova nella zona occupata dai russi.

Nel frattempo, a Gaza potrebbe di nuovo “scatenarsi l’inferno”. Questo perché il cessate il fuoco, che ha retto per tre settimane, rischia di saltare. Era stata chiamata la fragile tregua per un motivo, ma la miccia è stata accesa dea Hamas che ha annunciato il rinvio del nuovo rilascio di ostaggi. Secondo i terroristi, Israele non avrebbe rispettato pienamente gli accordi sottoscritti a metà gennaio. Dopo tre settimane di “pace”, tutto potrebbe tornare come prima. Nel frattempo, lo Stato ebraico è furioso, denunciando una “violazione della tregua” da parte della fazione palestinese, mentre l’Idf ha ricevuto ordini di “prepararsi da ogni scenario”. Comunque, Hamas ha tenuto la porta aperta per sabato 15 febbraio, ma solo se Israele renderà più facile l’ingresso di aiuti nella Striscia. E Benjamin Netanyahu si trova a un bivio: riportare a casa gli ostaggi, come gli chiede tutto il Paese, oppure riprendere la distruzione, riprendendo consensi nella Knesset? Un dilemma non da poco.

12 MARZO: ARRIVANO I DAZI

Una decisione arrivata nella notte. I dazi statunitensi su acciaio e alluminio sono stati “sbloccati”. Chiunque importerà questi materiali in territorio americano dovrà versare un 25 per cento in più che, molto probabilmente, peserà sulle tasche degli americani. “Ho stabilito che le importazioni di articoli in acciaio rappresentano un rischio per la sicurezza nazionale”, ha scritto Trump nel suo testo, spiegando che avrebbe posto fine alle norme attualmente in vigore “a partire dal 12 marzo”. Il provvedimento segue i dazi imposti alla Cina, Messico e Canada. Con il coinquilino dell’America del nord si è raggiunto un accordo di sospensione in cambio di “nuovi impegni”. “Nomineremo un responsabile della questione del fentanyl, aggiungeremo i cartelli messicani alla lista delle entità terroristiche e lanceremo, con gli Stati Uniti, una forza d’attacco congiunta contro la criminalità organizzata, il traffico di fentanyl e il riciclaggio di denaro sporco”, ha scritto il capo del governo canadese, Justin Trudeau, dopo una telefonata con il presidente Trump.

“L’Unione europea non vede alcuna giustificazione per l’imposizione di tariffe sulle nostre esportazioni, il che è economicamente controproducente, soprattutto date le catene di produzione profondamente integrate stabilite attraverso i nostri estesi legami commerciali e di investimento transatlantici, le tariffe sono un male fiscale per le aziende, peggio per i consumatori. E imponendo tariffe, gli Stati Uniti tasseranno i propri cittadini, aumentando i costi per le proprie attività e alimentando l’inflazione. Inoltre, le tariffe non sono solo dannose per i partner commerciali direttamente coinvolti, ma rischiano anche di avere effetti dirompenti per molti altri, così come per il sistema commerciale globale nel suo complesso. In parole povere, è uno scenario lose-lose”, ha dichiarato ufficialmente la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen.


di Eugenio Vittorio