lunedì 10 febbraio 2025
“Da oggi in poi ci saranno solo due generi: maschile e femminile”. Inizia così la dichiarazione che ha fatto il presidente Usa Donald Trump dopo aver firmato l’ordine esecutivo che riconosce l’esistenza dei due intuitivi generi naturali. La cosa potrebbe sembrare assurda, quasi comica. Il presidente di una delle nazioni più influenti al mondo ci ricorda che i generi sono soltanto due. Il fatto che Trump sia arrivato a tanto la dice lunga sulla deriva che il woke, in particolare la corrente del genderfluid e delle rivoluzioni colorate, stava raggiungendo. Quando Trump, poche ore dopo il suo secondo insediamento alla Casa Bianca, ha pronunciato quelle parole, ho sentito letteralmente un sospiro di sollievo da parte di tantissime persone, anche della stessa comunità Lgbt+. L’America sembra finalmente uscita da anni di censura, anche se la piaga della woke culture riguarda praticamente almeno tutto il mondo occidentale. Anni di caccia alle streghe, dove tantissime persone non hanno potuto ribadire elementari concetti biologici senza essere giudicate come negazioniste, fasciste o violente.
Nel meccanismo della normalizzazione dell’assurdo (basti vedere la presenza patologica di obesi e disabili sui social) si sono creati tribunali dell’inquisizione 2.0 dove punire coloro che avessero detto cose come “esistono due generi”, “il genere è un elemento biologico e non culturale”. Intellettuali e pensatori fuori dai cori arcobaleno sono stati messi alla gogna. Penso all’autrice di Harry Potter, J.K. Rowling, che nel 2022, in merito alla riforma inglese per il cambio di genere, fu accusata di transfobia dopo aver manifestato dei dubbi sul programma relativo ai tempi per cambiare il genere (soprattutto attraverso la chirurgia). Subito molti attori della saga hanno preso le distanze dalla Rowling, che comunque negli anni ha continuato la sua battaglia senza piegarsi ai comandamenti dei genderisti. Tornando a Trump, recentemente ha firmato un altro ordine che vieterà alle donne trans di competere in squadre sportive femminili; si potrebbe vietare, inoltre, l’ingresso di atlet* transgenger alle prossime Olimpiadi, che si terranno nel 2028 a Los Angeles.
La firma è avvenuta alla presenza di decine di ragazze (cisgender, of course). “Bisogna tenere gli uomini fuori dagli sport femminili”, il monito del presidente. Ci voleva Trump per mettere fine (o almeno provarci) alla follia woke. Si parla di ripercussioni sulla comunità Lgbt+ e del fatto che l’esistenza di migliaia di trans sarà a rischio. Sicuramente, se Trump usa un certo linguaggio è facile pensare che si sarà un aumento di aggressioni (verbali e fisiche) ai danni di persone in fase di transizione, o già transitate al nuovo genere. Questo va però evitato. Non serve il politicamente corretto, ma solo il buonsenso. In nessuno modo queste persone devono essere bersaglio di offese o violenze. Se da una parte si vuole arginare la grottesca degenerazione ideologica di certe posizioni e contenuti (come il fatto che il genere non sia assegnato alla nascita, ma che invece si sviluppi nel tempo per via delle influenze sociali e culturali), dall’altra si deve tutelare pienamente quella piccolissima parte di persone che vivono la situazione delicata della disforia di genere.
Delle persone, soprattutto adolescenti, che sentono di non vivere nel genere naturale, soltanto una piccola parte ha realmente le caratteristiche fisiche e psichiche spiegabili con il termine di transgenderismo. Il resto sono soltanto persone confuse, in fasi di stallo più o meno pesanti. Ed è qui che i difensori della fluidità iniziano a sostenere che il genere possa essere plasmato nel tempo, che in realtà possiamo scegliere liberamente cosa essere e in cosa identificarci. Tutto questo fenomeno in America è molto attivo e negli ultimi anni ha avuto grande influenza in ambito medico, nella comunicazione e nei media, e nell’istruzione. L’obiettivo di Trump è limitare, o eliminare totalmente, ogni tipo di interpretazione del problema dello “stallo” di genere, in modo che i “confusi” accettino semplicemente il genere assegnato alla nascita senza iniziare percorsi di transizione. Ripeto: la questione è delicata e l’approccio del tycoon potrebbe apparire addirittura pericoloso, ma resta il fatto che dopo anni di vera e propria repressione del dissenso si può tornare a dire qualcosa che è semplicemente naturale.
di Enrico Laurito