venerdì 7 febbraio 2025
L’ennesimo atto di propaganda a firma Cuba. Il 14 gennaio scorso, il governo dell’Isola ha iniziato la graduale scarcerazione di 553 detenuti, a seguito di un indulto voluto dal Vaticano. Il regime ha presentato quest’operazione come un gesto di apertura, ma per il rapporto di Prisoners defenders si tratta chiaramente di una frode. Infatti, solo 198 prigionieri politici sono stati rilasciati e il 94 per cento di loro aveva già diritto alla libertà condizionata o a un regime aperto mesi prima. Inoltre, non si tratta di una vera liberazione: i detenuti rimangono sotto un rigido regime carcerario-domiciliare, con severe restrizioni e la costante minaccia di essere nuovamente incarcerati. Dei 1.161 prigionieri politici censiti alla fine del 2024, 931 restano dietro le sbarre e 230 sono agli arresti domiciliari. La maggior parte degli scarcerati ha scontato oltre metà della pena e avrebbe dovuto essere già rilasciata. Tuttavia, Cuba ha trattenuto questi detenuti per includerli nell’accordo con il Vaticano, creando un’operazione mediatica priva di reali concessioni.
Gli ex detenuti, ora in libertà, sono comunque sottoposti a gravi limitazioni personali. Questi non possono lasciare la città di residenza, tantomeno intraprendere viaggi internazionali; devono svolgere lavori forzati per il regime; sono censurati sui social media e hanno il divieto di rilasciare dichiarazioni pubbliche. Come se non bastasse, gli ex carcerati soffrono quotidianamente di minacce da parte del sistema penitenziario, con la paura di tornare dentro con la minima distrazione.
Queste condizioni, secondo il rapporto, trasformano le scarcerazioni in una misura punitiva mascherata da concessione. Il regime cubano ha cercato di attribuire la decisione a una trattativa con la Chiesa cattolica, ma l’amministrazione di Joe Biden – in uno dei suoi ultimi atti – ha successivamente rimosso Cuba dalla lista dei Paesi che sponsorizzano il terrorismo, scatenando non poche polemiche. Prisoners Defenders critica questa decisione, sottolineando che il governo cubano continua a sostenere e a esercitare repressione sistematica contro il dissenso. L’organizzazione accusa inoltre la comunità internazionale di adottare un atteggiamento “tiepido” nei confronti delle violazioni dei diritti umani a Cuba. Paesi come Canada, Norvegia e alcune Nazioni europee avrebbero contribuito a mantenere lo status quo, complicando qualsiasi tentativo di democratizzazione.
Le scarcerazioni, anziché rappresentare un passo avanti, rafforzano il controllo del regime sulla società. Molti ex detenuti stanno cercando di lasciare il Paese per evitare persecuzioni future. José Daniel Ferrer García, un noto dissidente, ha rifiutato di sottostare alle condizioni imposte e ha ignorato la convocazione del tribunale, rischiando di essere arrestato nuovamente. I rapporti di Prisoners defenders mostrano ormai da tempo come Cuba utilizza la repressione sistematica per neutralizzare ogni forma di opposizione e manipola le trattative internazionali per ottenere vantaggi politici senza reali cambiamenti.
di Zaccaria Trevi