venerdì 7 febbraio 2025
Negli ultimi tre anni, l’invasione russa su vasta scala dell’Ucraina è servita a evidenziare l’impatto delle esportazioni di energia e delle infrastrutture sulla geopolitica. Sebbene l’Europa abbia risposto all’invasione cercando di ridurre radicalmente la sua dipendenza energetica dalla Russia, Mosca rimane un fornitore importante e continua a dimostrare la disponibilità a sfruttare questo status per ottenere vantaggi politici. L’invasione russa ha evidenziato la necessità che l’Europa persegua una maggiore flessibilità energetica. Con il sostegno sufficiente dei suoi partner europei, l’Ucraina può potenzialmente dare un importante contributo al raggiungimento di tale obiettivo, in particolare utilizzando l’iniziativa dei tre mari, una piattaforma politica, infrastrutturale e commerciale per migliorare la connessione tra il Mar Baltico, l’Adriatico e il Mar Nero. L’ecosistema energetico europeo sta attualmente subendo importanti cambiamenti. All’inizio del 2025, dopo decenni di transito del gas russo attraverso l’Ucraina, Kyiv ha scelto di non rinnovare l’ultimo accordo quinquennale con la compagnia energetica di punta del Cremlino, Gazprom.
L’interruzione del transito attraverso l’Ucraina ha avuto un impatto negativo sull’economia russa in un momento in cui i volumi delle esportazioni di gas di Mosca erano già molto al di sotto dei livelli prebellici. Finora, la fine delle forniture di gas attraverso il sistema di gasdotti dell’Ucraina non ha portato a un drammatico aumento dei prezzi del gas per i consumatori europei. Tuttavia, la decisione di Kyiv di porre fine al transito ha causato notevoli tensioni con alcuni dei suoi Paese confinanti. La Slovacchia e l’Ungheria dipendono fortemente dalla Russia per le forniture di gas e hanno espresso il loro disappunto per la posizione dell’Ucraina. Tuttavia, entrambi i Paesi erano stati informati, con ampio preavviso, della decisione assunta di non rinnovare l’accordo relativo al transito, ma hanno scelto di non agire in alcun modo. Al contrario, il gigante energetico austriaco Omv ha usato gli ultimi due anni per prepararsi ad eventuali interruzioni dell’approvvigionamento e si è quindi dimostrato molto più resiliente, nonostante sia ancora dipendente dal gas russo. Dal 2022, gli sforzi dell’Ucraina per limitare l’influenza russa nella sfera energetica sono continuati nonostante le condizioni di guerra nel Paese.
Ciò ha incluso il disaccoppiamento della rete elettrica nazionale dal sistema russo e l’adesione alla rete Entso-E europea. Questa mossa storica ha dato all’Ucraina più opzioni nel settore energetico e ha aiutato il Paese ad affrontare le sfide create dai frequenti attacchi russi alla rete elettrica ucraina. L’Ucraina ha beneficiato di una maggiore connettività alla rete europea, rendendo possibile sia l’importazione di più elettricità dai propri vicini dell’Ue sia l’esportazione verso di essi, durante i periodi di eccedenze di energia. Kyiv è anche riuscita ad accedere a nuove fonti di energia. A seguito di un’intensa campagna di bombardamenti russi contro le centrali ucraine nella primavera del 2024, l’Ucraina è stata in grado di ricevere Gnl dagli Stati Uniti per la prima volta attraverso la Grecia. Alcuni Paesi europei, tra cui Grecia, Bulgaria, Romania, Ungheria, Moldova, Slovacchia e Ucraina, stanno ora cercando di sviluppare un corridoio verticale del gas per facilitare i flussi bidirezionali di gas tra il terminale greco del Gnl e l’Ucraina. Sebbene vi siano segnali positivi che l’Europa stia rispondendo in modo costruttivo ai recenti sviluppi nel settore energetico, è chiaro che sono necessarie maggiori innovazioni infrastrutturali, flessibilità e connettività per prepararsi a possibili crisi future e affrontare l’aumento di fonti energetiche.
Ad esempio, l’avanzamento dell’energia verde richiede il giusto mix di opzioni di approvvigionamento di base per evitare squilibri e blackout. Ciò richiederà un approccio più integrato alla sicurezza e all’efficienza energetica in Europa. Nei prossimi anni l’Ucraina potrà svolgere un ruolo chiave negli sforzi volti a migliorare la sicurezza energetica e la connettività in Europa. Si ritiene che il Paese disponga della seconda riserva di gas in Europa. L’Ucraina ha anche i più grandi impianti di stoccaggio del gas del continente e un vasto sistema di oleodotti per il transito di petrolio e gas. Per sfruttare al meglio questo potenziale, l’Ucraina dovrebbe cercare di creare centri di produzione e trasporto di energia multifunzionali in grado di integrarsi con l’infrastruttura globale di Gnl, idrogeno e ammoniaca verde. Migliorare la connettività tra l’infrastruttura energetica dell’Ucraina e l’Unione europea, il Regno Unito e gli Stati Uniti rafforzerebbe la sicurezza energetica complessiva e renderebbe il sistema energetico europeo notevolmente più solido.
Inutile dire che ciò richiede sicurezza e la fine delle ostilità in Ucraina. Molti dei vantaggi che un’Ucraina più integrata può offrire dipendono però dalla possibilità di garantire il passaggio sicuro delle navi nei suoi porti nel Mar Nero. Questo è un prerequisito fondamentale. Altrimenti la Russia potrà tornare a prendere di mira, come ha già fatto ripetutamente, gli impianti di stoccaggio del gas ucraini nella parte occidentale del Paese. Per ora, l’invasione russa in atto pone gravi limiti alla capacità dell’Ucraina di contribuire a migliorare la flessibilità e la connettività energetica europea. Tuttavia, l’enorme potenziale del Paese dovrebbe essere preso in considerazione mentre i leader europei si preparano per il dopoguerra ed esplorano le opzioni per rafforzare la resilienza energetica a lungo termine del continente.
(*) Docente universitario di Diritto internazionale e normative per la sicurezza
di Renato Caputo (*)