martedì 4 febbraio 2025
Donald Trump e Benjamin Netanyahu si incontreranno nello Studio Ovale. Il summit è previsto, secondo la Casa Bianca, per le 16 americane, quindi alle 22 in Italia. Poi, un’ora dopo, avrà luogo la conferenza stampa davanti ai giornalisti e, per concludere, è in programma una cena di gala. I due parleranno di seconda fase, ma anche delle aspirazioni di Teheran. Nel frattempo, Bibi ha incontrato a Washington Elon Musk, il miliardario vicino a Donald Trump e a capo dello snellimento burocratico del Paese a stelle e strisce. Il premier israeliano, che lo aveva difeso pubblicamente, ha ignorato le critiche e ha portato avanti il faccia a faccia con Musk. Intanto, sui social circola una foto che ritrae anche Trump con loro, sebbene l’incontro ufficiale tra il tycoon e Netanyahu sia fissato per oggi pomeriggio. Sul fronte diplomatico, Israele ha annunciato che invierà una delegazione in Qatar entro la fine della settimana per discutere l’estensione del cessate il fuoco con Hamas. L’iniziativa rientra nella seconda fase dell’accordo in corso e arriva nel giorno degli incontri tra Netanyahu e i vertici dell’amministrazione statunitense. Una volta rientrato a Tel Aviv, il premier riunirà il Gabinetto di Sicurezza per definire la linea del governo sulle prossime mosse. Nel frattempo, la tensione in Cisgiordania resta alta. Le Forze di difesa israeliane hanno riferito di aver eliminato un terrorista a Tayasir, nel nord della regione. Secondo l’esercito (Idf), l’uomo avrebbe aperto il fuoco contro una postazione militare prima di essere neutralizzato.
IRAN LAVORA ALLA BOMBA ATOMICA
E mentre in America si fa la geopolitica, si moltiplicano le ombre sul programma nucleare iraniano. Secondo informazioni raccolte dall’intelligence statunitense, Teheran starebbe valutando una strada più rapida per arrivare all’arma atomica. Lo ha rivelato il New York Times, citando fonti interne all’amministrazione Usa. Gli esperti iraniani starebbero cercando una scorciatoia: trasformare rapidamente l’uranio arricchito in un ordigno nucleare, riducendo i tempi necessari da oltre un anno a pochi mesi. Per ora, però, l’Ayatollah Ali Khamenei non avrebbe ancora dato il via libera definitivo. Il tempismo non è casuale. Teheran sa di avere le mani legate: le sue milizie alleate stanno perdendo – o hanno perso – terreno e i missili iraniani non sono riusciti a superare le difese di Israele e Stati Uniti. Per questo, la leadership iraniana starebbe valutando nuovi strumenti di deterrenza. L’uscita di Washington dall’accordo nucleare del 2015 ha cambiato le carte in tavola. Da allora, l’Iran ha ripreso a pieno ritmo l’arricchimento dell’uranio, accumulando scorte sufficienti per produrre almeno quattro testate. Ma c’è una differenza sostanziale tra avere il materiale necessario e costruire un’arma pronta all’uso. È proprio su questo passaggio cruciale che si concentrano ora le attenzioni dell’intelligence.
di Zaccaria Trevi