lunedì 13 gennaio 2025
Quali saranno i piani per il Medio Oriente della nuova Amministrazione Trump? Se ne discuterà alla tavola rotonda dal titolo: “Israel and the Middle East: New Prospects Under a Republican Administration”. L’evento, dedicato a un’analisi dell’impatto della nuova Amministrazione repubblicana nello scacchiere mediorientale, si terrà domani, martedì 14 gennaio, alle ore 18.30, presso il Circolo degli Esteri (Lungotevere dell’Acqua Acetosa, 42), a Roma. All’incontro parteciperanno autorevoli relatori che approfondiranno le dinamiche in evoluzione nel Medio Oriente, focalizzandosi in particolare sul conflitto arabo-israeliano e le linee guide della nuova Amministrazione repubblicana. Interverranno Pierluigi Testa, presidente del think tank Trinità dei Monti; Bepi Pezzulli, direttore scientifico di Italia Atlantica; Emauele Ottolenghi, ricercatore indipendente su terrorismo e Medio Oriente, e senior fellow presso la Foundation for Defense of Democracies (Fdd) a Washington, D.C.; Niram Ferretti, analista indipendente del conflitto arabo-israeliano ed editor de L’Informale; Germano Dettori, membro del Comitato scientifico di Limes.
A una settimana dall’insediamento alla Casa Bianca del suo nuovo inquilino è d’obbligo chiedersi se The Donald riprenderà da dove si era interrotto, se prevarrà una linea di continuità o di discontinuità rispetto al suo primo mandato, considerando a priori che le condizioni sono cambiate e che dopo il 7 ottobre lo stesso riconoscimento reciproco fra Israele e alcuni Stati arabi ha subito una battuta d’arresto. E allora cosa aspettarsi da questo secondo mandato? Per iniziare a comprendere la possibile politica che Trump attuerà, da neopresidente, nei confronti di Israele, non si può prescindere dalle nomine chiave del segretario di Stato in pectore Marco Rubio, grande amico di Israele e di certo non tenero nei confronti degli ayatollah e dei loro alleati, dell’inviato speciale per il Medio Oriente Steve Witkoff e di Massad Boulos, inviato speciale per il Libano e il mondo arabo. Arabia Saudita e Israele avranno un ruolo chiave nella roadmap delineata dal tycoon e dal suo team di transizione. Privilegiare i legami con entrambi potrebbe far ripartire dagli Accordi di Abramo per poi estenderli e ampliare il quadro dei partner di Israele. Ma uno scenario del genere sarà utopistico fino a quando la guerra di Gaza proseguirà e in assenza di una chiara prospettiva riguardante lo scenario post-bellico. È ancora prematuro fare previsioni, ma l’approccio al Medio Oriente dipenderà da quanto per il Trump 2.0 la regione continuerà a rappresentare un teatro strategico cruciale per Washington.
di Angelita La Spada