La performance di un dittatore

venerdì 20 dicembre 2024


Quanto più un dittatore è distante dal popolo, tanto più pateticamente imita la sua vicinanza ad esso. Non fa eccezione Vladimir Putin, che ogni anno mette in scena uno stand-up chiamato Linea Diretta, durante il quale sembra rispondere alle domande dei cittadini. Ovviamente non è così. Tuttavia, questo evento ha una sua rilevanza, poiché è durante le “linee dirette” che Putin fornisce alcune indicazioni su quali siano i suoi piani futuri e sulla situazione in atto al Cremlino. Ecco perché le quattro ore passate ad ascoltare questo frullato di propaganda non sono tempo perso. Analizzando i principali concetti espressi dal dittatore russo, durante la Linea Diretta di ieri, ecco cosa è emerso.

Putin ha iniziato la sua “performance” partendo dalle questioni economiche, ripetendo tutti i punti chiave della propaganda russa in materia. Secondo il dittatore, l’aumento dei prezzi dei prodotti alimentari non è stato causato dall’inflazione, dalle sanzioni e dalle spese sconsiderate per la guerra, ma dalla crescita dei consumi. A suo dire, in generale, l’economia della Federazione russa sta crescendo. Ovviamente, non poteva farsi sfuggire l’opportunità di citare la “stagnazione in Europa”. A suo parere, i salari stanno crescendo, il tasso di disoccupazione è al minimo storico e alcuni problemi con l’inflazione saranno risolti l’anno prossimo. Tutto ciò è sorprendentemente diverso dalla realtà descritta dagli esperti indipendenti. Persino gli stessi russi. abituati a digerire qualsiasi fandonia, è improbabile possano davvero credere che se il prezzo al consumo di burro e carne è cresciuto sia stato a causa del loro straordinario appetito. È significativo però che la Linea Diretta sia iniziata proprio parlando di questioni economiche, che risultano le più spinose per Putin, dal momento che non si prestano per creare “successiartificiosi, almeno parzialmente credibili. Evidentemente, ad ogni costo, il Cremlino stava cercando di mettere in secondo piano il tema della guerra, poiché i risultati su questo fronte in Russia sono persino peggiori di quelli economici.

Questa ipotesi è confermata da ciò che ha detto Putin sulla guerra. Dopo aver assicurato che le forze armate russe “agiscono eroicamente” e che il loro potere è “in continua crescita”, Putin è passato alla situazione nella regione di Kursk. Già in agosto il dittatore aveva affermato che l’eliminazione delle forze armate ucraine presenti nella regione sarebbe stato il “compito principale” della cosiddetta operazione antiterrorismo. Come oramai noto a tutti, non è stato possibile completare questa operazione né in estate, né in autunno, né in inverno. Ecco perché, il 18 dicembre, alla vigilia della Linea Diretta, il capo dello Stato maggiore delle forze armate della Federazione russa, Valerij Gerasimov, coprendosi di ridicolo, ha dovuto annunciare. come un disco rotto, che l’esercito russo “ha adempiuto a tutti i compiti fissati dalla leadership nel 2024”. Di fatto, la narrazione russa di agosto sul “rapido fallimento della insensata avventura di Kyiv” ha lasciato il posto alle vaghe promesse di Putin che, nel corso della Linea Diretta, ha genericamente affermato: “Li elimineremo assolutamente”, tralasciando di dire in quanto tempo ciò dovrebbe accadere. Se possibile, su questo argomento è risultato persino meno credibile che sulle questioni economiche, ma se gli sceneggiatori di Linea Diretta avessero ignorato del tutto il tema Kursk, per il Cremlino sarebbe stato un vero disastro d’immagine.

Impossibile ignorare anche il tema della Siria, dove la Russia ha recentemente subito una delle più grandi sconfitte geopolitiche e militari della sua storia moderna. Eppure, in questi giorni la narrativa ufficiale del Cremlino è letteralmente cambiata. Sui media russi, i “terroristi” che stavano per essere sconfitti dal “legittimo regime di Assad” si sono trasformati in “formazioni di opposizione armata”. Putin ha messo fine a tutti i rumors sull’argomento, dichiarando che – anche in Siria – la Russia aveva raggiunto tutti i suoi obiettivi. Come ha argomentato? È presto detto. Dall’inizio dell’intervento nel 2015, Mosca ha fatto di tutto per impedire “la creazione di un’enclave terroristica” e poiché secondo Putin l’enclave non si è formata, significa che la Russia non ha subito alcuna sconfitta, ma un successo. Per quanto riguarda la cosiddetta “operazione militare speciale”, che si è protratta per tre lunghi anni anziché tre settimane, Putin ha assicurato che la Russia “si sta muovendo verso la soluzione dei compiti prioritari definiti all’inizio dell’operazione”. Su questo tema il dittatore ha ribadito come la Russia stia combattendo non tanto contro l’Ucraina, ma contro la Nato e l’intero “Occidente satanico”, e non per alcuni “territori storici”, ma niente meno che per il riassetto dell’ordine mondiale.

Così, quando a Putin è stato chiesto “La vittoria si avvicina?”, la risposta è stata che “prevedere è difficile e inutile”, avendo cura di nascondere questa frase tra altre considerazioni sulla teoria degli affari militari e sciocchezze varie. Per distogliere almeno in parte l’attenzione dalle parole di Putin, alcuni figuranti festanti sono accorsi sul “palcoscenico” dove hanno disteso la bandiera della 155a Brigata marina della Flotta del Pacifico alle spalle del dittatore. Del resto, cosa fare quando il “leader nazionale” non conosce la risposta alla domanda chiave? Un colpo di teatro è la soluzione migliore. Ma Putin ha parlato molto anche del missile balistico ipersonico Oreshnik e con evidente compiacimento. Come quando ha detto “questa è l’ultima arma contro la quale l’Occidente è impotente”. Alla fine, il dittatore è arrivato al punto di offrire all’Occidente il duello high-tech del XXI secolo: “Lasciamo che determinino qualche obiettivo da colpire, diciamo, a Kyiv, concentrino tutta la loro difesa aerea e le forze antimissile lì, e noi colpiremo con l’Oreshnik, e vediamo cosa succederà. Siamo pronti per un simile esperimento. Penso che sarà utile sia per noi che per la parte americana”.

Una persona del genere può essere definita adeguata? Tali affermazioni dovrebbero essere studiate dalla psichiatria (preferibilmente giudiziaria), questo è un fatto innegabile. Ma dal punto di vista della comunicazione è importante notare gli sforzi che la propaganda russa sta facendo per pubblicizzare Oreshnik. Come hanno dimostrato gli eventi degli ultimi anni, la Russia non ha né un “esercito invincibile” né “risorse umane inesauribili”. Naturalmente, durante la Linea Diretta Putin non ha detto una sola parola sull’impiego, come carne da cannone, dei soldati della Corea del Nord, destinati a sostituire le centinaia di migliaia di soldati russi uccisi, né sull’acquisto di missili nordcoreani. Ma anche senza questo, è chiaro che non è più possibile ripetere il vecchio mantra del “secondo esercito del mondo”, che “si muove con fiducia verso l’adempimento dei compiti assegnati”. E per salvare la situazione, il Cremlino ha cercato con tutte le sue forze di promuovere l’idea che la Russia abbia una “super arma” che non ha analoghi al mondo. Tuttavia, tutto ciò ricorda molto la storia del Terzo Reich, il cui Ministero della Propaganda fino agli ultimi giorni di guerra assicurò ai cittadini che l’arma miracolosa tedesca stava per cambiare il corso della guerra. Sappiamo tutti come andò a finire.

Putin non si è dimenticato nemmeno dei “negoziati”, dicendo che la Russia è pronta a negoziare con qualsiasi rappresentante dell’Ucraina, se legittimo. È risaputo che tali affermazioni attualmente non hanno nulla a che fare con la realtà. Tutto ciò che si sente oggi da Mosca sono assurdi ultimatum a Kyiv sulla capitolazione. L’argomento dei “negoziati” fa parte del gioco diplomatico del Cremlino nella speranza che l’Ucraina possa essere dipinta agli occhi del mondo non come una vittima, ma come lo Stato che rifiuta tutte le proposte di pace e vuole continuare lo spargimento di sangue. Inoltre, si tratta di una componente di un’operazione informativa e psicologica rivolta agli stessi ucraini, al fine di farli rivoltare contro il “regime di Volodymyr Zelenskyy”, che – nella narrativa di Mosca – “combatterà fino all’ultimo ucraino” per estendere il proprio potere. Naturalmente, durante la Linea Diretta Putin ha assicurato che tutte le “nuove regioni” saranno ripristinate entro il 2030, ma solo Dmitrij Peskov può credere a questa favoletta.

Il Cremlino deve, ad ogni costo, far rivivere il quadro desolante che la propaganda russa dipinge per il pubblico russo e internazionale. La realtà alternativa creata dal Cremlino si disintegra costantemente e le “linee rette” di Putin si trasformano in curve indecifrabili. E lo stesso dittatore, nonostante i migliori sforzi dei registi-produttori dello spettacolo annuale, appare sempre più in affanno. Putin, nella versione dicembre 2024, è un criminale ricercato dalla Corte penale internazionale che ha difficoltà a formulare pensieri di senso compiuto, abusa di frasi generiche e chiaramente non sa cosa fare dopo.

(*) Docente universitario di Diritto internazionale e normative per la sicurezza


di Renato Caputo (*)