venerdì 20 dicembre 2024
Il modo più semplice per dare un senso alla Siria, a Gaza, al Libano e a Israele
Mentre i jihadisti islamici assumono il controllo della Siria, perpetrando una pulizia etnica dei curdi e terrorizzando i cristiani, i media acclamano il nuovo regime “inclusivo” che ha “liberato” la Siria.
Il regime è davvero inclusivo se si pensa che gli uomini barbuti con i fucili d’assalto sono la misura dell’inclusività. E che terrorizzare le minoranze è la nuova, entusiasmante diversità.
“Questa vittoria, fratelli miei, è una vittoria per l’intera nazione islamica”, ha dichiarato nella Moschea degli Omayyadi Abu Mohammad al-Jolani, leader di Hayat Tahrir al-Sham (Hts), un ex gruppo di al-Qaeda e alleato dell’Isis, La moschea è un simbolo del vecchio Califfato e ha fatto eco al discorso tenuto dal suo vecchio amico, l’ex califfo dello Stato Islamico Abu Bakr al-Baghdadi, nella Grande Moschea di al-Nuri a Mosul, proclamando la nascita del proprio califfato. Ma sarà senza dubbio un califfato molto inclusivo.
Come aveva detto in precedenza al-Jolani: “Qualcuno limita la questione dell’applicazione della sharia alla mera imposizione di alcune punizioni Hudud, come il taglio delle mani, la lapidazione nei confronti di chiunque, le frustate a chi beve alcolici e così via. Ma questa è una parte molto basilare del concetto molto ampio di attuazione della sharia”.
La legge islamica della sharia è molto di più del semplice taglio delle mani, ma prima di agire in grande bisogna imparare le basi del taglio delle mani.
Il neo primo ministro della Siria Mohammad al-Bashir è apparso davanti a una bandiera jihadista bianca con la dichiarazione islamica che rifiuta tutte le altre religioni eccetto l’Islam. Tra le credenziali di Bashir spiccano una laurea in legge islamica della Sharia e l’appartenenza al “Governo di salvezza siriano” dei Fratelli Musulmani. Dopo aver salvato la Siria da Assad, chi salverà questo Paese dai suoi salvatori?
Il segretario di Stato americano Antony Blinken sta compiendo un tour per convincere i turchi e i loro jihadisti a stabilire un governo “inclusivo” in Siria. Ma “inclusività” ora significa che i jihadisti sunniti, sostenuti dalla Turchia, reprimono e uccidono tutti gli altri. Questo sarà un cambiamento fondamentale e liberatorio rispetto al vecchio ordine, in cui i jihadisti sciiti, sostenuti dall’Iran, reprimevano e uccidevano tutti gli altri.
Le parole in Medio Oriente, tuttavia, hanno un significato diverso da quello che hanno in Occidente. Non è solo il termine “inclusivo” ad avere un’altra voce nel dizionario.
Il fatto che la Turchia bombardi e sfolli i curdi in Siria è considerato “inclusività”, mentre il fatto che Israele bombardi i terroristi di Hamas e Hezbollah a Gaza e in Libano è definito “genocidio”.
Il regime islamista turco, che ha mantenuto una vera e propria occupazione di aree popolate in Siria, prima di utilizzare i proxy per impadronirsi dell’intero Paese, ha accusato Israele di “occupazione” per aver ampliato una zona di sicurezza che in passato deteneva, su una montagna disabitata, a più di 9.000 piedi di altezza.
Le uniche possibili vittime di questa “occupazione” potrebbero essere le capre della regione, che probabilmente apprezzeranno e beneficeranno personalmente di questo “cambio di gestione” atteso da tempo.
“Occupazione” era un termine ampiamente utilizzato per descrivere la mancanza di presenza di Israele a Gaza, da cui si era ritirato nel 2005. Ma il semplice fatto che Israele non fosse presente nella Striscia non ha dissuaso gli attivisti, i giornalisti e le Nazioni Unite dall’accusare infondatamente lo Stato ebraico di occupare un territorio.
Ma i termini “occupazione” e “inclusività” hanno un significato opposto a quello attributo loro in Medio Oriente.
Un’altra accusa popolare era che Israele stava conducendo un “assedio” di Gaza rifiutandosi di consentire ai terroristi di Hamas di attraversare i suoi confini per uccidere e stuprare a loro piacimento. Secondo questa definizione, qualsiasi confine con una nazione nemica è un “assedio”, e chiudendo a chiave la propria porta di casa di notte si assediano tutte le persone che si trovano all’esterno e che potrebbero voler entrare nell’abitazione.
“Genocidio” è un’altra delle tante parole che hanno significati diversi nel Nuovo Dizionario del Medio Oriente. Amnesty International è stata messa sotto accusa per aver cambiato la definizione di “genocidio” al fine di poter accusare Israele.
Il rapporto di Amnesty è intitolato “Ti senti come se fossi subumano”. Se si pensa che sia un genocidio, beh, allora lo è. Amnesty ha deciso che la sua definizione di genocidio non doveva utilizzare la definizione tradizionale di “atti commessi con l’intento di distruggere, in tutto o in parte, un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso”, perché, come spiega a pagina 101 del suo rapporto, si “ritiene che questa sia un’interpretazione troppo restrittiva della giurisprudenza internazionale e che precluderebbe di fatto la constatazione di genocidio nel contesto di un conflitto armato”.
La guerra diventa genocidio. Ma solo nel caso di Israele. Nel frattempo, i veri e propri genocidi perpetrati da Hamas il 7 ottobre 2023 e dalla Turchia in Siria per colpire gruppi etnici vengono ridefiniti come “liberazione”.
Probabilmente una liberazione inclusiva.
La popolazione di Gaza è di fatto cresciuta dall’inizio della guerra, il che la rende una forma di genocidio davvero unica. Ma dopo un anno in cui si è affermato che a Gaza non c’era cibo (nonostante i video apparsi sui social media della popolazione araba musulmana che si abbuffava durante le feste islamiche annuali), è stato ridefinito anche il termine “fame”. Così come la parola “carestia”, che è definita come 2 persone su 1.000 che muoiono di infarto.
Oltre 1 milione di tonnellate di cibo sono entrate a Gaza dal 7 ottobre 2023. Si tratta di mezza tonnellata per ogni sostenitore del terrorismo. Mezza tonnellata di cibo per ogni uomo, donna e bambino sta a “fame” come la crescita della popolazione sta a “genocidio”, e come il jihad sta a un governo “inclusivo” in Siria.
Ma il Nuovo Dizionario del Medio Oriente ha spazio a sufficienza per molte revisioni della neolingua.
La Primavera araba ha ridefinito le conquiste islamiste come “movimenti democratici”. L’editorialista egiziano del Washington Post Shadi Hamid, del Brookings Institute del Qatar, ha di recente affermato che “gli Stati Uniti hanno attivamente minato i movimenti democratici nel mondo arabo per decenni, una delle grandi macchie morali dell’America”. Per movimenti democratici Hamid intende i Fratelli Musulmani. E la democrazia diventa quindi teocrazia islamica e terrore politico.
Ma probabilmente una teocrazia inclusiva e un terrore politico.
L’arabo si legge e si scrive da destra verso sinistra e a volte le cose hanno un significato opposto a quello che hanno, ma il problema è che abbiamo adottato l’abitudine mediorientale di trattare la regione facendo in modo che le parole abbiano significati opposti. Quando le nostre élites politiche chiamano il genocidio “liberazione” e la liberazione “genocidio”, quando stigmatizzano qualsiasi resistenza al terrore islamico, definendo il terrore “inclusivo”, non solo invertono le polarità morali della nostra politica estera, ma uccidono la verità.
E rendono impossibile capire cosa stia realmente accadendo in Medio Oriente.
All’inizio abbiamo cambiato le definizioni delle parole per ingannare i terroristi, per poi finire per ingannare noi stessi. Gli sforzi per evitare di chiamare l’Isis “Stato Islamico” e per ridefinire il terrorismo islamico come “estremismo violento” o, peggio ancora, “disastri causati dall’uomo”, non hanno finito per dissuadere nessun musulmano dall’unirsi all’Isis (la cui I non sta per “inclusivo”) e non ci hanno reso più sicuri.
L’intera narrazione della “radicalizzazione” ha cercato di selezionare alcune forme di Islam come legittime e altre come illegittime, come se ci fosse un Islam là fuori che non segue lo stesso Corano. Sotto Obama, è stato predisposto un programma di “contrasto all’estremismo violento” per convincere i musulmani che il terrorismo islamico del tipo praticato a partire da Maometto era “non islamico”.
Non abbiamo ingannato nessun musulmano, ma abbiamo ingannato noi stessi. Nel 2024, tutto l’Islam è buono. È inclusivo. Soprattutto quando i suoi scagnozzi barbuti tagliano le mani a qualcuno. E ogni resistenza è cattiva. Quando i jihadisti musulmani commettono un genocidio, diventa liberazione. E quando qualcuno si oppone a loro, è genocidio. Se si uccidono i terroristi, è un crimine di guerra, e se non li uccidono, è carestia, assedio e fame, non importa quanto ingrassino i terroristi affamati.
La ridefinizione rende ogni cosa in Medio Oriente, di fatto, opposta, per renderla moralmente opposta.
La comune parafrasi di Burke è sbagliata. Tutto ciò che è necessario per il trionfo del male non è che gli uomini buoni non facciano nulla, ma che credano che il male è bene e quindi il bene è male.
Tutto ciò che serve per far trionfare il male è rendere tutto moralmente opposto.
(*) Tratto da Gatestone Institute
(**) Traduzione a cura di Angelita La Spada
di Daniel Greenfield (*)