giovedì 19 dicembre 2024
Gli aerei hanno colpito alle prime luci dell’alba. La capitale dello Yemen, Sanaa, è stata oggetto di alcuni raid delle Forze di difesa israeliane, che hanno presto rivendicato l’attacco. Lo Stato ebraico ha dichiarato di aver preso di mira obiettivi militari mirati, tenuti in pugno dai ribelli Houthi, dopo aver intercettato un missile yemenita verso il territorio israeliano. “L’Idf – hanno fatto sapere le Forze di Difesa – ha condotto attacchi precisi su porti e infrastrutture energetiche usate dagli Houthi per scopi militari”. Dietro l’operazione c’è il via libera del ministro della Difesa, Israel Katz. Coinvolti l’intelligence, la Marina e i caccia dell’Aeronautica, che hanno colpito bersagli sulla costa occidentale dello Yemen e in zone interne. “Israele non esiterà a difendersi dagli attacchi del regime terroristico Houthi”, si legge nella nota ufficiale.
Gli Houthi, però, raccontano un’altra storia. Secondo i loro media, gli attacchi avrebbero distrutto centrali elettriche, un porto e un impianto petrolifero, colpendo infrastrutture cruciali per i civili. Intanto, da Teheran, la condanna è arrivata puntuale. Per il portavoce del Ministero degli Esteri iraniano, Esmaïl Baghaï, i raid israeliani rappresentano “una flagrante violazione del diritto internazionale”. E come da copione, l’Iran punta il dito contro “l’appoggio incondizionato degli Stati Uniti”, ritenuti complici dell’instabilità regionale.
Le accuse a Israele di Human Rights Watch sono “bugie”. È la risposta del Ministero degli Esteri dello Stato ebraico, dopo che l’organizzazione umanitaria ha accusato Israele di aver commesso atti di genocidio a Gaza, danneggiando le infrastrutture idriche e interrompendo le forniture ai civili. “Human Rights Watch sta ancora una volta diffondendo le sue sanguinose diffamazioni per promuovere la sua propaganda anti-Israele... Questo rapporto è pieno di bugie che sono spaventose anche se paragonate ai già bassi standard di Hrw”, ha affermato il Ministero degli Esteri in una dichiarazione.
L’attacco israeliano su porti e infrastrutture energetiche in Yemen è uno “sviluppo pericoloso”. Lo ha affermato Hamas, alla luce dei raid notturni delle forze armate israeliane in Yemen dopo aver intercettato missili Houthi contro lo Stato ebraico. “Consideriamo questa escalation uno sviluppo pericoloso e un’estensione dell’aggressione contro il nostro popolo palestinese, la Siria e la regione araba”, ha affermato Hamas in una dichiarazione.
La Russia ha trasferito nell’est della Libia i sistemi di difesa aerea che aveva dispiegato in diverse aree della Siria in sostegno dell’alleato Bashar Assad, ha reso noto un ex ufficiale di Assad all’agenzia di stampa tedesca “Dpa”, confermando quanto in parte anticipato anche dal Wall Street Journal e dall’Osservatorio per i diritti umani in Siria. Analisti del ministero della difesa tedesco citati dall’agenzia tedesca parlano della possibilità che la Russia ottenga accesso privilegiato al porto libico di Tobruk per trasferirvi componenti militari, grazie al sostegno di Khalifa Haftar. Secondo la fonte della Dpa sarebbero stati portati in Libia anche carri.
“Le forze israeliane devono immediatamente ritirarsi dai territori occupati di Gaza, dal Libano e dalla Siria”. Lo ha affermato il ministro degli Esteri iraniano, Abbas Araghchi, durante il suo intervento ieri sera al vertice ministeriale dell’Organizzazione per la cooperazione economica D-8 in Egitto, dove ha rinnovato l’appello di Teheran per arrivare ad un cessate il fuoco nella Striscia di Gaza. “La comunità internazionale ha vergognosamente fallito nel fermare gli atti di aggressione, i crimini di guerra, i crimini contro l’umanità e il genocidio del regime sionista. Ciò è ampiamente attribuito al sostegno politico, militare, di intelligence e finanziario dell’amministrazione statunitense a Israele”, ha detto Araghchi, come riferisce Mehr, auspicando che la sessione, in programma oggi, dei capi di Stato del vertice del D-8 – di cui fanno parte Egitto, Turchia, Iran, Malesia, Indonesia Nigeria, Bangladesh e Pakistan – possa dare un forte messaggio contro le azioni dello Stato ebraico.
Mentre in Yemen si intensifica la crisi, un grido d’allarme arriva da Gaza. Medici Senza Frontiere (Msf) ha pubblicato un rapporto dal titolo inequivocabile: “Gaza è una trappola mortale”. La denuncia è chiara: tra bombardamenti, assedio e mancanza di aiuti umanitari, la Striscia sta collassando. “Le condizioni di vita a Gaza sono apocalittiche. La gente lotta ogni giorno per sopravvivere, ma non c’è un luogo sicuro, non c’è scampo”, ha dichiarato Christopher Lockyear, segretario generale di Msf, che ha visitato la regione. Secondo il rapporto, le infrastrutture essenziali – ospedali, reti idriche ed elettriche – sono allo stremo, e i palestinesi vivono in una morsa fatta di sfollamenti forzati, bombardamenti continui e condizioni di vita al limite dell’umanità. Lockyear è andato oltre, parlando apertamente di “pulizia etnica”. “Quello che abbiamo visto sul campo – dice – è coerente con ciò che numerosi esperti legali descrivono come genocidio: uccisioni di massa, traumi fisici e psicologici, e l’impossibilità di condurre una vita dignitosa sotto assedio”. Questo è ciò che sta accadendo secondo il segretario generale di Medici senza frontiere.
L’Organizzazione auspica che il tanto chiacchierato “cessate il fuoco” stia per arrivare, con tanto di apertura di corridoi umanitari. “La comunità internazionale deve intervenire subito per salvare vite e fermare questa spirale di violenza”.
di Redazione