lunedì 16 dicembre 2024
La Corea del Sud continua a navigare in un mare in tempesta. Anche se negli ultimi giorni, anzi ore, l’Esecutivo di Seul ha accelerato per iniziare la procedura in impeachment al presidente Yoon Suk-yeol. Nel frattempo Han Dong-hoon, leader del partito di governo People power party, ha deciso di gettare la spugna e rassegnare le sue dimissioni. Non proprio un fulmine a ciel sereno, visto che da quando il capo di Stato ha provato a dichiarare la legge marziale il Ppp si trova sotto una lente d’ingrandimento perpetua. L’impeachment verso Yoon è stato deciso dal Parlamento nel fine settimana. Davanti alle telecamere dei giornalisti, Han ha pronunciato le sue scuse più sincere: “Lascio la carica e mi scuso sinceramente con tutti coloro che hanno sofferto per l’incidente della legge marziale”. Nel frattempo, la Corte costituzionale ha messo in moto la macchina delle verifiche, aprendo stamattina la prima sessione di deliberazione. Al centro delle accuse contro Yoon c’è il tentativo fallito di prendere effettivamente in mano il potere, una mossa che ha fatto esplodere un mare di contestazioni da parte dei cittadini e che ha sollevato un polverone sia dentro che fuori i confini del Paese.
Il giorno dopo la conferma della procedura di impeachment verso Yoon, le reazioni internazionali non si sono fatte attendere. In primis gli Stati Uniti, un Paese storicamente “amico” della Corea del Sud, hanno rinnovato la loro vicinanza al popolo asiatico, con un messaggio perentorio: l’alleanza tra Washington e Seul non si tocca. Il presidente Joe Biden, in una telefonata con il capo dell’Esecutivo Han Duck-soo – che attualmente sta svolgendo l’incarico di presidente ad interim – ha ribadito che “l’amicizia tra i nostri Paesi resterà un pilastro di stabilità e prosperità per l’intera regione Asia-Pacifico”. Anche il Giappone si è esposto, ribadendo l’importanza dell’asse nipponico-coreano per la geopolitica del Pacifico. Il ministro della Difesa, Nakatani Gen, ha sottolineato l’importanza di mantenere aperte le linee di comunicazione con Seul, soprattutto in un momento in cui le tensioni regionali non fanno che aumentare. Tuttavia, i toni non sono dei più ottimistici: da Tokyo si parla già della possibilità di rimandare le celebrazioni per i 60 anni di relazioni bilaterali, previste per il prossimo anno.
Sul fronte interno, ogni giorno si combatte una battaglia politica. Il leader del Partito democratico di Corea, Lee Jae-myung, ha scelto una strategia attendista. Niente impeachment, per ora, contro il premier Han Duck-soo, ma la richiesta dell’opposizione è di un approccio neutrale nella gestione degli affari di Stato. “È essenziale garantire stabilità e trasparenza in un momento così delicato”, ha dichiarato Lee, cercando di abbassare i toni in un clima già infuocato. Intanto, le divisioni politiche nel Paese si fanno sempre più profonde. Il People power party è senza guida, e il Parlamento è un campo di battaglia, con le fazioni che si scontrano su ogni dettaglio. Fuori dalle aule istituzionali, la popolazione si divide tra chi sostiene Yoon e soprattutto chi lo accusa di aver tradito il mandato ricevuto.
di Eugenio Vittorio