mercoledì 11 dicembre 2024
Molti liberali e democratici occidentali gioiscono per la fine del mezzo secolo di dittatura del Partito Ba’th, dominante la Siria da una delle città capitali più antiche al mondo. Quanto emerge dopo il crollo del regime: sale per tortura ed esecuzione, celle sotterranee dove far sparire persone, tenute al buio fino alla morte o all’impazzimento, naturalmente, fa capire quella soddisfazione. A sua volta, il fatto che la coalizione di opposizione vittoriosa sia capeggiata da un’organizzazione classificata terroristica a livello universale, guidata da un tizio sul quale spicca una grossa taglia, preoccupa.
Non ripeteremo quanto detto e scritto da mezzo mondo in questi giorni, ma si richiama l’attenzione su un elemento che non si vede sottolineato a sufficienza: si giudica un qualcosa di tranquillizzante il fatto che i vittoriosi abbiano affidato la transizione, in pratica, al primo ministro ed ai ministri del governo precedente. Cioè ai servitori del regime abbattuto. È possibile costoro fossero all’oscuro di quelle barbarie? O piuttosto, dovendo far funzionare la macchina dello Stato, non solo ne fossero a giorno, ma anche dirigessero quel sistema, sofisticato e capillare, di repressione? Per caso, si volesse continuare con quei metodi, solo cambiando i perseguiti?
In fondo, in quel capolavoro d’arte islamica che è la Moschea di Damasco, si conserva la tomba di San Giovanni Battista, torturato e decapitato. Essa sorge al posto della basilica teodosiana dedicata al santo, a sua volta edificata sul tempio greco a Zeus, Giove pluvio sotto i Romani, costruito su quello di Hadad, dio della tempesta degli Amorrei. Come vedete, da quelle parti è da molto tempo che i regimi cambiano; ma i metodi?
di Riccardo Scarpa