martedì 10 dicembre 2024
Una scena che grida quotidianità, all’apparenza. Un McDonald’s in Pennsylvania, Stati Uniti, un cliente seduto con una mascherina blu, un laptop davanti e un’aria che non tradisce nulla. Ma è bastato uno sguardo più attento e una soffiata per trasformare quel momento in un arresto clamoroso. Luigi Mangione, 26 anni, ingegnere di chiare origini italiane, è stato fermato dalla polizia con l’accusa di aver ucciso Brian Thompson, amministratore delegato del colosso assicurativo UnitedHealthcare Group. Con sé, Mangione aveva un documento falso a nome “Marc Rosario” e una pistola con silenziatore, non acquistata legalmente ma presumibilmente assemblata con pezzi stampati in 3D. Un’arma che si era inceppata durante la fuga, ma che è stata solo uno dei tanti tasselli che gli investigatori hanno ricomposto. Le impronte lasciate su una bottiglia in uno Starbucks e tracce di Dna hanno stretto il cerchio attorno al giovane ingegnere, riconosciuto anche grazie alle foto segnaletiche diffuse dalle autorità federali.
Un arresto che lascia spazio a molte domande, perché Luigi Mangione non è il profilo tipico di un criminale. Nato nel Maryland, cresciuto in una famiglia a dir poco benestante con cinque fratelli, era il classico “ragazzo d’oro”. Diplomato con lode al prestigioso istituto privato Gilman School di Baltimora, era stato nominato “miglior studente” e aveva tenuto il discorso di ringraziamento al diploma. La sua carriera accademica è proseguita all’Università della Pennsylvania – un ateneo che fa parte della Ivy league – dove ha studiato ingegneria informatica, dedicandosi inizialmente allo sviluppo di videogiochi e poi all’Intelligenza artificiale. Eppure, qualcosa è andato storto. Dietro quel volto apparentemente pulito si celava una crescente ostilità verso il sistema americano, in particolare verso la sanità privata. Forse, per via di un’operazione andata male. Nei suoi effetti personali, gli agenti hanno trovato un manifesto che non lascia spazio a dubbi: “Questi parassiti se la sono cercata, doveva essere fatto”. Mangione avrebbe confessato, dichiarando di aver agito da solo, spinto da convinzioni radicali.
L’omicidio è avvenuto davanti all’Hilton di New York, dove Thompson è stato colpito a morte. Una fuga rocambolesca e una serie di passi falsi hanno portato all’arresto di Mangione, che ora è accusato di omicidio di secondo grado, possesso di arma illegale e falsificazione di documenti. Per essere processato a New York, sarà necessaria l’estradizione dalla Pennsylvania. Il profilo di Mangione è complesso: un brillante ingegnere con una carriera promettente, ma anche un giovane che aveva interrotto i rapporti con la famiglia e coltivava idee sempre più radicali. Tra gli autori citati nel suo manifesto di due pagine e mezzo c’erano filosofi come Socrate, figure iconiche come Bruce Lee, ma anche personaggi controversi come Theodore Kaczynski, meglio noto come “Unabomber”. Come il celebre anarchico, Mangione avrebbe deciso di colpire un simbolo del sistema che disprezzava: il Ceo di una delle più grandi compagnie di assicurazioni sanitarie americane.
Restano i contorni amari di una storia che mescola successo e disperazione. Luigi Mangione, il ragazzo modello con un futuro luminoso, ha scelto di trasformare la sua rabbia in violenza, superando quella sottile linea che separa le idee dai crimini.
di Zaccaria Trevi