Esecutivo francese: sfiducia da destra e sinistra

martedì 3 dicembre 2024


Dalle parole ai fatti. La pazienza di Marine Le Pen si è esaurita, e per Michel Barnier il tempo è ufficialmente scaduto. Dopo settimane di avvertimenti e richieste inevase, la leader del Rassemblement national ha deciso di passare all’azione: il suo partito ha presentato una mozione di sfiducia contro il Governo. Domani alle 16 l’Assemblée nationale sarà teatro di uno scontro all’ultimo voto, con una posta in gioco che rischia di scrivere una pagina nera nella storia politica francese. Il governo Barnier, nato appena due mesi fa, è già appeso a un filo sottilissimo. La mossa di Le Pen non sorprende: la tensione con il premier, incapace di trovare un punto dincontro – era stato scelto proprio per questo – era ormai alle stelle. Non sono bastate le concessioni sulla manovra finanziaria del 2025, approvata in extremis con il discusso articolo 49.3 della Costituzione, che permette di bypassare il voto parlamentare. Per Le Pen e i suoi, questo non è stato altro che l’ultimo coup de théâtre di un Governo che, a loro dire, “ha perso il contatto con il Paese reale”.

Barnier ha provato a giocarsi tutte le carte sul tavolo, rinunciando a misure impopolari come l’aumento delle tasse sullelettricità e tagliando gli aiuti medici agli stranieri, nel tentativo disperato di placare gli animi. Ma si sa, concedendo a destra e a sinistra spesso si scontentano tutti. Il Rassemblement national aveva già deciso: senza l’indicizzazione universale delle pensioni, un pilastro del programma di Le Pen, non c’era spazio per alcun compromesso. “Non faremo sconti”, ha dichiarato la leader dei conservatori, aggiungendo che il suo partito voterà non solo la propria mozione di sfiducia, ma anche quella della gauche. E proprio la sinistra radicale, guidata da Jean-Luc Mélenchon, non ha perso tempo nel cavalcare la crisi. I suoi deputati hanno abbandonato l’aula in segno di protesta, accusando Barnier di aver “svenduto il welfare per salvare i conti”. Ora, con il sostegno trasversale delle opposizioni, i numeri sembrano essere dalla loro parte: più di 300 voti a favore della mozione di censura, contro i 288 necessari per far cadere il Governo. Questo perché anche Rn voterà la sfiducia presentata dal Nuovo fronte popolare.

Se la sfiducia passerà, il governo Barnier potrebbe entrare nei libri di storia come il più breve della Quinta Repubblica. L’incarico affidato all’ex commissario europeo non era certo una passeggiata: riportare sotto controllo un debito pubblico da capogiro e rassicurare mercati sempre più nervosi. Ma il peso della missione, unito alle tensioni politiche interne, sembra aver fatto saltare il banco. Il ministro del Bilancio, Laurent Saint-Martin, ha lanciato l’allarme: senza il progetto di bilancio per il welfare, il deficit legato alla spesa sociale potrebbe toccare i 30 miliardi di euro già nel 2025. La confederazione delle Piccole e medie imprese ha rincarato la dose, avvertendo che una crisi di governo in questo momento potrebbe “aprire la porta a un periodo di instabilità che paralizzerebbe l’economia francese, già in grave affanno”.

In mezzo al caos, il presidente Emmanuel Macron sembra più lontano che mai. Mentre il governo affronta una delle crisi più gravi degli ultimi anni, il capo di Stato ha scelto di volare in Arabia Saudita per una visita di Stato. Una decisione che ha scatenato polemiche furibonde: per molti francesi, l’assenza di Macron in questo momento cruciale è l’emblema di un presidente ormai distante dai problemi quotidiani del Paese. Un sondaggio recente è un macigno per l’Eliseo: il 52 per cento dei cittadini vorrebbe le dimissioni di Macron. Il suo silenzio sulla crisi politica è stato interpretato da molti come un segnale di debolezza, se non addirittura di disinteresse. E se domani si deciderà il destino del Governo Barnier, non è detto che a breve possa cambiare l’inerzia delle cose anche per Macron. Se la mozione di sfiducia dovesse passare, la Francia si troverebbe senza una guida in un momento cruciale per la sua economia e per il suo ruolo in Europa. Le Pen, Mélenchon e gli altri leader dell’opposizione promettono di far valere la loro visione di un Paese diverso – forti del risultato ottenuto alle Politiche di fine estate – ma intanto i mercati tremano e il malcontento sociale cresce.

Chissà se Macron, quando tornerà dal suo viaggio d’affari a Riad, troverà ancora in piedi l’Esecutivo della sua Nazione. Certo è che la “sicurezza” che doveva garantire la Quinta Repubblica è sempre più piccola nello specchietto retrovisore dell’Eliseo.


di Eugenio Vittorio