lunedì 2 dicembre 2024
Le contestate Elezioni parlamentari del 26 ottobre in Georgia hanno gettato il Paese in una crisi democratica, mettendo a repentaglio la sua candidatura all’Unione europea e la sua traiettoria euro-atlantica. Al centro della crisi ci sono prove di manipolazione elettorale, interferenze russe e un partito al Governo apparentemente determinato a consolidare la sua presa sul potere. Senza altri strumenti istituzionali da poter utilizzare per difendere la democrazia, l’opposizione unita della Georgia, guidata dalla presidente Salome Zourabichvili, ha lanciato un movimento di protesta non violento. Il Paese si trova ora a un bivio cruciale nella sua storia moderna, con l’esito dell'attuale confronto destinato ad avere conseguenze geopolitiche che si riverbereranno ben oltre i confini della Georgia.
La denuncia della presidente Zourabichvili che le elezioni parlamentari di ottobre sono state illegittime ha scosso la Nazione. Ha affermato che le prove dell’interferenza russa e della manipolazione sistematica delle Politiche rivelano che il partito al Governo Sogno georgiano, apertamente filorusso, abbraccia tattiche sempre più autoritarie. Zourabichvili e altre figure dell’opposizione accusano il partito al governo di aver usato, durante la campagna elettorale, le narrazioni anti-occidentali e anti-ucraine per trarne vantaggio. Questo ha incluso affermazioni secondo cui le forze di opposizione del Paese farebbero parte di un fantomatico “partito di guerra globale” guidato dall’Occidente, o o la supposizione, ancor più farneticante, che si stia cercando di aprire un “secondo fronte” contro la Russia attraverso la Georgia.
I critici sostengono che gli eventi del 26 ottobre in Georgia siano stati più una performance per consolidare lo status quo politico nel Paese anziché un vero e proprio appuntamento elettorale. Gli exit poll indipendenti avevano rivelato una maggioranza schiacciante per i partiti di opposizione occidentali. Tuttavia, Sogno georgiano si è proclamato vincitore nonostante le documentate prove di brogli. I rapporti degli osservatori internazionali e della società civile georgiana rivelano una realtà preoccupante, che comprende prove diffuse di evidenti irregolarità come l’alterazione delle cifre dell’affluenza alle urne ed anomalie statistiche. Il voto stesso ha presentato numerosi esempi di violenza e intimidazione. Gli sviluppi in Georgia sono geopoliticamente significativi per la regione circostante. Situata al crocevia tra Europa e Asia, il Paese funge da centro di transito energetico critico e da potenziale modello di resilienza democratica in una regione in cui le autocrazie e gli imperi hanno a lungo lottato per il dominio.
Da quando è salito al potere nel 2012, Sogno georgiano si è sempre più allineato con Mosca e Pechino. Questo ha portato a favorire le aziende cinesi per progetti come il porto di Anaklia e consentire l’aggiramento delle sanzioni da parte della Russia. Lasciare che la Georgia abbia questa deriva autoritaria invierebbe un messaggio pericoloso: i valori democratici sono negoziabili. Per gli Stati Uniti e l’Unione europea, non si tratta solo della Nazione. È in gioco la credibilità dell’Occidente nella regione in generale. La Georgia senza le manipolazioni attuate da Sogno gerogiano, si allineerebbe con le priorità della politica estera occidentale, come il contrasto all’espansione dell’influenza cinese, russa e iraniana nella regione del Mar Nero.
L'opposizione democratica unita e la società civile della Georgia hanno dimostrato di essere pronte a guidare una transizione pacifica del potere e a posizionare la Georgia come un alleato occidentale affidabile. Il raggiungimento di questa visione, tuttavia, richiede un’azione coordinata da parte di Washington, Bruxelles e Londra.
In primo luogo, sono necessarie nuove elezioni sotto la supervisione internazionale. Solo elezioni trasparenti monitorate da attori indipendenti possono riuscire a ripristinare l’integrità democratica e far progredire le prospettive di adesione della Georgia all’Ue. In secondo luogo, l’Occidente dovrebbe imporre sanzioni mirate ai leader di Sogno georgiano e a coloro che in Georgia facilitano gli interessi russi e minano la democrazia. Queste sanzioni invierebbero un chiaro messaggio di sostegno alle aspirazioni democratiche della Georgia. Washington e Bruxelles potrebbero aggiungere restrizioni finanziarie, ai divieti di visto già in vigore. La rapida adozione dei provvedimenti legislativi che attualmente sono in attesa di approvazione al Congresso degli Stati Uniti per sostenere il popolo georgiano dimostrerebbe ulteriormente un impegno decisivo. In terzo luogo, la società civile georgiana e i media indipendenti hanno bisogno di una maggiore protezione dalla repressione. Con la legge sugli “agenti stranieri”, di ispirazione russa, attualmente in vigore in Georgia, i finanziamenti mirati e il sostegno diplomatico sono fondamentali per garantire che questi pilastri democratici rimangano liberi e responsabili.
La pressione transatlantica coordinata è fondamentale. Un’azione decisiva sulla Georgia può contribuire a rafforzare un alleato occidentale e a stabilizzare una Regione critica, rafforzando al contempo la democrazia in un momento cruciale. La Georgia è ben lungi dall’essere una causa persa, ma richiede un fermo sostegno da parte della leadership occidentale se si vuole impedire la cattura del Paese nella sfera di influenza del Cremlino.
(*) Docente universitario di Diritto internazionale e normative per la sicurezza
di Renato Caputo (*)