venerdì 22 novembre 2024
Il direttore del think tank pro-Cremlino Valdai discussion club, Andrey Sushentsov, ha pubblicato un articolo l’11 novembre dedicato alle crescenti tensioni nucleari nel conflitto tra Russia e Occidente. Nel suo articolo, Sushentsov ripete la minaccia preferita dal Cremlino di ciò che accadrebbe se ci fosse un intervento diretto della Nato nella guerra contro l’Ucraina. Scrive il direttore: “Il conflitto raggiungerà un livello completamente nuovo, con conseguenze imprevedibili per l’Europa e il mondo intero”. Negli ultimi mesi, la crescente minaccia di ricorrere alle armi nucleari è stata osservata non solo nella propaganda russa, ma anche in piattaforme analitiche abbastanza affidabili vicine al Cremlino. Non è certo un mistero che tali minacce sono destinate esclusivamente a distruggere psicologicamente l’Occidente, in quanto persino gli “esperti” del Cremlino sanno bene che la Russia non è preparata ad affrontare una guerra nucleare su vasta scala. La normalizzazione della retorica “nucleare” e l’escalation del suo utilizzo negli ultimi anni, tuttavia, aumenta il rischio di una guerra su vasta scala a prescindere dalla reazione dell’Occidente.
Le parole di Shusentsov sembrano ragionevoli se confrontate con le pubbliche farneticazioni che, lo scorso anno, hanno visto protagonista Sergey Karaganov, uno dei fondatori del Consiglio russo per la politica estera e di difesa (Rcfdp). Karaganov ha chiesto di “sferrare un attacco preventivo di rappresaglia” contro la Polonia per costringere l’Occidente alla resa. La sua delirante proposta è stata poi ripresa da Dmitriy Suslov, direttore dei programmi di ricerca del Rcfdp, che ha suggerito di organizzare ‘un’esplosione nucleare dimostrativa” per intimidire l’Occidente.
Quest’estate, parlando alla sessione plenaria del Forum economico internazionale di San Pietroburgo, il presidente russo Vladimir Putin ha formalmente dichiarato di non sostenere la retorica estrema di Karaganov, arrivando a definirlo scherzosamente una “persona spaventosa”. Alla fine di settembre, tuttavia, lo stesso Putin ha rivelato una rivalutazione della dottrina nucleare russa. Mosca ha ampliato significativamente la lista di situazioni che giustificherebbero l’uso di armi nucleari. Tra le altre, sarebbero ora parte della dottrina russa sia un eventuale attacco da parte di uno Stato non nucleare “con il sostegno di uno Stato nucleare” sia il caso di “informazioni affidabili su un lancio massiccio di armi offensive aeree e spaziali e sul loro attraversamento del nostro confine di Stato”.
La promozione di un’escalation nucleare da parte della comunità di esperti russi si è intensificata negli ultimi tempi. Alla fine di ottobre, Karaganov ha spiegato che l’obiettivo primario di tale escalation è quello di rompere lo spirito dell’Occidente e forzarne la capitolazione. Allo stesso tempo, ha assicurato ai suoi critici in India e Cina che tutte le minacce degli Stati Uniti di lanciare un serio attacco non nucleare contro le posizioni russe in Ucraina e sulla flotta del Mar Nero in risposta a un attacco nucleare da parte di Mosca sono un bluff. All’inizio di novembre, durante una sessione dell’incontro annuale del Valdai discussion club international, Karaganov ha nuovamente chiesto di aumentare il ruolo della deterrenza nucleare nelle relazioni internazionali nei prossimi 20 anni.
Il ricatto nucleare russo sembra sortire l’effetto sperato. I media indipendenti riportano che nell’entourage del presidente eletto Donald Trump si ritiene essenziale congelare la linea del fronte così com’è e rinviare l’adesione dell’Ucraina alla Nato in cambio della continuazione delle forniture di armi al Paese. È tuttavia improbabile che le concessioni occidentali alla Russia riducano il rischio di un’escalation nucleare. I radicali russi che fanno pressione per l’uso delle armi nucleari vivono in una realtà distorta e l’ipotesi di eventuali concessioni territoriali da parte dell’Ucraina non altera in alcun modo sulla loro visione. Ad esempio, gli esperti del sito web Military review, che è strettamente collegato al Ministero della Difesa russo, pubblicano teorie cospirative secondo cui un misterioso “Governo mondiale” controllerebbe gli Stati Uniti, di cui Trump è solo uno dei suoi seguaci. Altri autori del sito assicurano ai loro lettori che l’Ucraina, in ogni caso, creerà una bomba nucleare, e la Russia deve essere preparata a questo.
Le ambizioni imperiali e le richieste russe sono così grandi che l’Occidente non sarà mai in grado di soddisfarle, anche se lo volesse. I predicatori religiosi affermano che la vera vittoria è possibile solo “nella tana del nemico”, il che richiede la completa distruzione del loro avversario. Karaganov ha la stessa visione. Inoltre, il comportamento distruttivo della Russia si estende non solo alla sua guerra in Ucraina, ma verso l’intero ordine mondiale. Ad esempio, un altro membro della Rcfdp, l’ex spia Andrei Bezrukov, si è offerto di aiutare l’Iran ad acquisire armi nucleari poiché, secondo lui, Teheran non ha ambizioni aggressive (Sic!). Se l’Occidente dovesse fare più concessioni alla Russia, gli appetiti di Mosca e dei suoi alleati, come l’Iran e la Corea del Nord, per la riorganizzazione globale non potrebbero che crescere. L’immagine distorta del mondo in cui vivono Putin e il suo entourage rende le richieste di Mosca distanti dalla realtà e impossibili da soddisfare.
In questo caso, l’unico fattore di contenimento che potrebbe effettivamente indurre il Cremlino a più miti consigli sarebbe una dimostrazione – da parte dei Paesi occidentali – della disponibilità di usare, se costretti, la forza. È così che si evita l’escalation. Non certo mostrandosi arrendevoli di fronte alle minacce nucleari di Putin e dei suoi accoliti. Si chiama deterrenza.
(*) Docente universitario di Diritto internazionale e normative per la sicurezza
di Renato Caputo (*)