martedì 19 novembre 2024
L’aggressione russa nei confronti dell’Ucraina ha visto l’imposizione e l’intensificarsi di una serie di sanzioni da parte della comunità europea, del Canada, degli Usa e del Regno Unito. Nonostante il quadro giuridico commerciale chiaro un Paese dell’Asia centrale è divenuto focale per evadere le sanzioni e consentire alle imprese occidentali di poter commerciare con Mosca.
L’Armenia e il Kirghizistan hanno visto esplodere le esportazioni negli ultimi anni e numerose sono le società di intermediazione che consentono di commerciare ed esportare con la Russia. Il Kirghizistan si è caratterizzato per la forte impennata delle esportazioni globali, soprattutto delle merci europee verso la Russia, a partire dal marzo 2022. Robert Khachatryan, amministratore delegato e fondatore della società Freight Right Global Logistics, ha recentemente dichiarato in un’intervista alla stampa specialistica commerciale europea: “Il Kirghizistan è emerso come un canale per la Russia per mantenere il commercio con l’Europa nonostante le sanzioni in corso”.
Le esportazioni del Kirghizistan verso la Russia sono passate da 393 milioni di dollari nel 2021 a oltre 1,07 miliardi di dollari nel 2022. Una cifra che aiuta a comprendere la portata commerciale e il giochino geopolitico che il Paese centro asiatico sta sfruttando per aumentare le entrate economiche nazionali.
Le esportazioni verso il Kirghizistan sono aumentate in modo significativo negli ultimi mesi, suggerendo che il Paese potrebbe fungere da canale indiretto per l’entrata di beni europei sul mercato russo. Questo meccanismo non è unico per il Kirghizistan: altre repubbliche post-sovietiche come l’Armenia stanno giocando un ruolo simile.
Il Kirghizistan in aggiunta è anche un beneficiario della crescente presenza economica della Cina, che ha investito cospicuamente nella realizzazione di infrastrutture nel Paese, nell’ambito della Belt and Road Initiative. Questa duplice dipendenza economica e geopolitica rende il Kirghizistan particolarmente attento a mantenere un equilibrio tra i due giganti regionali, ma lo pone anche in una posizione privilegiata per trarre vantaggio dalle opportunità commerciali create dalle sanzioni occidentali contro la Russia.
Il Paese è aperto anche ad una cooperazione virtuosa con l’Occidente e l’Europa e dovrebbe essere compito delle istituzioni europee avvicinare il Kirghizistan alle logiche occidentali e liberarlo dalla convenienza commerciale e geopolitica attuale nei confronti di Cina e Russia. Le imprese europee, forti delle sinergie crescenti nate negli ultimi anni, potrebbero indirizzare parte della produzione per il mercato locale e centro asiatico, generando nuove opportunità economiche e senza finanziare le casse di Mosca. Mentre l’Europa cerca di indebolire la Russia e porre fine al conflitto in Ucraina, Paesi terzi come il Kirghizistan stanno sfruttando le opportunità offerte dalla crisi. Una crescita che riguarda anche i rapporti con l’Italia. L’interscambio bilaterale è aumentato significativamente dopo la pandemia raggiungendo 241 milioni di euro nel 2023 (di cui 213,7 milioni di export e 27,4 milioni di import) rispetto ai 69 milioni di euro del 2022. Nel primo quadrimestre del 2024 la quota di export italiano sembra consolidarsi, con un totale attivo di circa 100 milioni di euro. L’industria manifatturiera risulta poco sviluppata, limitandosi alla lavorazione di lana, carne e pelli. Nella Valle di Fergana sono stati individuati alcuni giacimenti di petrolio e gas naturale, ma i combustibili sono ancora importati da altri paesi. La logistica e le infrastrutture invece sono divenuti canali economici importanti per tutte le imprese europee.
di Domenico Letizia