giovedì 14 novembre 2024
Un giorno storico per l’India. La Corte Suprema del Paese ha condannato, nella giornata di ieri, la pratica della “giustizia dei bulldozer”. Questa terribile pratica, ha affermato l’organo statale, è senza mezzi termini la demolizione della “proprietà di un cittadino solo perché accusato, o condannato, è un gesto arbitrario, contrario alla Costituzione”. I magistrati dell’alta corte indiana hanno criticato apertamente le autorità dei vati Stati indiani che negli ultimi anni hanno ripetutamente ordinato la distruzione delle abitazioni, negozi e proprietà di cittadini imputati o talvolta “scomodi”. La Corte Suprema ha stilato linee guida che prevedono che i titolari di proprietà da radere al suolo vengano informato con notifiche ufficiali e abbiano il tempo di opporsi. La Corte Suprema, la più alta istituzione giuridica indiana, era stata chiamata a discuterne dopo una serie di petizioni presentate da associazioni dei diritti civili.
Tra queste organizzazioni, una delle più impegnate è stata Amnesty International, che ha accolto la decisione di ieri definendola “storica”. Secondo l’organizzazione per i diritti umani, il verdetto dei magistrati indiani porrà fine al vero e proprio clima di terrore e impunità che ha reso possibile la pratica “disumana di punire le persone privandole dei loro beni, e servirà come deterrente della campagna di odio, molestie e violenza verso le minoranze, in particolare verso i musulmani, che sono stati il target preferito dei raid coi bulldozer”, ha spiegato la segretaria generale di Amnesty Agnes Callamard. L’attivista francese ha ricordato che queste demolizioni sono state spesso “istigate da alti vertici dei governi”, citando gli Stati dell’Uttar Pradesh, Haryana, Madhya Pradesh, Maharashtra, Assam e Gujarat, tutti guidati da esponenti del Bjp, il partito conservatore indù del premier indiano, Narendra Modi. Callamard, infine, ha chiesto che i responsabili siano chiamati a rispondere dell’accaduto.
di Zaccaria Trevi