giovedì 14 novembre 2024
Dopo le imbarazzanti smentite da parte del Cremlino circa il coinvolgimento diretto della Corea del Nord nella guerra contro l’Ucraina, lunedì 11 novembre Kim Jong-un, despota onnipotente nordcoreano, ha siglato un provvedimento che prevede una serie di collaborazioni con la Russia, in particolare il reciproco supporto militare immediato in caso di aggressione da parte di un paese terzo. Così si suggella palesemente una alleanza militare che da tempo univa i due Stati con scambi reciproci di attrezzature militari e tecnologie. Da alcune settimane sono stati inviati dalla Corea del Nord forze di assalto a supporto dei militari russi. Combattenti da prima linea, come ufficiali nordcoreani, che si stanno scontrando contro gli ucraini. Iniziando a lasciare, anche loro, molte vittime sul campo di battaglia. Ma per “l’egocentrismo negativo” di Kim Jong-un, quello che conta è essere alleato con una potenza mondiale e nucleare, dalla quale può ottenere visibilità planetaria e crescita in capacità militare.
Cremlino e Pyongyang hanno ratificato quest’accordo di cooperazione che era stato elaborato a giugno durante una estemporanea visita di Vladimir Putin in Corea del Nord. Un trattato di cooperazione militare che complica le strategie delle diplomazie occidentali, compresa quella statunitense. Il patto russo-nordcoreano è stato reso noto il 12 novembre dalla agenzia ufficiale nordcoreana Kcna, che ha esaltato il connubio come un successo di peso geopolitico voluto dal presidente-padrone Jong-un. Kiev, che da tempo denuncia questa cobelligeranza in ogni sede può “proferire verbo”, ha stimato che oltre 11mila militari nordcoreani sono già dispiegati in Russia e sul fronte ucraino – ma proiezioni parlano che si potrebbe toccare anche quota 20mila – e stanno combattendo contro i soldati di Kiev, soprattutto nella regione di Kursk, dove una parte del territorio ad agosto era stato ripreso dagli ucraini. Ma Mosca, che fino a pochi giorni fa escludeva la presenza di soldati di Pyongyang sul fronte ucraino, ora evita di rispondere alle domande che varie agenzie pongono sul peso che i rinforzi nordcoreani hanno a fianco delle truppe di Mosca.
Quindi un coordinamento delle loro posizioni che formalizza mesi di strutturazione della collaborazione in materia di sicurezza tra i due stati, che ricordo erano Paesi comunisti alleati durante la Guerra Fredda. Nordcoreani e russi che si sono riavvicinati dall’inizio dell’attacco russo all’Ucraina nel febbraio 2022.
Così Choe Son-hui, ministro degli Esteri nordcoreano, nella sua ultima recente visita a Mosca, ha affermato che il suo Paese sarà a fianco militarmente della Russia fino alla vittoria, definendo Vladimir Putin un saggio, dando alla guerra contro l’Ucraina un valore “sacro”. Quindi, come accennato, gli accordi di cooperazione non riguardano solo l’aspetto della guerra contro l’Ucraina, ma anche operazioni pseudo diplomatiche a livello internazionale finalizzate a contrastare il processo delle sanzioni occidentali contro i due paesi, oltre a fare voce unica verso le Nazioni unite.
Alla luce di questo spostamento delle pedine sullo scacchiere del conflitto, subentra anche la valutazione di un’altra prevedibile “mossa” che verrà sicuramente eseguita con l’entrata alla Casa Bianca di Donald Trump. Il Presidente eletto ha chiarito, sin da subito, il cambio di rotta nei rapporti tra Stati Uniti e Russia, ma essendo l’Europa coinvolta nella “questione” ucraina, quale dovrà essere la condotta che gli Stati europei dovrebbero tenere per non essere marginali o esclusi da un eventuale dialogo tra Trump e Putin? Quello che occorre potrebbe essere una “offerta europea” sull’Ucraina. È evidente che la prima urgenza è di non lasciare che Russia e Stati Uniti si avviino da soli in un negoziato che coinvolgerebbe tutta l’Europa. Infatti se ora si avviassero le trattative sull’Ucraina, ed è noto che Trump ha fretta di risolvere il problema ucraino prima di entrare in carica nel gennaio 2025, ci sono tutte le possibilità che gli europei si ritrovino nuovamente emarginati come accaduto nel 2013 per gli accordi sul nucleare iraniano. Anche se una differenza tra l’Iran 2013 e Ucraina 2024 è che, nel primo caso, il “formato” negoziale includeva gli europei.
È chiaro che la probabilità che venga raggiunto un accordo russo-americano con i tempi desiderati da Trump non è facile. Putin potrebbe non voler concludere un accordo o anche non essere in grado di giungere ad una intesa, vista anche che una ovattata spaccatura all’interno della “nomenclatura” moscovita esiste. Tuttavia ritengo che sussiste il rischio che una frettolosa, e non condivisa a livello europeo, operazione di apertura americana verso Mosca possa essere sfruttata da Putin a suo favore. Comunque uno scenario che graverebbero pesantemente sull’Europa. Quindi la prima sfida europea della nuova era Trump, è trovare la strada diplomatica per influenzare Washington affinché gli interessi del Vecchio continente non vengano compromessi.
Mi vengono in mente gli accordi di Monaco del 1938 tra Germania nazista, Italia fascista, Regno Unito e Francia, finalizzati ad evitare una guerra che poi scoppierà pochi mesi dopo. Oggi l’orizzonte bellico è più vasto e più articolato anche a causa di un allargamento ufficiale del conflitto bramato da Kim Jong-un, non sottovalutando i legami, ancora apparentemente “fatui”, che si abbracciano con l’altra guerra anch’essa con orizzonte sfocato, che si sta sviluppando nel vicino oriente.
di Fabio Marco Fabbri