Mosca e Chiesa ortodossa reprimono la libertà di culto

martedì 12 novembre 2024


Paragonare il dissenso politico all’eresia è diventata una tattica centrale della Russia, che consente a Mosca di mettere a tacere l’opposizione e imporre la conformità ideologica basata su un’ortodossia della Chiesa russa e della cosiddetta Russkiy Mir. Questi sforzi non si limitano ai confini geografici della Russia. Gli attacchi alle religioni alternative della Chiesa ortodossa russa sono diventati una parte fondamentale della guerra di Mosca contro l’Ucraina. Il patriarca Kirill ha esortato la Chiesa a “mobilitarsi” insieme alle forze militari e politiche della Russia, e i russi a pregare per Vladimir Putin e i soldati che combattono in Ucraina. Kirill arriva a definire la Russia un “Paese amante della pace”, “un’isola di libertà” nella “terra del diavolo”. Non solo, scrive anche che il “popolo russo non cerca di avviare conflitti militari con altri Paesi”, aggiungendo che “il mondo russo è costituito da tutte le generazioni dei nostri antenati e dei nostri discendenti che vivranno dopo di noi”.

In questa logica delirante, il concetto di Russkiy Mir, o Mondo Russo, posiziona la Russia come più di una Nazione; è una civiltà unica la cui cultura e storia sono decantate come superiori. Il Cremlino ha trasformato questa ideologia in un’arma, brandendo l’autorità e le risorse della Chiesa ortodossa russa, in quello che uno studio del 2024 dell’Institute for democracy and developmentPolita” ha definito “un’estensione della politica statale per sopprimere la diversità e soffocare le libertà di pensiero, parola e credo”. Intrecciando la lealtà politica con la dottrina religiosa, lo Stato ha effettivamente messo da parte qualsiasi espressione religiosa o prospettiva politica che si discosti dalla narrazione della Chiesa allineata al Cremlino.

Russkiy Mir è stato ulteriormente codificato nella dottrina della Chiesa ortodossa russa dal patriarca Kirill, con la recente pubblicazione di un nuovo libro di testo Alla Santa Russia: Patriottismo e Fede. La pubblicazione approfondisce la divisione non solo tra i credenti russi e ucraini, ma anche tra Russia ed Europa e persino la più ampia comunità delle Chiese ortodosse. Nell’aprile 2024, l’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa ha riconosciuto la Chiesa ortodossa russa come “uno strumento di propaganda del Cremlino”. Successivamente, il patriarca ecumenico di Costantinopoli ha denunciato lo spostamento militarista ed etno-nazionalista della Chiesa ortodossa russa come eretico. Secondo un rapporto del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti del 2023, le autorità russe hanno indagato, detenuto, imprigionato, torturato e abusato di individui in base alle loro convinzioni o affiliazioni religiose, prendendo di mira in particolar modo coloro che sono classificati come “estremisti, terroristi o indesiderabili”. Termini come “culti” e “sette” sono deliberatamente usati per stigmatizzare organizzazioni che potrebbero avere un’influenza sociale ma non sono leali al regime.

L’organizzazione ombrello che opera a supporto di questi sforzi è la Russian association of centers for the study of religions and sects (Racirs), che unisce i centri regionali che affrontano il “settarismo distruttivo nello spazio post-sovietico”, secondo le parole dei suoi promotori. I centri conducono un monitoraggio sistematico delle attività dei nuovi movimenti religiosi in Russia. Racirs fornisce anche una piattaforma per gli esperti religiosi per pubblicare e diffondere ricerche e analisi a un vasto pubblico come parte del suo sforzo per screditare le pratiche religiose alternative alla Chiesa ortodossa russa.

L’oppressione della libertà religiosa da parte della Russia si è diffusa oltre i suoi confini come parte fondamentale delle sue aspirazioni espansionistiche neo-imperialiste. Il National institute for strategic studies, con sede a Kyiv, riferisce che dall’invasione iniziale dell’Ucraina nel 2014, i territori temporaneamente occupati si sono trasformati in spazi di non libertà religiosa. Le autorità fantoccio messe dal Cremlino ed i gruppi separatisti hanno implementato un modello di relazioni tra Stato e religione simile a quello della Federazione russa, in cui i limiti della libertà religiosa sono determinati dalla volontà delle comunità religiose di cooperare con il regime di Putin e/o di dimostrare pubblicamente la loro lealtà nei suoi confronti. Riproducendo il modello repressivo già attuato in Russia, le forze di occupazione in Ucraina hanno lanciato una campagna concertata contro le organizzazioni religiose dissenzienti con il pretesto di combattere culti ed estremisti. Questa offensiva impiega una serie di tattiche disumane e illegali, tra cui il sequestro violento di luoghi di culto e l’intimidazione, il rapimento e la tortura dei credenti.

Con l’inizio della guerra su larga scala nel febbraio 2022, il terrore contro il clero, i centri religiosi e i credenti si è intensificato, con bombardamenti mirati e distruzioni di chiese, luoghi di preghiera, sinagoghe, moschee e altre strutture religiose che sono diventati pressoché quotidiani. Il progetto Religion in Flames ha documentato oltre 500 edifici religiosi rovinati, con il 9 per cento completamente distrutti e il 16 per cento che ha subito danni irreparabili. Anche i rapimenti e le uccisioni di personaggi religiosi di varie confessioni sono aumentati. Il database del progetto include informazioni su almeno 25 membri del clero uccisi, insieme a civili che hanno cercato rifugio in siti religiosi. Nonostante queste atrocità, il patriarca Kirill continua a benedire pubblicamente i soldati russi mentre vanno a combattere contro l’Ucraina e definisce l’invasione come una “guerra santa”.

La Chiesa ortodossa russa ha avuto anche un ruolo chiave nel plasmare la visione occidentale della guerra, diffondendo disinformazione che influenza il panorama politico europeo tramite una rete internazionale di organizzazioni anti-sette collegate al Racirs. Mentre alcuni in Occidente simpatizzano con le opinioni del patriarca Kirill, gli sforzi guidati dall’Ucraina per catalogare la politicizzazione, la corruzione e le contraddizioni ideologiche della chiesa russa sono stati efficaci nel combattere la disinformazione promulgata dalla stessa.

(*) Docente universitario di Diritto internazionale e normative per la sicurezza


di Renato Caputo (*)