La guerra del Captagon: droga e politica

martedì 5 novembre 2024


Strano ma vero: nel XXI secolo le droghe rappresentano la formula più spietata di guerra ibrida, tra tutte quelle finora note. Ne sa qualcosa l’America, primo consumatore al mondo di Fentanyl, droga sintetica prescrivibile con una semplice ricetta farmaceutica e decine di volte più potente dell’eroina, che causa in media centinaia di migliaia di vittime per overdose ogni anno, soprattutto tra i giovani adulti americani. Intere generazioni vengono così decimate e perdute, come se ogni anno vi fossero il doppio dei caduti in tutta la guerra del Vietnam, durata dal 1965 al 1975. A tutti gli effetti, il nemico da combattere è ancora una volta la Cina, che è il primo produttore mondiale e il principale esportatore di decine di tonnellate di principi attivi indispensabili per la preparazione del Fentanyl.

La droga è sintetizzata in tutta tranquillità sia all’interno di piccoli laboratori mobili occultati nelle jungle sudamericane, controllate dalle narcomafie dei vari Cartelli; sia nelle cucine di New York, tanto è semplice la sua lavorazione. I guadagni dei trafficanti sono talmente elevati (una sola pillola costa qualche centesimo per la sua fabbricazione e rende decine di dollari sul mercato nero), che praticamente è impossibile arrestare il traffico. Come segnala da tempo la Drug Enforcement Administration (Dea), è sufficiente qualche tir di pasticche di Fentanyl per approvvigionare per un intero anno il ricchissimo mercato americano. Esiste, però un’altra, per così dire, droga dei poveri, il Captagon, molto diffuso in Medio Oriente e che rappresenta lo stupefacente di elezione per jihadisti e miliziani musulmani di ogni risma e grado.

Pertanto, è interessante capire l’origine, l’utilizzo e il tipo di politicizzazione che sta dietro Stati falliti come la Siria, primo produttore ed esportatore di Captagon, che rappresenta la fonte quasi esclusiva di guadagno del regime (sottoposto a embargo da parte dell’Occidente), per garantirsi un minimo di riserve in valuta estera. La droga ha una storia come tante, essendo in origine un farmaco omonimo brevettato in Germania negli anni Sessanta per curare narcolessia, depressione e deficit di attenzione, poi messo al bando nel 1986 da molti Paesi nel mondo. Chimicamente, si tratta di un’alta concentrazione di pseudoefedrina, comunemente utilizzata per la cura di raffreddori e influenze, di cui la Siria ha importato nel 2020 più di 45 tonnellate, senza fornire alcuna spiegazione in merito. Negli anni Novanta, è stata la criminalità organizzata bulgara a trasferire la produzione del Captagon nella valle libanese della Beqaa, roccaforte di Hezbollah, che ne utilizza gli ingenti ricavi per l’acquisto di armi, avvantaggiandosi del fatto che queste ultime e la droga seguono le stesse rotte di traffici illegali.

Ma è stata la guerra civile siriana, coniugata al collasso politico-economico del vicino Libano, a creare il boom dei consumi di Captagon – denominata la droga della Jihad – grazie all’inesistenza dei controlli frontalieri tra i due Paesi, e alla presenza di porti mediterranei utilizzati dalle rotte internazionali. Storicamente, del resto, le anfetamine rappresentano la droga più ricercata e consumata negli Stati arabi del Golfo, dove non arrivano gli stupefacenti più diffusi in Occidente, per cui è proprio il Captagon a essere considerato come la cocaina del Medio Oriente. Quando Bashar al-Assad ha ripreso il controllo di gran parte del suo territorio, è stato creato di fatto il monopolio statale per la produzione di Captagon, il cui traffico interfrontaliero con la Giordania vale da solo dagli otto ai 10 miliardi di dollari all’anno.

Il più formidabile “piazzista” libanese della droga fabbricata in Siria è proprio Hezbollah, che ne facilita il traffico nelle aree sotto il suo diretto controllo e assicura la sua protezione ai trafficanti che operano nel Sud della Siria. Di recente, Arabia Saudita e Giordania (i più colpiti dai traffici e dai consumi di Captagon) hanno inasprito i controlli alla frontiera, sequestrando milioni di pillole pronte per l’uso. Nel folklore semi macabro dei trafficanti, ogni mezzo e vettore umano è utile per trasportare oltre confine le pasticche di Captagon, nascondendole nelle scarpe dei ragazzini, nei reggiseni delle donne, oppure spedendole direttamente dalle aree desertiche confinanti per mezzo di droni o di catapulte, come succedeva ai tempi degli antichi romani. In inverno, invece, vengono utilizzati gli “spalloni” quando la visibilità è ridotta a pochi metri, a causa di nebbia e polvere. Anche i piccioni viaggiatori trasportano oltre frontiera piccoli quantitativi di metanfetamina, pari a 70 grammi a viaggio.

In base ad alcune stime fornite da istituti internazionali specializzati, il commercio globale di Captagon vale 5,7 miliardi di dollari l’anno, ovvero poco meno della metà di quello europeo della cocaina. In questo quadro, l’Europa, per sua fortuna, è solo un hub di transito, destinato quasi esclusivamente ai mercati illegali della Penisola arabica.

Per capire come le droghe di sintesi rappresentino una forma sempre più pericolosa e avanzata di guerra ibrida, sarà sufficiente ricordare la recente iniziativa dell’Amministrazione di Joe Biden, che nel 2022 ha emanato il Captagon Act, in cui si dà mandato alle Agenzie americane di sviluppare una strategia adeguata per smantellare i network di produzione e distribuzione della droga della Jihad, avvalendosi di accordi di partnership per la sicurezza e il contrasto agli stupefacenti di sintesi con altri governi mediorientali. Nell’ambito di tali accordi riservati, gli Usa hanno fornito alla Giordania (la più colpita dai traffici inter-frontalieri di Captagon e dalla violenza connessa) sia bombe a guida satellitare per colpire i signori della droga all’interno del territorio siriano, sia strumenti di sorveglianza aerea, droni e dispositivi per l’intercettazione delle comunicazioni tra i trafficanti.

Di recente, la riabilitazione della Siria, riammessa nella Lega araba, farebbe parte di un possibile scambio politico tra il riconoscimento internazionale di Damasco e l’impegno da parte di Assad di ridurre significativamente il traffico inter-frontaliero di Captagon. Ovviamente, dopo una “veronica”, ovvero una finta collaborazione da parte della Siria, i traffici inter-frontalieri con la Giordania sono ripresi anche con più intensità di prima. Ora, se i dittatori non cambiano mai, è compito invece delle democrazie attrezzarsi per combattere e rendere inefficaci le loro guerre ibride.


di Maurizio Guaitoli