Il peso dell’Islam nelle elezioni americane

giovedì 31 ottobre 2024


Mancano pochi giorni al 5 novembre, data delle elezioni Usa, e i voti di circa tre milioni e mezzo di elettori musulmani non sono mai stati come in questa occasione dubbi. Secondo il Cair, Council on American-Islamic Relations, il più grande gruppo di difesa dei diritti musulmani negli Stati Uniti, i voti degli islamici per le presidenziali, potrebbero essere decisivi per la vittoria di uno dei due candidati. La vicepresidente Kamala Harris e l’ex presidente Donald Trump, potrebbero ottenere successo convincendo la popolazione musulmana americana che i loro programmi, soprattutto di geopolitica, sono a loro favore. Secondo l’amministratore delegato, o Ceo, della sezione californiana del Cair, il voto degli arabi musulmani negli Stati chiave in bilico, come Georgia, Michigan, Arizona, Nevada, Wisconsin e Pennsylvania, sarà determinante.

È noto che in un contesto come quello statunitense, dove le dinamiche sociali e la “strutturale” immigrazione hanno creato blocchi tendenzialmente compatti, (tra questi: nativi americani, afroamericani, americani bianchi, latini e ispanici, asiatici americani, nativi hawaiani e arabi americani), il voto espresso da queste aggregazioni su base “etnica”, oltre ad essere quantificabile è fortemente certo circa il numero dei voti disponibili. Così gli elettori musulmani residenti negli Stati in bilico, avranno sicuramente un ruolo decisivo per l’esito delle elezioni; considerando che la comunità musulmana è uno dei blocchi di elettori aggregati in minoranze ideologiche e etniche negli Stati Uniti.

Se ad agosto un sondaggio del Cair, condotto su quasi 50mila elettori musulmani registrati nei sei Stati incerti, tendeva a propendere per i democratici, dando la Harris in vantaggio su Trump con un margine significativo di quasi il 30 per cento contro l’undici, oggi la situazione è decisamente diversa. Infatti Trump, secondo le ultime stime, sempre opinabili e tendenzialmente condizionanti, è ora in vantaggio rispetto alla Harris nell’elettorato arabo-musulmano. Il candidato repubblicano è ora considerato più attendibile della Harris nel portare uno spiraglio di pace nel Medio e Vicino oriente; inoltre Trump anche se ha sempre espresso forte criticità verso l’Islam, ora pare che goda di una sorta di voto di vendetta nei confronti di una “sinistra” considerata troppo solidale con Israele.

Quindi, da alcune settimane, nella campagna elettorale di Trump molto è stato tolto riguardo alla “tematica islamica”; infatti la parola “islamismo”, con il collegato concetto di estremismo islamico, è evitata dai candidato repubblicano, che sta sfruttando strategicamente quella tendenza alla disaffezione mostrata degli elettori musulmani verso i democratici. Ora Trump sta apertamente “civettando” con l’elettorato musulmano. È proprio nello Stato del Michigan, ma soprattutto intorno alla capitale dell’industria automobilistica, Detroit, ora in forte crisi, che vive la più numerosa comunità musulmana del Paese, con almeno 250mila islamici. È nel Michigan, Stato chiave che Trump vinse nel 2016 e poi perse nel 2020, che i due contendenti alla presidenza sono testa a testa nei sondaggi. In questo ambito vanno fatte alcune considerazioni: ad esempio i fondamentalisti islamici, vicini ai Fratelli Musulmani, vogliono punire la “sinistra” di Washington per il suo sostegno allo Stato ebraico; mentre i repubblicani cristiano evangelici che hanno sempre sostenuto i candidati e i presidenti Repubblicani, sostenitori del Grande Israele, non sono perfettamente compatti nelle loro esternazioni comunicative.

Ma un’osservazione va fatta sul “caso Michigan”; il 18 ottobre Trump ha visitato la città di Hamtramck, che è l’unica a maggioranza musulmana degli Stati Uniti. Ha definito un onore essere stato accolto dal sindaco musulmano Amer Ghalib, il quale, a sua volta, ha dichiarato storica la visita del candidato repubblicano nella città.  Ghalib è di origine yemenita, immigrato negli Usa nel 1997, ha fatto storia la sconfitta inflitta all’ex sindaco di Hamtramck il cattolico Karen Majewski nel 2021, chiudendo con la tradizione politica che vedeva da oltre un secolo sindaci polacchi-americani. Una città di poco meno di 30mila abitanti che è diventata la prima negli Usa ad avere una classe politica eletta esclusivamente musulmana, con tutti i seggi del consiglio comunale occupati da candidati di islamici. Ghalib è comunque sospettato di essere legato ai Fratelli Musulmani; ma l’adozione di posizioni che potrebbero essere in sintonia con i conservatori del Partito Repubblicano, apre ad altri spazi di ragionamento. Infatti due mesi dopo essere salito al potere, Ghalib ha approvato un atto che vieta le bandiere Lgbtq+ sugli edifici pubblici o di proprietà del Comune; poi si è rifiutato di condannare uno dei suoi dirigenti politici che si chiedeva, con sarcasmo, se l’olocausto contro gli ebrei non fosse una punizione prevista da Dio per ciò che avrebbero fatto gli israeliani a Gaza. Infine, il consiglio comunale ha approvato una delibera che proibisce ogni tipo di investimento in società israeliane, perché artefici in quello che definiscono “genocidio contro i palestinesi”. Ma nel quadro delle apparenti incoerenze resta il fatto che Trump, da presidente, ha trasferito l’ambasciata degli Stati Uniti da Tel Aviv a Gerusalemme, che ha riconosciuto la sovranità israeliana sulle alture del Golan; ma va anche ricordato che molti musulmani non voteranno mai per una donna.

Brevemente, i fondamentalisti, in sintonia con i Fratelli Musulmani, che otto anni fa odiavano Trump, oggi, come l’imam Belal Alzuhairi, uno dei leader saliti sul palco con Trump, lo osannano nei comizi e probabilmente nelle moschee; appoggiando la sua posizione in politica estera. Affermando che “Dio o Allah” gli ha salvato la vita due volte per questo motivo. Ghalib ha dichiarato: “Ora, lasciamo che la Carovana inizi il suo viaggio”, aggiungendo che “questo è solo il punto di partenza”. Finché sharia e american constitution, costituzione americana, non si scontreranno. E, in caso di vittoria dei repubblicani, quale “cambiale” dovrà pagare Trump all’Islam?


di Fabio Marco Fabbri