lunedì 28 ottobre 2024
“Approfitto per dire che noi amiamo l’Italia, io personalmente ne sono innamorato dal sud al nord. In passato ho lavorato con voi, conosco la vostra storia, la musica, le canzoni, la lirica, i film. Siete grandi! E noi sentiamo tutto il vostro sostegno. Volodymyr Zelenskyy ha una forte relazione con la premier Giorgia Meloni, che è uno dei grandi leader dell’Europa odierna. Sappiamo bene che tra i vostri partiti esistono posizioni diverse. Ma credo anche che la questione nordcoreana possa dare nuovi argomenti a Giorgia Meloni perché anche nel suo governo si superino le riluttanze nei nostri confronti. Per Zelenskyy è stato molto importante venire a Roma a presentare il suo piano della vittoria personalmente alla premier. Dobbiamo lavorare assieme da amici e siamo felici che l’estate prossima l’Italia ospiti la conferenza per la ricostruzione dell’Ucraina”. Così Andriy Yermak, capo dell’ufficio presidenziale di Volodymyr Zelenskyy risponde in un’intervista al Corriere della Sera ad una domanda sulla posizione italiana in merito all’uso delle sue armi in territorio russo.
Yermak ha poi aggiunto: “Voglio dire all’Italia e agli altri alleati che noi siamo un Paese responsabile, affidabile. È la propaganda russa che ci accusa di trascinare il mondo nella guerra. In realtà, non abbiamo mai chiesto alla Nato di partecipare in questo conflitto. Noi ci battiamo da soli, certo aiutati dai nostri partner, ma da soli. Vero, chiediamo armi e supporto finanziario. In quasi tre anni abbiamo dimostrato che gli aiuti sono stati assolutamente efficienti. Grazie al sacrificio degli eroici soldati ucraini anche l’Europa e l’ordine internazionale sono stati difesi. E per voi è giunto il tempo di non esitare più, di darci velocemente armi e munizioni in quantità adeguata. Questo lo spirito dei cinque punti del piano di pace presentato da Zelenskyy: la necessità dell’equilibrio delle forze sul campo, soltanto un’Ucraina forte e militarmente garantita sarà pronta a negoziati seri con la Russia”.
Sul dispiegamento dei soldati nordcoreani, “Secondo le nostre informazioni – ha dichiarato Yermak – i soldati nordcoreani saranno dispiegati in questi giorni sul fronte di Kursk e inizieranno a combattere contro le nostre truppe. Una mossa che dimostra che de facto la Corea del Nord partecipa a questa guerra. La riprova per cui adesso l’Ucraina non combatte solo l’aggressore russo, ma anche contro i suoi alleati nordcoreani e l’Iran che fornisce i droni Shahed. Occorre dunque che i nostri alleati occidentali esaminino seriamente questa nuova realtà e la Nato assuma decisioni concrete. Da molto tempo oramai noi ucraini diciamo che abbiamo bisogno di più armi e che vengano abolite le restrizioni per colpire all’interno del territorio russo, come è ribadito anche nel piano per la vittoria presentato dal presidente Zelensky”, e quando l’intervistatore chiede se davvero le unità nord coreane possano cambiare l’andamento della guerra, il consigliere di Zelensky risponde con estrema franchezza: “Sappiamo che si trovano già sul territorio russo e sono pronte a partecipare ai combattimenti, lo confermano i nostri alleati e lo dicono da Mosca. Ma certamente mutano completamente lo scenario politico e il senso della guerra provocata dall’aggressione russa. A coloro che temono un’escalation, dico che si deve reagire uniti e va ribadito che non basta terminare i combattimenti, occorre impedire una prossima aggressione. Altrimenti il rischio arriva anche nei Paesi Baltici che dicono di essere molto preoccupati. Se l’Ucraina non bloccherà l’invasione i prossimi saranno loro”. Yermak, inoltre, chiarisce: “De iure non c’è stata alcuna dichiarazione ufficiale di guerra da parte di Pyongyang, però de facto si sono uniti all’aggressione militare contro il nostro Paese, un conflitto che dura già da un decennio”.
E riguardo alle prossime elezioni negli Stati Uniti, Andriy Yermak dice: “Ovviamente, per noi la politica degli Stati Uniti è di grande rilevanza, sono il nostro alleato principale. E sappiamo bene che la società americana sta con noi. Zelenskyy ha appena incontrato i leader Usa. Il colloquio con Joe Biden e Kamala Harris è stato caloroso, ma è andato molto bene anche quello con Donald Trump. Ero presente, non fornisco dettagli, si è svolto a porte chiuse, però posso dire che siamo tornati dagli Stati Uniti certi che nessuno dei due candidati è disposto a lasciare che Vladimir Putin vinca questa guerra e che il sostegno militare continuerà”.
Riguardo alla possibilità che la pace passi per un compromesso territoriale Yermak ha ribadito che “Zelenskyy non ha mai parlato di compromesso territoriale, bensì della necessità di accettare i confini riconosciuti internazionalmente. Però è vero che era pronto a negoziare a partire dalla situazione alla vigila dell’invasione russa. Per noi Crimea e Donbas restano ucraini, non sono negoziabili. Siamo contrari a congelare la guerra, vogliamo invece terminarla. Siamo rassicurati dal fatto che anche i Paesi del sud globale condannino l’invasione russa e l’acquisizione di territori con la forza. Per iniziare il negoziato occorre comunque tornare alla situazione precedente il primo colpo di cannone russo alle quattro di mattina due anni fa. Poi parleremo di come riportare la nostra sovranità ai confini del 1991”.
Tuttavia, Putin ha appena detto che l’Ucraina deve accettare la nuova situazione sul terreno. A questo proposito, Yermak ha replicato: “Non possiamo costruire la proposta di pace facendoci condizionare da chi ha voluto questa guerra. Saremo pronti a fare la conferenza internazionale quando ci sentiremo forti e sostenuti anche dal sud globale per negoziare con la Russia”, aggiungendo “Nel primo summit internazionale in Svizzera, a metà giugno, 96 Paesi hanno rilanciato assieme a noi il principio di riconoscere i confini internazionali contro l’acquisizione della terra con la forza. A inizio novembre avremo finalizzato la nostra formula per la pace e Zelenskyy ha detto che allora sarà pronto ad ascoltare altre iniziative come quelle di Cina, Brasile, Sud Africa, eccetera per integrarle nella nostra. A quel punto, la nostra proposta avrà un sostegno importante”.
(*) Docente universitario di Diritto internazionale e normative per la sicurezza
di Renato Caputo (*)