giovedì 24 ottobre 2024
Libertà di migrazione (incontrollata) e diritto di contenimento della stessa: meglio gli accordi o i muri? In un sistema complesso di chiuse e contro chiuse, come è oggi il mondo senza confini, le migrazioni incontrollate di massa sono un cataclisma che rompe tutti gli argini di contenimento. Soprattutto se ti chiami “Occidente” e devi fare i conti con una burocrazia interna, ipertrofica e inefficiente, combinata a un sistema giudiziario europeo iper-garantista e alla crisi delle relazioni internazionali, tali da rendere praticamente impossibile l’espulsione nei rispettivi Paesi di origine dei migranti irregolari. Tutto ciò, in questa parte dell’emisfero definito Global north, è stato reso possibile dalla concomitanza di almeno due fattori di declino. In primo luogo, ha inciso il crollo delle nascite, per cui sono venuti a mancare molti milioni di lavoratori nelle fasce medio-basse, cui ha corrisposto l’esplosione demografica in Africa, America Latina e parte dell’Asia. Si è così assistito all’apertura delle frontiere occidentali a milioni di lavoratori non qualificati, che hanno saturato i posti di lavoro meno remunerati e faticosi, facendo crollare il livello rispettivo dei salari e causando una forte crisi degli alloggi.
Quest’ultimo fenomeno è stato caratterizzato da una crescita verticale (generatrice di forti tensioni sociali) del rapporto allogeni-autoctoni nelle periferie più disagiate dei medi-grandi certi urbani. Un disastro totale, al quale si sommano gli effetti destabilizzanti delle delocalizzazioni produttive, favorite dalla globalizzazione e seguite dalla perdita di molte decine di milioni di impieghi dei “colletti blu” nei settori industriali e manifatturieri.
In secondo luogo, e qui sta il più grave fattore di crisi dell’Occidente e della nostra civiltà, la pressione migratoria alle frontiere terrestri e marittime si è fatta incontenibile per l’impossibilità di ricorrere all’uso della forza e ai respingimenti: pratica invece del tutto lecita e legittima nei Paesi non democratici, che hanno utilizzato per di più la porosità delle frontiere occidentali per far scendere la fortissima pressione interna del sottosviluppo e del loro picco demografico di popolazione giovane in età da lavoro. Così i trafficanti hanno potuto strumentalizzare come un grimaldello giuridico la Convenzione di Ginevra sui rifugiati (nata per tutti altri scopi e per numeri molto ristretti di aventi diritto) e il relativo diritto all’asilo, di cui si sono avvalsi praticamente tutti gli irregolari giunti nei Paesi democratici. Circostanza quest’ultima che ha congestionato fino alla paralisi operativa le burocrazie che presiedono al riconoscimento del diritto di asilo. Infatti, a causa dei grandi numeri, le strutture occidentali dedicate all’accoglienza hanno cumulato un enorme arretrato delle domande inevase, cosa che ha comportato la permanenza nel lungo periodo (pari a qualche anno) dei richiedenti asilo sul territorio della Nazione ospite o nei centri, rendendo poi praticamente ineffettivo e impraticabile il procedimento di espulsione. Questo perché, in corrispondenza del respingimento della domanda di asilo (evento statisticamente maggioritario, trattandosi di profughi economici), decisione quest'ultima avvenuta al termine di un complesso iter procedimentale cui occorre sommare i tempi del ricorso, il provvedimento di espulsione conseguente (che ha una scadenza temporale) non è stato seguito da un accompagnamento diretto alla frontiera. E questo accade perché lo straniero o non ha ottenuto i documenti dal Paese di origine per il rientro in Patria (in ragione soprattutto della mancanza di accordi bilaterali tra il Paese di origine e quello procedente); o in assenza della disponibilità di Paesi terzi “sicuri” a ricevere il migrante sul loro territorio.
Oltre all’Italia, i numeri molto elevati delle mancate espulsioni (deportation in lingua inglese) hanno riguardato tutti i Paesi Ue, e in particolare la Francia, per non parlare degli Usa e dell’Inghilterra. Oltralpe, sono stati emessi nel 2022 ben 134mila provvedimenti di espulsione (in sigla Oqtf, Obligation de quitter le territoire français), di cui solo 9.160 hanno avuto seguito, con il rimpatrio effettivo degli irregolari. Tendenza che persiste anche per il 2023, con un tasso di esecuzione dei rimpatri fermo al 6,9 per cento. Così la Francia subisce il crescente impatto urbano di una massa di giovani delinquenti, molto violenti e aggressivi (in genere minori non accompagnati) che non si riesce a rimpatriare nei loro Paesi di origine. L’Algeria è uno di questi, dalla quale provengono la gran parte dei giovani delinquenti soggetti a espulsione, ma che per ragioni politiche (Algeri è in lite con la Parigi sulla questione del Sahara occidentale) rifiuta di riprendersi i suoi cittadini. E questa via crucis, senza soluzione di continuità, complica enormemente il peso amministrativo e securitario che grava sui Centri e strutture di detenzione amministrativa (Cra nell’acronimo francese, del tutto simili ai nostri Cpr), in cui gli stranieri possono essere trattenuti per non più di 90 giorni.
Ma, così come accade anche da noi, i dati francesi ci dicono che nel 2022, su 16mila internati nei Cra, ben il 50 per cento ha dovuto essere rilasciato alla scadenza del periodo detentivo, di cui il 93 per cento di questi ultimi per decisione giudiziaria. Il motivo? L’assenza di Paesi terzi “sicuri” (lista che la Ue dovrebbe avere il coraggio di introdurre nella sua riforma dell’asilo comunitario) che accettino il dislocamento nel loro territorio degli stranieri soggetti a espulsione. Ma, anche laddove i magistrati abbiano validato il procedimento di espulsione, l’espellendo può ancora rifiutarsi di salire sull’aereo, come lo incoraggiano a fare sistematicamente le associazioni di aiuto ai migranti. Soluzioni possibili? In alcuni Paesi europei la detenzione amministrativa ha carattere illimitato per gli stranieri assoggettati a un provvedimento di espulsione, mentre per la Commissione questo periodo deve essere contenuto non oltre i 18 mesi, anche se la Germania prevede il limite di 547 giorni di detenzione autorizzata. Forse, l’unico modo di far funzionare effettivamente le espulsioni è di incentivare economicamente il ritorno in Patria dei migranti, magari versando una “tangente” legale pro-capite ai loro Paesi d’origine, sotto forma di aiuti al reintegro dei loro concittadini espulsi. Così, un Occidente ventre molle del mondo migrante è il motivo fondamentale per cui le autocrazie prevalgono sulle democrazie.
di Maurizio Guaitoli