Le milizie islamiche nella Repubblica Centrafricana

mercoledì 23 ottobre 2024


La Repubblica Centrafricana è un tragico caso di ciò che accade quando i radicali islamici prendono il controllo di una nazione.

Gran parte della comunità internazionale, dei gruppi per i diritti umani e dei media lo hanno ignorato, ma la Repubblica Centrafricana (Rca) è alle prese con una guerra in corso scatenata da Seleka, un’alleanza di milizie islamiche che combatte contro il governo cristiano e ufficialmente laico del Paese.

La maggior parte del Paese è oggi occupata da gruppi armati (i cui membri sono autoctoni o provengono dall’estero), tutti ritenuti responsabili di violazioni dei diritti umani.

Anche i mercenari russi del gruppo Wagner sono arrivati ​​nella Rca nel 2018, dopo che il presidente Faustin-Archange Touadera chiese loro aiuto per far fronte ai gruppi ribelli. Da allora i mercenari Wagner hanno combattuto a fianco dell’esercito della Repubblica Centrafricana contro le milizie islamiche e, mentre “proteggevano” le miniere d’oro, si sono fatti portatori di “pace”. Tuttavia, secondo la Bbc: “La signora [Nathalia] Dukhan [un’investigatrice senior del gruppo investigativo The Sentry] afferma che i mercenari stanno conducendo una ‘campagna di terrore’ e sono responsabili di diffuse violazioni dei diritti umani, tra cui esecuzioni extragiudiziali, torture e stupri. (...). Il gruppo Wagner ha approfittato di istituzioni fragili e di un esercito debole per perfezionare ‘un piano finalizzato alla conquista dello Stato’”.

La guerra ha causato lo sfollamento di migliaia di cristiani che hanno perso i loro mezzi di sostentamento, sono stati costretti a lasciare le loro case e ora vivono in campi. Gli omicidi e la distruzione di proprietà e chiese sono diventati comuni.

Enrica Picco, a capo del Central Africa Project di Crisis Group spiega: “Dieci anni fa, Seleka, una coalizione ribelle prevalentemente musulmana del nord-est del Paese, marciò sulla Capitale della Repubblica Centrafricana, Bangui, sostenuta da migliaia di mercenari ciadiani e sudanesi, senza incontrare alcuna resistenza. Rovesciò il presidente François Bozizé [un cristiano] e diede il via a una fase di transizione, ma non riuscì a tenere sotto controllo i suoi combattenti”.

Il Dipartimento di Stato americano rileva: “Migliaia di cittadini centrafricani sono stati sfollati negli ultimi otto anni, mentre milizie organizzate, in parte, lungo linee religiose, prendono di mira intere comunità perpetrando atti di violenza e persecuzioni basati sulle loro convinzioni religiose”.

Il leader di Seleka Michel Djotodia è stato presidente della nazione da marzo 2013 fino alle sue dimissioni, avvenute nel gennaio 2014.

L’attuale presidente della Repubblica Centrafricana, Faustin-Archange Touadera (eletto nel 2016 e rieletto nel dicembre 2020) non è stato, purtroppo, in grado di estendere il controllo governativo sull’intero territorio del Paese. Il governo della Rca ha attualmente il controllo solo sulla Capitale, Bangui. La maggior parte del resto del Paese è controllata da milizie islamiche. In queste aree a predominanza musulmana, i cristiani sono spesso perseguitati, soprattutto dove la legge della Sharia viene più o meno ufficialmente applicata.

La Repubblica Centrafricana è un Paese a maggioranza cristiana. La popolazione cristiana è pari a circa 3.807.000 persone (il 74,4 per cento dell’intera popolazione). Si contano 711mila musulmani (il 13,9 per cento della popolazione) e coloro che praticano religioni autoctone africane sono 548mila (10,7 per cento).

Da quando Touadera è stato eletto, nel 2016, ha fatto della riconciliazione una priorità. Sebbene nel 2019 sia stato firmato “l’Accordo politico per la Pace e la Riconciliazione nella Repubblica Centrafricana” tra il governo e 14 gruppi armati, si continuano a compiere violenze indiscriminate e i combattimenti non sono ancora terminati.

Anche la Missione multidimensionale integrata delle Nazioni Unite per la stabilizzazione nella Repubblica Centrafricana (Minusca) e le forze di sicurezza governative non sono riuscite a esercitare un controllo efficace al di fuori della Capitale.

Di conseguenza, i cristiani fronteggiano un’immane violenza da parte di gruppi di miliziani occupanti. Porte Aperte/Open Doors, che monitora la persecuzione cristiana su scala mondiale, denuncia: “Attualmente, il crollo dell’ordine pubblico ha raggiunto un livello tale che regnano impunità e anarchia, non lasciando spazio ai cristiani per praticare la loro fede in sicurezza. Le milizie armate, che occupano ampie fasce del Paese, sono state responsabili di un lungo elenco di violazioni dei diritti umani, tra cui l’incendio e il saccheggio di edifici ecclesiastici”.

Dall’inizio della guerra civile, Porte Aperte/Open Doors segnala che molti cristiani in seno alla Repubblica Centrafricana sono stati uccisi dalle milizie islamiche a causa della loro fede, oltre che abusati fisicamente e mentalmente. Donne e ragazze cristiane sono state stuprate e aggredite sessualmente. Le donne e le ragazze cristiane rischiano di essere rapite e costrette a sposare uomini musulmani. Le proprietà private cristiane sono state danneggiate o confiscate e le chiese e gli edifici cristiani sono stati attaccati e chiusi.

“I leader cristiani abbastanza coraggiosi da denunciare questa violenza hanno dovuto far fronte a minacce alla loro vita, costringendo molti membri della comunità cristiana a fuggire nei Paesi vicini, come il Camerun, per mettersi in salvo.

“La mancanza di governance e di Stato di diritto ha causato lo sfollamento di migliaia di cristiani, spesso costretti a vivere in campi di fortuna, perdendo così le loro case e i mezzi di sostentamento...

“Ci sono difficoltà anche per i cristiani nella parte orientale del Paese, al confine con il Sudan”.

Secondo Open Doors, alcuni degli abusi che i cristiani subiscono da parte di miliziani islamici includono:

1) Di solito, i membri della comunità musulmana non vogliono condividere le risorse della comunità (come l’assistenza sanitaria) con i convertiti al Cristianesimo, soprattutto nelle remote zone settentrionali del Paese.

2) Le milizie musulmane attaccano le chiese nelle aree del Paese a maggioranza musulmana e prendono di mira in particolar modo quelle maggiormente impegnate nella palese integrazione dei conversi provenienti dalla comunità musulmana.

3) Nelle aree controllate dai miliziani, tutti i mezzi di trasporto sono sotto il controllo musulmano, rendendo difficile il movimento dei cristiani. Quando scoppia la violenza, i pastori sono particolarmente vulnerabili mentre si spostano da una chiesa all’altra per svolgere il loro lavoro.

4) Nelle regioni in cui i gruppi ribelli detengono il potere, i cristiani vengono discriminati e talvolta attaccati, il che li costringe a fuggire dalle loro case e dal loro Paese.

5) Nella parte settentrionale del Paese, a predominanza musulmana, dove operano gruppi scissionisti di Seleka, i convertiti rischiano la vita se possiedono materiale cristiano. Quando i combattenti islamici entrano in una casa e trovano qualcuno che legge una Bibbia, è noto che lo uccidono immediatamente.

6) Nelle zone controllate dai gruppi ribelli, dove i genitori dei bambini sono stati uccisi o sono stati costretti a fuggire, i minori rimasti in loco sono alla mercé degli aggressori. Alcuni sono stati uccisi brutalmente.

7) Nelle zone a maggioranza musulmana, le donne sono costrette a seguire un codice di abbigliamento islamico e le convertite rischiano la segregazione domestica e il matrimonio forzato con uomini musulmani più anziani.

Molte chiese sono state danneggiate. Il 22 gennaio 2022, l’Unione delle Chiese Cristiane Evangeliche dei Fratelli è stata l’obiettivo di un attacco armato da parte di elementi del gruppo ribelle 3r.

Anni di violenza e instabilità politica nella guerra civile hanno reso le donne e le ragazze cristiane particolarmente vulnerabili a stupri, traffici di esseri umani, rapimenti e matrimoni forzati, come forme di persecuzione religiosa. La violenza sessuale diffusa scoraggia i genitori dal mandare le ragazze a scuola.

Anche gli uomini cristiani subiscono abusi o perdono la vita quasi ogni giorno. Spesso vengono uccisi o arrestati per la loro fede da milizie islamiche radicali:

“I pastori sono particolarmente presi di mira, accusati falsamente e persino aggrediti durante le funzioni religiose. Gli uomini vengono anche discriminati nei lavori, poiché i leader islamici occupano tutte le piazze di mercato, controllano il commercio, impongono tasse esose agli imprenditori cristiani e saccheggiano perfino i negozi di proprietà cristiana, impendendone gli affari. I ​​cristiani vengono reclutati con la forza in gruppi militanti ribelli, discriminati nel servizio militare nazionale e presi di mira per torture e aggressioni. Rapimenti, uccisioni, minacce e l’impoverimento tattico degli uomini hanno un impatto notevole sulle famiglie cristiane...

“Ci sono segnalazioni che indicano la presenza nel Paese di combattenti islamici stranieri che sostengono i gruppi ex-Séléka [islamici]. Finché le milizie ex-Séléka saranno armate e operative nel Paese, l’oppressione violenta continuerà e le possibilità di pace nella Rca sono molto improbabili”, aggiunge Porte Aperte/Open Doors.

“La Repubblica Centrafricana (Rca) è un Paese molto pericoloso per i cristiani (il 74 per cento della popolazione)”, ha affermato Ryan Brown, rappresentante di Open Doors negli Stati Uniti, in un’intervista al Gatestone.

“Si classifica al 28° posto nella Open Doors 2024 World Watch List, una classifica annuale dei 50 Paesi più pericolosi in cui seguire Gesù, a causa degli alti livelli di oppressione islamica e della criminalità organizzata. Le milizie antigovernative hanno costretto innumerevoli persone ad abbandonare le loro case, tra cui migliaia di cristiani.

“C’è una costante instabilità nella Repubblica Centrafricana e nei Paesi limitrofi. Uno dei modi in cui la comunità internazionale può aiutare è prevenire l’impunità e garantire la responsabilità contro la violenza nella Rca. Raccomandiamo di rafforzare la capacità della Missione Multidimensionale Integrata delle Nazioni Unite per la Stabilizzazione nella Repubblica Centrafricana (Minusca) equipaggiando le loro truppe per un’identificazione e una risposta efficienti alle minacce emergenti e per garantire la responsabilità delle loro operazioni.

“Vorremmo anche vedere la Minusca utilizzare risorse trasparenti e indipendenti come l’Office for Peacekeeping Strategic Partnership. La Minusca è l’unico supervisore a guida Onu nella Rca e la sua presenza è estremamente importante ai fini della sicurezza e della stabilità del Paese.

“L’impunità può anche essere combattuta esortando il governo della Rca a ripristinare un sistema giudiziario ufficiale e a sostenere la formazione giuridica locale e di base per garantire giustizia a tutti i livelli della società. Inoltre, dati i contributi forniti dagli attori religiosi locali nel tentativo di portare pace e coesione sociale nella comunità, la comunità internazionale dovrebbe integrare opportunità di finanziamento flessibili nella propria programmazione per consentire ad attori religiosi locali e organizzazioni basate sulla comunità ben coordinati e imparziali presenti nella Rca di svolgere il proprio lavoro, tra cui fornire accesso a cibo, acqua potabile sicura e forniture mediche essenziali, assistenza psicologica e sociale appropriata a livello locale, progetti di riconciliazione e costruzione della comunità tra gli sfollati interni”.

Questa guerra devastante e le sue conseguenze necessitano di maggiore copertura mediatica. Perché gli attivisti e i gruppi per i diritti umani si preoccupano solo del Medio Oriente? La terribile situazione in cui versa la Repubblica Centrafricana e anche altri Paesi (ad esempio, si veda quiquiquiqui) dovrebbe servire altresì da impellente monito su cosa succede alle nazioni quando i radicali islamici non vengono controllati e ritenuti responsabili.

(*) Tratto dal Gatestone Institute

(**) Traduzione a cura di Angelita La Spada


di Uzay Bulut (*)