martedì 22 ottobre 2024
Un Donald Trump in forma smagliante, piacevolmente energico e con nuances più morbide rispetto allo stile ruvido e imprevedibile al quale eravamo abituati. Il tycoon ha partecipato alla cena di gala annuale della Alfred E. Smith Memorial Foundation tenuta il 18 ottobre presso il Walford-Astoria Hotel, poco distante da Central Park. L’ente nato nel 1946 raccoglie milioni di dollari per le organizzazioni di beneficenza cattoliche che sostengono i bambini e le donne vulnerabili dell’Arcidiocesi di New York. È l’ultimo evento in cui i due candidati alla Casa Bianca si confrontano prima delle elezioni presidenziali di novembre – la prassi è andata consolidandosi dopo la sfida tra John F. Kennedy e Richard Nixon nel 1960. Ma quest’anno il palco della Al Smith Dinner vedeva un solo protagonista: Donald Trump. Già, perché Kamala Harris si è voluta sfilare da questa tradizione decennale della politica americana. Uno sgarbo che ha lasciato attoniti gli ospiti – primo fra tutti il padrone di casa, Sua Eminenza Timothy M. Dolan.
Lo speech di Trump, costruito con grande perizia retorica e pronunciato ricorrendo all’uso dell’ironia, incastonava decine di scherzi, battute sarcastiche (ma non velenose), calembour e colpi di scena: il 45° Presidente degli Stati Uniti ha saputo sfoggiare una teatralità degna del miglior Ronald Reagan. La battuta d’esordio entusiasma il pubblico: “Mi hanno detto che non si può usare un teleprompter in nessun caso”. Palese l’allusione alla recente gaffe di Kamala Harris, sorpresa a leggere da un gobbo elettronico durante la Univision Town Hall. “Sono salito sul palco e ho visto questo bellissimo teleprompter (il pubblico in sala). Quindi eccomi qui”. Fioccano gli applausi. Seguono i ringraziamenti al Cardinale Dolan e l’elogio a sua moglie Melania per il bestseller da poco pubblicato.
“Ma devo essere attento, comunque, a capire che sarà la prima volta nella storia di questo evento in cui le battute saranno verificate (fact-checked, riferendosi all’abitudine dei media di bollare qualsiasi dichiarazione trumpiana come una fake news). E lo saranno”. Subito dopo descrive l’assenza di Kamala Harris come un gesto irrispettoso nei confronti della comunità cattolica e passa al contrattacco: “L’ultimo democratico a disertare questo importante evento è stato Walter Mondale, e le cose non sono andate molto bene per lui. Ha perso 49 Stati e ne ha vinto solo uno, il Minnesota. Non ce l’ha fatta”. I partecipanti non riescono a trattenere le risate per questa esibizione di umorismo reaganiano. “Cattolici, dovete votare per me! Ricordatevi che io sono qui, e che lei non c’è”.
Traspare un filo di malinconia mentre ricorda il tempo trascorso insieme a suo padre. “Non avrei perso la cena della Al Smith per niente al mondo. Ricordo ancora quando venivo qui da ragazzo con mio padre, Fred. Era un tipo duro, ma aveva un cuore enorme”. Formidabile la stoccata ai Dem quando si rivolge al vecchio amico Chuck Schumer, senatore per lo Stato di New York e leader della maggioranza al Senato seduto alla sua sinistra. “Guarda il lato positivo, Chuck: considerando quanto è diventato woke il tuo partito, se Kamala perde, hai ancora una possibilità di diventare la prima donna presidente”. E ancora: “Il sindaco Eric Adams mi ha detto che devo sbrigarmi a finire il discorso: la città ha riservato questa stanza a un grande gruppo di migranti clandestini provenienti dal Texas”.
Nella parte conclusiva dello speech Trump eleva il registro: “Sono impegnato a lavorare con ogni partner, qui a New York e in tutta la nazione, per costruire un’America che ancora una volta sia forte, sicura, orgogliosa, prospera e libera. Ci assicureremo di creare insieme un futuro definito da grandi ambizioni e da grandi risultati, che ispirerà i sogni dei nostri figli e riporterà in vita l’American Dream. Con l’aiuto di Dio, so che non c’è niente che non si possa fare. Possiamo ottenere così tanto bene in questo Paese se solo ci unificassimo”.
Trump si è rivolto con estrema disinvoltura alla comunità cattolica – che, stando agli ultimi sondaggi, è schierata compattamente con il Partito Repubblicano. Ma ha parlato con altrettanta incisività ai Manhattan liberals presenti in sala, come l’ex sindaco della Grande Mela Mike Bloomberg. Bisogna tenere a mente che il tycoon era un membro dell’establishment Dem newyorkese, prima di iniziare la sua avventura nel Grand old party. È probabile che il suo sagace discorso abbia conquistato le simpatie di chi, fino a ieri, lo snobbava ingiustamente.
di Lorenzo Cianti