La Moldova ha scelto l’Europa

lunedì 21 ottobre 2024


Poco più della metà degli elettori della Moldova, secondo i risultati finali del referendum sulle aspirazioni del Paese ad aderire all’Unione europea, hanno risposto “” alla domanda: “Sei favorevole alla modifica della Costituzione affinché la Repubblica di Moldova possa aderire all’Unione europea?” Secondo i risultati diffusi dalla Commissione elettorale centrale, il 50,42 per cento degli elettori che hanno preso parte al referendum hanno sostenuto il riavvicinamento all’Ue, mentre il 49,58 per cento ha risposto “no” alla domanda posta al voto, con uno scarto a favore dei SÌ di circa 12mila voti. “Affinché un referendum costituzionale repubblicano sia riconosciuto valido è necessario che vi partecipi almeno un terzo degli iscritti alle liste elettorali. La decisione si riterrà adottata se voterà la maggioranza dei cittadini che hanno partecipato al referendum per questo”, si legge in un messaggio della commissione elettorale. L’affluenza alle urne è stata pari al 51,67 per cento del numero degli elettori iscritti nelle liste. Al voto hanno partecipato 1.562.238 persone, all’estero hanno votato 240mila elettori. Ora si contano i voti espressi all’estero. Successivamente, la Commissione elettorale centrale annuncerà i risultati finali entro 48 ore.

Mentre i risultati preliminari delle votazioni erano ancora in corso di pubblicazione, lunedì mattina, il presidente della Moldova Maia Sandu ha affermato che il Paese si trova ad affrontare un attacco alla democrazia. “Abbiamo prove e informazioni che un gruppo criminale intendeva acquistare 300mila voti, attuando una frode elettorale senza precedenti, il cui scopo era compromettere la democrazia”, ha affermato Sandu. Letteralmente una settimana prima dell’inizio delle votazioni, l’Unione europea ha imposto sanzioni contro diversi politici della Gagauzia, una regione autonoma nel sud della Moldova con una popolazione di circa 130mila persone. Tra i sanzionati, anche la leader regionale Evgenia Gutsul, che, durante una sua recente visita a Mosca, aveva annunciato che avrebbe aperto un ufficio di rappresentanza della Gagauzia in Russia e che gli abitanti della regione autonoma erano pienamente sostenuti da Vladimir Putin. Queste azioni sono state considerate destabilizzanti da parte dell’Unione europea e sono diventate la ragione per l’introduzione di sanzioni. Chişinău ha dichiarato che la regione autonoma della Moldova non può condurre una politica estera indipendente. La presidente della Repubblica di Moldova, Maia Sandu ritiene che le visite della Gutsul a Mosca dimostrano come lei sostenga l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia.

“La Moldova si trova ad affrontare tentativi diretti su larga scala da parte della Russia di destabilizzare la situazione nel Paese. Questa è una minaccia diretta per uno Stato sovrano, la sua vita democratica, il suo percorso verso l’Unione europea", aveva affermato l’allora alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza Josep Borrell il giorno in cui erano state introdotte le sanzioni.

L’influenza della Russia sulle elezioni viene attuata in vari modi. Come ha dimostrato l’inchiesta sull’oligarca Ilan Shor che vive a Mosca, dopo essere stato condannato a 15 anni di carcere per una frode bancaria senza precedenti. Nel 2014 ha sottratto da tre banche statali moldave un miliardo di dollari, pari a circa il 12 per cento del Pil del Paese. Dopo essere fuggito in Russia, Mosca ha rifiutato la sua estradizione dopo la sua condanna per frode bancaria. Shor ha fondato il “Partito della Vittoria”, il cui obiettivo principale è impedire alla Moldova di aderire all’Ue e ottenere un riavvicinamento tra il Paese e l’Unione economica eurasiatica. Shor tiene regolarmente congressi del suo partito a Mosca, dove invita diversi politici moldavi. Attraverso la loro mediazione si sono verificati diversi casi di corruzione degli elettori moldavi. I pagamenti in contanti e il lavoro degli attivisti con denaro russo sono stati ampiamente documentati. Recentemente, alcuni video hanno dimostrato in modo inconfutabile l’operazione dinfluenza condotta da Mosca per manipolare il processo elettorale in Moldova. Le forze dell’ordine moldave hanno identificato una rete di corruzione degli elettori, scoprendo che erano coinvolti 130mila elettori che hanno partecipato alla votazione del 20 ottobre.

Nonostante queste ingerenze, la Moldova ha saputo esprimere il suo consenso al cammino filo-europeo. I risultati del referendum consentiranno di modificare la Costituzione del Paese, che ora definirà l’adesione all’Unione europea come uno degli obiettivi per l’ulteriore sviluppo della Moldova. L’agenzia di stampa Moldpress ha pubblicato un’intervista con Sandu nel luglio di quest’anno. In essa il presidente della Moldova ha esortato i cittadini a non lasciarsi guidare dai messaggi dei media statali russi, che cercano di rallentare il processo di avvicinamento all’Ue: “Vogliamo vivere in pace, vogliamo avere la possibilità di vivere meglio qui, a casa nostra, vogliamo modernizzare il nostro Paese e trovare la strada più sicura per raggiungere questo obiettivo. Questa è la strada dell’integrazione europea, e non dobbiamo chiedere a chi ci vuole del male”.

Contemporaneamente al referendum in Moldova si sono svolte le elezioni presidenziali. Secondo il conteggio preliminare dei voti, due candidati sono passati al secondo turno: l’attuale capo dello Stato, Maia Sandu, che ha raccolto il 42,33 per cento delle preferenze e l’ex procuratore generale del Paese, Alexandr Stoianoglo, con il 26,05 per cento. Quest’ultimo è sostenuto dal più grande partito filo-russo della Moldova, il Partito socialista. Il leader di questo partito, Igor Dodon, noto per i suoi legami con la Russia, ha chiesto di votare per Stoianoglo alle elezioni presidenziali. Secondo i sondaggi, lui stesso non sarebbe riuscito a sconfiggere Sandu al primo turno, quindi ha deciso di ritirare la propria candidatura e di far convergere i suoi voti su Stoianoglo.

La Moldova deve tenere alta la guardia per il prossimo passaggio del 3 novembre, ma almeno per il momento gli sforzi del Cremlino sono stati vani per intralciare il cammino di Chişinău verso l’Unione europea e lontano dalla sfera d’influenza di Mosca.

(*) Docente universitario di Diritto internazionale e normative per la sicurezza


di Renato Caputo (*)