lunedì 14 ottobre 2024
Se le Forze di difesa israeliane insisteranno in Libano, Hezbollah continuerà ad attaccare lo Stato ebraico. La milizia filo-iraniana ha dichiarato di non volersi fermare finche l’Idf non si ritirerà dal Paese dei cedri, il giorno dopo l’attacco con droni Uav che ha colpito una postazione militare ad Haifa uccidendo almeno quattro soldati e ferendo 67 persone. “La resistenza promette al nemico che l’attacco a sud di Haifa è solo un assaggio di ciò che lo attende se deciderà di continuare i suoi attacchi contro il nostro popolo”, ha scritto Hezbollah in un comunicato. I droni kamikaze dei paramilitari libanesi hanno perpetrato l’offensiva più mortale da quando l’esercito israeliano è entrato in guerra aperta il 23 settembre. Inoltre, nella giornata di oggi, i miliziani hanno confermato di aver sparato colpi di artiglieria contro le Forze di difesa che tentavano di entrare nel sud del Libano. “Durante un tentativo di infiltrazione da parte di truppe di fanteria nemica in territorio libanese vicino al villaggio di Markaba, le forze di Hezbollah hanno sparato loro contro colpi di artiglieria”, ha continuato il comunicato dei miliziani. Che hanno aggiunto di aver lanciato alcuni razzi contro l’Idf anche in altre zone, compresa quella di Lebbouneh.
Israele nel frattempo ha chiesto ai residenti di altri 25 villaggi nel sud del Paese di lasciare i loro effetti e le loro abitazioni, a causa delle imminenti operazioni militari. Il portavoce in lingua araba delle Forze di difesa, Avichay Adraee, ha ribadito che non è intenzione di Israele quella di colpire i civili, che per la loro sicurezza devono lasciare seduta stante le loro case. A Gaza, invece, l’Aeronautica militare dello Stato ebraico ha operato un attacco mirato contro dei terroristi di Hamas che si nascondevano nell’ospedale Shuhada al-Aqsa, nella zona di Deir al Balah, nella zona centrale della Striscia. Lo ha reso noto sul suo canale Telegram l’Idf, aggiungendo che “il centro di comando e controllo veniva utilizzato dai terroristi di Hamas per pianificare ed eseguire attacchi terroristici contro le truppe e lo Stato di Israele”.
ISRAELE CHIEDE IL RITIRO DI UNIFIL
I caschi blu non sono riusciti nel loro intento. Eli Cohen, il ministro dell’Energia di Israele ha accusato sul suo profilo X il contingente dell’Unifil di essere “inutile”, visto che non ha protetto lo Stato ebraico dagli attacchi di Hezbollah. “Queste forze non hanno contribuito in alcun modo al mantenimento della stabilità e della sicurezza nella regione, non hanno garantito l’applicazione delle risoluzioni Onu e fungono da scudo per Hezbollah”, ha spiegato Cohen nel suo post. E poi si è rivolto direttamente al segretario delle Nazioni unite, António Guterres: “È giunto il momento che lei risponda alla richiesta che le è stata rivolta, che ritiri l’Unifil dalle zone di conflitto e smetta di fare il gioco di Hamas”, ha concluso il ministro. Se la missione in Libano “avesse fatto il suo lavoro, non saremmo nella situazione in cui ci troviamo obbligati ad usare la forza”, ha rincarato la dose l’ambasciatore israeliano in Francia, Joshua Zakra, giustificando l’intervento israeliano ai microfoni di Radio France internationale (Rfi).
Ma “non è il segretario dell’Onu che decide se le truppe dell’Unifil devono restare in Libano”, ha specificato l’altro rappresentante dell’Unione europea Josep Borrell, aggiungendo che questa è una decisione che riguarda il Consiglio di sicurezza. “Quindi si smetta di attaccare Guterres”, ha aggiunto Borrell al Consiglio Esteri a Lussemburgo, dove ha aggiunto che non c’è un accordo tra i 27 sull’embargo di armi a Israele. Infatti, alcuni Paesi chiedono di aumentare le consegne e non di ridurle. Per quanto riguarda i caschi blu in nel Paese dei cedri, molte nazioni dell’Onu – tra cui Turchia, Austria e Spagna – non vogliono saperne di ritirare i loro contingenti di peacekeeper dal Libano. La missione Unifil continuerà.
di Eugenio Vittorio