mercoledì 9 ottobre 2024
La Corte dei conti europea (European Court of Auditors) ha reso pubblici i dati e gli esiti di un audit effettuato sulle risorse destinate alla transizione verde. Nella relazione dal titolo Transizione verde: il contributo del dispositivo per la ripresa e la resilienza non è chiaro, gli esperti e controllori europei hanno sottoposto a verifica l’impegno, per ciascuno Stato membro, di riservare almeno il 37 per cento dell’assegnazione totale dei finanziamenti del proprio Pnrr a misure di azione per il clima, all’adattamento o alla mitigazione dei cambiamenti climatici, comprese le azioni che contribuiscono agli obiettivi climatici all’orizzonte 2030.
Secondo la Corte, che ha espletato questo audit perché la transizione verde e gli obiettivi climatici dell’Unione figurano tra le priorità dell’agenda politica, il contributo climatico di alcune delle misure selezionate, dei rispettivi traguardi e obiettivi, non è sempre ben definito.
Secondo gli analisti di Competere - Policies for Sustainable Development, il think tank che elabora e implementa le politiche e le pratiche a favore dell’innovazione e della sostenibilità dei processi produttivi, le analisi della Corte dei conti europea mettono in evidenzia che 10 misure su 24, appaiono carenti e senza analisi che valutano le sotto-misure. La mancata suddivisione ha impedito di valutare quelle parti di investimento che non davano contributo alla transizione verde e che invece sono state conteggiate come tali.
Le analisi degli auditor europei hanno portato a ridefinire il valore del coefficiente climatico che, per le misure esaminate, in particolare gli interventi ferroviari e i sistemi energetici intelligenti, passa dal 100 per cento al 40 per cento. Per la costruzione di nuovi edifici efficienti, inoltre, sotto il profilo energetico, viene addirittura azzerata dall’iniziale valore del 40 per cento.
I controllori hanno evidenziato che in molti casi la realizzazione degli interventi per il clima violerebbe il principio del Do no significance harm (Dnsh), creando danni ambientali. La Corte dei conti europea ha stabilito che le risorse dedicate al clima sarebbero sovrastimate di ben 34,5 miliardi di euro. In particolare, per quanto riguarda i campi di intervento ferroviari la probabile stima in eccesso è di 13,9 miliardi, per i sistemi energetici intelligenti di 15,3 miliardi mentre per la costruzione di nuovi edifici efficienti sotto il profilo energetico di 5,3 miliardi di euro.
Grande attenzione sarà perciò dedicata ad attutire gli impatti sociali che la transizione, se condotta in modo disordinato, potrà portare con sé. In aggiunta, nel corso degli ultimi anni si è manifestata una crescente politicizzazione del tema nei dibattiti interni di molti Stati membri. Mentre in precedenza la politica climatica era concepita come puramente tecnica, c’è ora una maggiore consapevolezza della trasformazione necessaria per il raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione.
In Olanda nel corso del 2023 si è affermato un movimento di protesta del settore agricolo contro la riduzione del 50 per cento entro il 2030 di emissioni inquinanti e in Germania, il bando delle caldaie a gas al 2024 ha scatenato proteste anche all’interno della stessa maggioranza. Pur riaffermando l’impegno nel perseguimento degli obiettivi del green deal, anche in Italia si è manifestata una crescente polarizzazione politica sul tema della decarbonizzazione.
Durante il 2023, rappresentanti della maggioranza di governo hanno per esempio chiesto di rivedere le direttive sull’efficienza energetica degli edifici e di rivalutare i piani di eliminazione graduale dei motori alimentati a benzina e diesel.
Altri fattori che potrebbero incidere sull’analisi degli investimenti per il clima sono i ritardi o la difficoltà nella realizzazione delle varie progettualità, come rilevato in Grecia, Portogallo e Slovacchia. La Corte dei conti europea in sostanza chiede una metodologia di monitoraggio più precisa alla Commissione europea e un concreto potenziamento della performance delle misure per la transizione verde.
di Domenico Letizia