Kyiv deve poter neutralizzare Mosca

venerdì 4 ottobre 2024


Mentre l’invasione russa su vasta scala dell’Ucraina si avvicina al suo terzo inverno, il più grande argomento di dibattito è la riluttanza dei principali partner di Kyiv ad autorizzare attacchi a lungo raggio all’interno della Russia utilizzando armi occidentali. Secondo gli scettici a Washington Dc e altrove, gli attacchi profondi rappresenterebbero un rischio inaccettabile e potrebbero innescare una guerra molto più ampia. Come prevedibile, il presidente russo Vladimir Putin ha sfruttato questa paura occidentale di un’escalation. Il dittatore del Cremlino ha recentemente promesso di abbassare la soglia per gli attacchi nucleari russi e ha avvertito che qualsiasi attacco a lungo raggio sul territorio russo significherebbe che la Nato è “in guerra” con la Russia. Finora, la minaccia nucleare di Putin sembra funzionare. Nonostante le numerose pressioni pubbliche e private, il presidente ucraino Volodymyr Zelenskyy ha concluso la sua tanto attesa visita di fine settembre negli Stati Uniti senza aver ottenuto un cambio di passo degli Usa su questo argomento.

I funzionari di Kyiv considerano le attuali restrizioni sugli attacchi all’interno della Russia politicamente ingiustificate e militarmente assurde. Sostengono che impedendo all’Ucraina di contrattaccare, i leader occidentali stanno effettivamente proteggendo la macchina da guerra di Vladmir Putin. Con poche indicazioni che i principali alleati dell’Ucraina siano pronti a cambiare rotta e consentire l’uso di missili forniti dall’Occidente all’interno della Russia, potrebbe essere il momento di esplorare altre opzioni. La soluzione più ovvia sarebbe quella di rafforzare la capacità dell’Ucraina di lanciare attacchi all’interno della Russia utilizzando le proprie armi a lungo raggio di produzione nazionale.

Il programma di droni domestici dell’Ucraina, in rapido avanzamento, ha già notevoli capacità a lungo raggio, ma richiede ingenti investimenti e cooperazione tecnologica per raggiungere il suo pieno potenziale. L’Ucraina ha recentemente confermato il successo dei test del suo primo missile balistico prodotto a livello nazionale. Con un sufficiente sostegno occidentale, l’espansione dell’arsenale ucraino di armi a lungo raggio potrebbe avere un impatto notevole sul futuro corso della guerra. Dall’inizio del 2024, l’Ucraina ha condotto una campagna sempre più ambiziosa di attacchi con droni contro obiettivi militari e infrastrutture del settore energetico all’interno della Russia. Molti di questi attacchi hanno avuto luogo a distanze superiori a mille chilometri dal confine ucraino e hanno coinvolto un gran numero di droni che sono riusciti a sopraffare le difese aeree della Russia. Il potenziale dei droni a lungo raggio dell’Ucraina è stato sottolineato a settembre, quando un attacco su larga scala a un impianto di stoccaggio militare nella regione russa di Tver ha prodotto un’esplosione abbastanza grande da essere rilevata dalle stazioni di monitoraggio dei terremoti. Secondo fonti ucraine, l’esplosione ha distrutto grandi quantità di missili russi, bombe plananti e munizioni di artiglieria. Le immagini satellitari sembravano confermare che la struttura presa di mira era stata parzialmente distrutta. Alcuni dei partner dell’Ucraina inizialmente erano riluttanti a sostenere questa offensiva aerea, con diversi funzionari statunitensi che mettevano pubblicamente in dubbio la saggezza della strategia di Kyiv. Tuttavia, queste preoccupazioni sembrano essersi attenuate negli ultimi mesi. I funzionari occidentali ora sostengono pubblicamente il diritto dell’Ucraina di contrattaccare all’interno della Russia, a condizione che ciò avvenga utilizzando armi ucraine.

“In larga misura i russi sono stati in grado di controllare il discorso strategico, stabilendo per noi nuove regole di guerra, che non sono mai esistite prima. Ad esempio, quando si invade un altro Paese, l’intera guerra dovrebbe svolgersi sul territorio del Paese che è stato invaso. È completamente assurdo eppure in qualche modo è accettato negli Stati Uniti come normale”. Lo ha recentemente affermato il professor Timothy Snyder, specializzato nella storia moderna dell’Europa centrale e orientale ed esperto dell’Olocausto. Snyder è professore di storia all’Università Yale. Ha scritto diversi libri, tra cui i best seller Bloodlands: Europe Between Hitler and Stalin e On Tyranny: Twenty Lessons from the Twentieth Century. Ha ragione il professor Snyder e, finalmente l’Europa lo ha capito. Purtroppo in Italia c’è ancora chi ha sposato questa linea di pensiero che non trova alcun riferimento giuridico nel Diritto Internazionale. È ora di rendersi conto che è sbagliato.

(*) Docente universitario di Diritto internazionale e normative per la sicurezza


di Renato Caputo (*)