venerdì 20 settembre 2024
Per il momento, non è ancora stato deciso nulla. Ma un piano di evacuazione per gli italiani in Libano è pronto “fin dall’inizio, sia per i cittadini italiani residenti lì sia per i militari”, ha spiegato il ministro degli Esteri Antonio Tajani, a margine della riunione a Parigi con Stati Uniti, Francia, Regno Unito e Germania. Per il vicepremier, al momento, la questione cruciale è un’altra. “Uno dei percorsi da seguire è quello di favorire l’elezione del presidente della Repubblica del Libano, il presidente della Banca centrale. Sono passi importanti per stabilizzare, ma anche per permettere a Hezbollah di dire c’è un nuovo presidente e allora possiamo anche dialogare”, ha spiegato il titolare della Farnesina. Il vertice con il quintetto, secondo Tajani, “è stata una riunione molto proficua, che ha permesso di individuare una strategia complessiva sulle grandi crisi internazionali. C’è grande preoccupazione per il peggioramento della situazione in Medio Oriente, ma siamo anche convinti che ci possa ancora essere lo spazio per iniziative diplomatiche”, ha aggiunto il titolare del Dicastero.
Bisogna procedere a piccoli passi, con soluzioni strategiche che eviteranno un’escalation regionale e arriveranno “come ultima tappa al cessate il fuoco a Gaza – auspica il ministro Tajani – alla liberazione degli ostaggi, agli aiuti alla popolazione palestinese, ai due popoli con due Stati che entrambi si riconoscano fra di loro”, ha spiegato il vicepremier. Il summit avvenuto al Quay d’Orsay tra il ministro italiano e i suoi omologhi – il francese Stéphane Séjourné, il segretario di Stato per gli Affari esteri inglese David Lammy, il direttore del Ministero degli Esteri tedesco Günter Sautter e il segretario di Stato Usa Anthony Blinken – ha avuto come parole d’ordine “cauto ottimismo” e pragmatismo”. Sulla base delle informazioni a disposizione e delle valutazioni condivise dal quintetto, i presenti hanno specificato come si possa ancora arrivare “all’ultima scelta – che è anche quella prioritaria – del cessate il fuoco a Gaza, dei due Stati due popoli”. Insieme, i titolari degli Esteri europei e internazionali hanno preso l’impegno a “lavorare intensamente”, a cominciare dal G7, che si svolgerà la prossima settimana a New York, per “individuare iniziative che possiamo fare assieme per evitare un’escalation nella regione”.
Resta comunque all’ordine del giorno il problema degli italiani – e non solo – presenti in Israele e Libano, visto che al momento ci sono “contingenti italiani”, e funzionari delle “nostre ambasciate”, ha spiegato Tajani. Sul ruolo dell’Italia nella regione e sul dialogo con l’Iran, il presidente di Forza Italia ha riferito di aver parlato con il suo omologo iraniano. Inoltre, il vicepremier potrebbe incontrare il titolare degli esteri mediorientale a New York. Per dare un messaggio chiaro, ovvero “che non conviene neanche all’Iran una escalation, che l’Iran ha la possibilità di influenzare le scelte dei suoi amici, alleati, Houthi, Hezbollah e quelli presenti in Siria, quindi credo sia giusto dare loro un messaggio”, ha dichiarato il titolare della Farnesina. “Una mancata reazione dell’Iran è già un fatto positivo. Credo sia giusto anche che Israele non innalzi lo scontro. Questo è il nostro messaggio e su questo siamo tutti quanti d’accordo”, ha chiosato il ministro Tajani.
di Edoardo Falzon