Maria Kalesnikava: il lento omicidio in carcere di un fantasma

giovedì 19 settembre 2024


Da oltre 22 mesi nessuno, nemmeno un familiare o un legale, ha contatti diretti con Maria Kalesnikava, una delle leader dell’opposizione bielorussa. Detenuta in una cella di isolamento, Kalesnikava, 42 anni, è in condizioni di salute sempre più gravi: oltre le difficoltà estreme causate dal regime carcerario duro, soffre di gravi problemi allo stomaco che l’hanno portata in passato, tra l’altro, a subire un’operazione per curare un’ulcera perforante, e non riceve dalle autorità carcerarie gli alimenti che il suo corpo può tollerare. “Sta morendo di fame” dice a El Pais Ivan Kravtsov, segretario esecutivo del Consiglio di coordinamento dell’opposizione bielorussa. Non si conoscono le reali condizioni fisiche della donna, negli ultimi mesi non si sa più quasi nulla di lei. Si parla di un dimagrimento spaventoso, tale da portare Kalesnikava a pesare 45 chili, oltre venti in meno rispetto a quando è entrata in carcere. Quando il presidente della Bielorussia Aljaksandr Lukašėnka ha graziato 30 prigionieri politici − 23 uomini e 7 donne, in gran parte genitori di bambini piccoli − condannati per aver protestato contro il governo, ha intaccato una goccia nel mare dell’implacabile repressione del regime di Minsk. “Hanno presentato una richiesta di grazia, hanno ammesso la loro colpa, si sono sinceramente pentite, hanno promesso di condurre una vita rispettosa della legge” si legge in un comunicato della presidenza bielorussa. Altri 30 prigionieri, affetti da malattie gravi o anziani, erano già stati graziati a metà agosto. Nell’elenco non c’è Maria Kalesnikava, che d’altra parte mai ha ammesso nulla, né espresso pentimento, né chiesto la grazia. Non c’era il suo nome neppure nel maxi-scambio estivo di prigionieri che ha coinvolto Stati Uniti, Russia, Bielorussia, Germania e altri paesi.

Si è calcolato che vi siano ancora oltre 1.300 prigionieri politici nelle carceri bielorusse. Kolesnikova è tra i più conosciuti: fa parte del trio femminile della protesta contro Lukašėnka formato anche da Sviatlana Tsikhanouskaya e Veronika Tsepkalo.

Nata a Minsk da genitori ingegneri, Kalesnikava è una musicista, flautista e direttrice d’orchestra. Nel 2020 in occasione delle presidenziali, è diventata responsabile della campagna del banchiere e filantropo Viktar Babaryka, che si proponeva di contrastare il dominio di Lukašėnka; risultato: Babaryka è stato prima arrestato, poi bandito dalle elezioni. Kalesnikava ha così sostenuto la campagna di Sviatlana Tsikhanouskaya, a sua volta costretta a riparare in Lituania. Contro di loro il regime aveva avviato un procedimento penale per tentato golpe e minaccia alla sicurezza nazionale. A inizio settembre 2020 Kalesnikava ha costituito un nuovo partito, Razam (“Insieme”), ma il 7 settembre è stata arrestata in strada a Minsk da uomini dei Servizi. La cronaca a questo punto è confusa, incerta: trasportata al valico con l’Ucraina, secondo alcuni resoconti è stata arrestata per aver strappato il passaporto mentre le autorità bielorusse cercavano di costringerla ad attraversare la frontiera. Dopo poco meno di un anno di detenzione Kalesnikava è stata processata a porte chiuse da un tribunale di Minsk, si è dichiarata non colpevole, e condannata a 11 anni da scontare in una colonia penale per aver guidato le proteste contro le frodi elettorali nelle presidenziali. Da agosto 2023 risulta in isolamento nel carcere femminile n. 4 di Gomel, colonia penale del sud-est della Bielorussia.


di Valter Vecellio