giovedì 19 settembre 2024
Vladimir Putin ha tentato di tracciare un’altra delle sue famose linee rosse la settimana scorsa, avvisando i leader occidentali che qualsiasi decisione di consentire all’Ucraina di usare missili a lungo raggio sul territorio russo avrebbe portato la Nato allo stato di guerra con la Russia. “Ciò significherà che i Paesi della Nato, gli Stati Uniti, i Paesi europei, sono in guerra con la Russia”, ha affermato Putin, assicurando che se ciò dovesse accadere non esiterebbe a prenderebbe le “decisioni appropriate”. C’è un problema evidente con questa ultima minaccia: l’Ucraina sta già usando le armi in questione per colpire regioni occupate che Putin considera russe senza provocare alcuna escalation, per non parlare della guerra tra Russia e l’Alleanza atlantica.
I commenti di Putin sono arrivati nel bel mezzo delle crescenti discussioni sul fatto che i partner dell’Ucraina si stiano preparando a revocare le controverse restrizioni all’uso di armi occidentali a lungo raggio che attualmente impediscono attacchi contro obiettivi militari nella Federazione russa. Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia hanno tutti fornito all’Ucraina missili a lungo raggio, ma finora hanno impedito a Kyiv di usarli all'interno della Russia. Tuttavia, ci sono crescenti indicazioni che i leader occidentali siano ora pronti a riconsiderare la loro posizione e dare luce verde all’Ucraina.
Sollevando la prospettiva della Terza guerra mondiale, Putin spera chiaramente di intimidire l’Occidente e convincere gli alleati dell’Ucraina che sarebbe prudente mantenere l'attuale divieto di attacchi all’interno della Russia. Allo stesso tempo, i tentativi di dipingere la questione come un potenziale punto di svolta sono sconfessati dalla timida risposta che Mosca ha sin qui dato all’uso abituale, da parte dell’Ucraina, di missili a lungo raggio forniti dall’Occidente in aree come la Crimea. Un territorio che Putin ha a lungo insistito a definire parte della Russia. Se l’idea di attacchi aerei ucraini sul territorio russo rappresenta davvero una linea rossa per il Cremlino, perché non ha reagito a nessuno degli attacchi sferrati in precedenza? L’evidente incoerenza della posizione di Putin fornisce un indizio circa la realtà che si cela dietro l’atteggiamento imperialista tenuto dal despota durante l’invasione dell’Ucraina. Quando si imbarcò per la prima volta nell’invasione 10 anni fa, Putin iniziò annunciando l'annessione della penisola ucraina della Crimea. Nel settembre 2022 andò oltre, dichiarando che quattro province ucraine parzialmente occupate facevano parte della Federazione russa e sarebbero rimaste russe “per sempre”. La Costituzione russa è stata debitamente aggiornata per includere le regioni ucraine di Donetsk, Luhansk, Zaporizhzhia e Kherson.
Da allora, Putin ha raddoppiato queste rivendicazioni territoriali. Si è vantato pubblicamente delle sue “conquiste” ucraine e ha paragonato la sua invasione all'espansione imperiale della Russia nel diciottesimo secolo sotto lo zar Pietro il Grande. Nel giugno 2024, Putin ha dichiarato che per garantire un cessate il fuoco e iniziare i colloqui di pace, l’esercito ucraino doveva ritirarsi completamente da tutte e quattro le province parzialmente occupate e consegnarle alla Russia. Nel frattempo, i funzionari del Cremlino hanno più volte affermato che se l’Ucraina desidera porre fine alla guerra, deve riconciliarsi con le nuove “realtà territoriali” create dall’invasione.
A giudicare dall’ultima linea rossa di Putin, sembrerebbe che persino lui non creda realmente alle nuove realtà territoriali di cui tanto parla nella sua propaganda. Mentre il capo del Cremlino insiste pubblicamente sul fatto che le cinque regioni “annesse” unilateralmente dell’Ucraina sono state tutte ufficialmente incorporate nella Federazione russa, evidentemente non ha fretta di offrire loro lo stesso livello di protezione concesso ad altre regioni. Questa riluttanza sminuisce i suoi sforzi di descrivere l’occupazione delle terre ucraine come irreversibile ed è un tacito riconoscimento del fatto che nel nuovo impero di Putin alcune regioni sono più russe di altre.
Ovviamente, questa non è la prima volta che la Russia mette in guardia da una guerra imminente con la Nato. Al contrario, i funzionari del Cremlino e i propagandisti russi descrivono regolarmente l’invasione dell'Ucraina come una guerra contro l’Occidente e spesso affermano di combattere la NATO. Né è insolito che le linee rosse di Putin si rivelino sospettosamente flessibili. Sin dal primo giorno dell’invasione, il dittatore russo ha spesso cercato di imporre limiti arbitrari all’esercito ucraino e agli alleati occidentali del Paese, senza però aver mai coerentemente attuato reazioni concrete, quando queste linee rosse sono state successivamente oltrepassate.
Da febbraio 2022, i partner dell’Ucraina hanno sfatato una linea rossa dopo l’altra, aumentando i loro aiuti militari a Kyiv, dai caschi e dalle armi anticarro portatili, dai sistemi di difesa aerea Patriot ai missili a lungo raggio, per non parlare dei jet da combattimento F-16. L’Ucraina ha ripetutamente chiamato in causa Putin liberando le regioni occupate rivendicate dal Cremlino e tramortendo circa un terzo dell’intera flotta russa del Mar Nero. Nell’agosto 2024, l’esercito ucraino ha oltrepassato la più rossa di tutte le linee rosse invadendo la Russia stessa. Invece di dare seguito alle sue numerose minacce, Putin ha risposto minimizzando l’invasione dell’Ucraina e descrivendo la prima occupazione di territorio russo dalla Seconda Guerra mondiale come una mera “provocazione”.
Dovrebbe essere ormai ovvio che le linee rosse di Putin sono solo un bluff pensato per spaventare l’Occidente e isolare l’Ucraina. Negli ultimi due anni e mezzo, i suoi sforzi per imporre restrizioni ai suoi avversari internazionali sono stati ripetutamente smascherati e si sono rivelati sempre più lontani dalla realtà della guerra. Siamo ormai arrivati al punto in cui le ultime linee rosse di Putin contraddicono direttamente la sua stessa propaganda. Al contrario, l’affidamento del despota russo a minacce vuote sottolinea la relativa debolezza della sua posizione. Se i leader occidentali riusciranno finalmente a superare la loro paura dell’escalation, scopriranno che Putin è molto meno formidabile di quanto vorrebbe farci credere.
Come ha magistralmente narrato lo scrittore danese Hans Christian Andersen, nella celebre fiaba I vestiti nuovi dell'imperatore, “Il re è nudo!”. Occorre avere il coraggio di dirlo, smascherando la finzione collettiva che propone la narrazione del Cremlino.
(*) Docente universitario di Diritto internazionale e normative per la sicurezza
di Renato Caputo (*)