Russia: generali arrestati per corruzione o per inefficienza?

lunedì 16 settembre 2024


La guerra, non la pace, è il massimo sistema di espressione umana, manifestata in senso globale. Tramite la guerra uno stato percepisce la “consapevolezza di se”, come teorizzato da Carl von Clausewitz, nel suo Vom Kriege (Della Guerra). E nel teatro dove viene messa in scena la guerra si possono osservare ogni tipologia di sfumature del carattere, dei vizi e delle aberrazioni umane. Così vista l’indole dei leader sia politici che militari, in questo caso russi, dove l’avidità e la corruzione costituiscono caratteristiche sociologicamente innate, queste particolarità a volte sono a tal punto inebrianti che annebbiano la logica e la prudenza. Ferali atteggiamenti che in questi ultimi mesi stanno demolendo le colonne portanti di un esercito impantanato in una guerra dalle prospettive più che mai incerte. Ma a volte le accuse di corruzione e di avidità possono essere anche un alibi per il potere al fine di eliminare personaggi scomodi o non più utili.

Infatti, dopo che il Cremlino, a maggio, ha sostituito il ministro della Difesa Sergei Shoigu con Andreï Rėmovič Beloussov, un economista e matematico di formazione, privo di esperienza militare – ma uomo noto per essere duro e onesto – è iniziata una sorta di epurazione che ha colpito oltre dieci generali, in un momento dove la guerra assume aspetti forse non attesi; vedi invasione ucraina del territorio russo. Questi vertici dell’esercito di Mosca sono stati alcuni perseguiti altri arrestati, con l’accusa di corruzione e frode. “Un’operazione” forse propedeutica all’imminente sostituzione del vertice del Fsb, ovvero Servizio federale per la sicurezza della Federazione russa, attualmente ancora diretto da Alexander Bortnikov.

Ora, nel poliedrico scenario dei tribunali di Mosca, dove da sempre transita sullo scranno degli accusati qualsiasi tipo di profilo, dall’ideologo, al giornalista, all’intellettuale, all’indomito (raramente si notano criminali puri) nelle ultime settimane appare un nuovo profilo di “inquisiti”, quello dei generali. L’ultimo incriminato è il generale Valery Moumindjanov, alto funzionario del Ministero della Difesa, con il suo ruolo di ex vice comandante del distretto militare di Leningrado, che il 2 settembre ha subito l’onta di essere ammanettato e arrestato. La commissione Investigativa, organo di controllo dal potere immane, ha determinato che Moumindjanov ha ricevuto una tangente di oltre 20 milioni di rubli, almeno 200mila euro, per avere “manovrato” una serie di contratti per la fornitura di uniformi per l’esercito russo.

Solo alcuni giorni prima, il generale Pavel Popov, ex viceministro della Difesa, era stato bloccato e processato per frode, in quanto avrebbe preso ricche tangenti nella gestione e lo sviluppo del  Patriot Park, una sorta di Disneyland militare, allestito con spirito militare-patriottico e dedicato soprattutto ad inculcare nei giovani la narrativa patriottica del Cremlino, con la  consapevolezza dell’importanza della forza offensiva militare. Costruito a Kubinka nella periferia esterna di Mosca, è utilizzato anche per ospitare forum militari. La Commissione investigativa, fatti gli accertamenti sulla gestione Popov, e dopo avere indagato sui suoi affari personali, ha dimostrato che il generale potrebbe essere in possesso di proprietà in quartieri prestigiosi di Mosca e nella sua città di origine, del valore di oltre 500 milioni di rubli, quasi cinque milioni di euro. Patrimonio non accumulabile, in teoria, con lo stipendio da “generale apparentemente comunista”. In pratica, da maggio ad oggi almeno 10 generali e funzionari del Ministero della Difesa sono stati cancellati dall’organico del dicastero; operazione coordinata dalla Commissione investigativa, potentissimo organo giudiziario, alle dirette dipendenze del Cremlino, e che non ha possibilità di agire se non su indicazione di Vladimir Putin.

Proprio il capo di Stato, dopo la sua rielezione a marzo, il mese dopo fece arrestare in modo spettacolare il viceministro della Difesa Timur Ivanov, noto per uno stile di vita opulento, responsabile anche della ricostruzione della città ucraina di Mariupol. Poi, furono arrestati il capo del personale del ministero Yuri Kouznetsov, il capo del dipartimento dei rifornimenti, Vladimir Verteletski, il vice capo di stato maggiore il generale Vadim Chamarine, poi l’ex comandante dell’esercito Ivan Popov, capo del 58esimo reggimento. Tutti con la stessa accusa di frode e corruzione, ora rischiano 15 anni di carcere.

Una epurazione per questioni morali o per mettere l’ennesima toppa al vertice dell’esercito russo considerato da Putin inefficace? In realtà il Ministero in discussione (e le sue branche), è notoriamente un organismo con incommensurabili possibilità economiche, soprattutto in periodi guerra, ed è noto che la corruzione è insita nel Dna” di questa istituzione. Probabilmente un avvicendamento non cambierà gli atteggiamenti dei vertici ministeriali, ma intanto un po’ di rinnovamento non peggiorerà la situazione, in una guerra combattuta da Putin non solo sul campo di battaglia ucraino-russo, ma anche al numero 14 di via Kholsunov Pereuloki, sede del Ministero della Difesa.


di Fabio Marco Fabbri