Altro che riformisti: la violenta misoginia del regime iraniano

giovedì 29 agosto 2024


Spesso l’informazione mediatica tende a dividere le forze politiche iraniane in massimalisti e riformisti.  La recente vittoria alle Elezioni presidenziali dell’ex ministro alla Salute, Massoud Pezeshkian, ha riportato alla guida del Paese un candidato del gruppo politico dei “riformisti”, ma l’affermazione dei diritti umani e dello stato di diritto resta ancora un miraggio. Pochi giorni fa alcune agenti della Polizia morale iraniana hanno inseguito e poi trascinato con la forza una ragazzina di 14 anni in un furgoncino perché non indossava il velo. La Polizia morale iraniana pattuglia assiduamente le strade delle città e della capitale iraniana con lo scopo di individuare e catturare le donne che non ritengono di voler indossare obbligatoriamente il velo.

La ragazzina è rimasta ferita durante l’arresto ed è stata ricoverata in ospedale. Il video della violenza è divenuto subito virale sui social network, soprattutto su X, riportando alla memoria collettiva del Paese quanto avvenuto due anni fa a Mahsa Amini, la giovane studentessa curdo-iraniana oggetto dello stesso tipo di azione da parte della Polizia morale e poi purtroppo morta a seguito delle gravi percosse ricevute in un ospedale gestito dal centro di detenzione di Vozara. In quell’occasione, la morte della studentessa fu la miccia di una massiccia protesta in tutto il Paese, alla quale il regime rispose soffocando il malcontento e causando 600 morti e oltre 20mila arresti. L’informazione occidentale, nel tentativo di far emergere un’area riformatrice del regime dimentica di ribadire che l’Iran finanzia oltre 200 gruppi terroristici attivi nel mondo, attraverso una continua e insistente propaganda anti-occidentale, attacchi cyber quotidiani e sabotaggi alle nostre infrastrutture strategiche.

“Nell’attesa – e nella viva e ovvia speranza che cose del genere non accadano mai – assistiamo però alle violenze promosse e realizzate grazie dall’appoggio di Teheran, non solo internamente (una media di 800 impiccagioni all’anno e una feroce attività persecutoria contro i dissidenti politici), ma anche a livello internazionale”, ha recentemente dichiarato il senatore Giulio Terzi di Sant’Agata, già ministro degli Esteri italiano durante il Governo Monti.

Massimalisti o riformisti, per il regime iraniano, i costumi, lo stile di vita occidentale e il sostegno allo Stato di Israele sono elementi culturali e geopolitici da abbattere e da eliminare. Il governo controlla strettamente l’accesso alle informazioni, anche bloccando l’accesso alle piattaforme dei social media. Giornalisti e scrittori continuano a essere presi di mira in relazione al loro lavoro. Nel 2023 almeno 49 scrittori sono stati imprigionati. Anche gli artisti sono stati presi di mira per aver esercitato la loro libertà di opinione e di espressione, tra cui l’artista Toomaj Salehi, poi condannato per “corruzione in terra”, che prevede la pena di morte, per le opinioni espresse nel contesto delle proteste nazionali del 2022. Il recente rapporto della Ong Nessuno Tocchi Caino, descrive anche un clima di intimidazione, coercizione e repressione nei confronti degli avvocati che contestano i procedimenti giudiziari, dei difensori dei diritti umani e delle famiglie delle vittime delle proteste.


di Domenico Letizia