martedì 6 agosto 2024
Nelle ultime elezioni presidenziali in Iran, i candidati si sono detti preoccupati della possibilità che l’ex presidente Donald J. Trump vinca le prossime elezioni presidenziali americane. Dal loro punto di vista, una vittoria di Trump sarebbe dannosa per i loro interessi.
Da quando l’amministrazione Biden-Harris è entrata in carica, nella tradizione dell’ex presidente Barack Obama, ha erogato miliardi di dollari all’Iran. Inoltre, le sanzioni esistenti sono state applicate blandamente, altre sono state derogate e di quelle secondarie nemmeno l’ombra, il che significa che qualsiasi Paese faccia affari con l’Iran può concludere affari con gli Stati Uniti, quando invece l’obiettivo delle sanzioni economiche secondarie imposte nei confronti dell’Iran era quello di incoraggiare altri Paesi dal finanziare Teheran.
La Cina è quindi diventata il maggiore cliente di Teheran, e l’Europa continua a concludere affari, come al solito. Tale sollievo finanziario si è accompagnato a un atteggiamento lassista verso i progressi del programma nucleare iraniano. Questi includono più di 160 attacchi contro le truppe americane soltanto da ottobre 2023; la pressoché chiusura del Canale di Suez, costringendo così le navi, incapaci di far fronte ai costi assicurativi elevati, a circumnavigare l’Africa; le azioni militari dell’Iran e dei suoi gruppi terroristici nella regione, tra cui la guerra contro Israele, e il sostegno militare offerto da Teheran alla Russia per attaccare l’Ucraina.
Tali azioni dimostrano che l’amministrazione Biden-Harris non solo ha assecondato gli interessi iraniani, ma ha anche finanziato entrambe le parti di due guerre contro gli Stati Uniti e i suoi alleati. Grazie all’amministrazione Biden, che ha, di fatto, frenato la produzione energetica interna degli Stati Uniti nella sua prima settimana in carica, gli Stati Uniti hanno acquistato petrolio dalla Russia a prezzi gonfiati, consentendole di attaccare l’Ucraina. L’amministrazione Biden ha inoltre finanziato Teheran e i suoi proxies nella sua guerra contro Israele, e ha finanziato anche Israele. L’amministrazione Biden ha persino continuato, incondizionatamente e illegalmente, a dare all’Autorità Palestinese milioni di dollari, molti dei quali utilizzati dall’Ap per destinare “350 milioni all’anno nell’ambito di una politica denominata “pay-for-slay” (“pagati per uccidere”) alle famiglie dei terroristi che uccidono gli ebrei. È interessante notare che anche l’Unione europea e la Banca mondiale sono complici nel finanziamento di questo terrore.
Il regime iraniano ha apertamente violato le sanzioni sotto l’amministrazione Biden-Harris. Le esportazioni di petrolio iraniane sono aumentate, finanziando le azioni militari di Teheran. Nel primo trimestre del 2024, le esportazioni petrolifere iraniane hanno registrato un drastico aumento, raggiungendo un’impressionante cifra di 1,82 milioni di barili al giorno, un livello mai visto dall’ottobre 2018, poco prima che l’amministrazione Trump reintroducesse le sanzioni sul petrolio. I ricavi petroliferi tradizionalmente costituiscono quasi l’80 per cento del reddito complessivo del Paese.
Al contrario, sotto l’amministrazione Trump, la situazione era completamente diversa: alla conclusione del suo primo mandato, l’Iran si è trovato a dover affrontare gravi difficoltà politiche e finanziarie. L’economia iraniana era prossima al collasso, con inflazione e disoccupazione che hanno raggiunto livelli senza precedenti. Il regime faceva fatica a pagare i propri dipendenti. Le condizioni economiche in Iran erano diventate talmente disastrose che alcuni funzionari avevano persino messo in guardia da una potenziale rivolta e dal possibile crollo della Repubblica islamica.
Sotto l’amministrazione Trump, il regime iraniano era in modalità sopravvivenza e aveva un disperato bisogno di denaro per mantenere il suo potere mentre le esportazioni di petrolio diminuivano. Prima che l’amministrazione Trump reintroducesse le sanzioni a Teheran e attuasse la politica della “massima pressione”, l’Iran esportava più di due milioni di barili di petrolio al giorno. Entro la fine del primo mandato di Trump, le esportazioni di petrolio iraniane erano crollate a circa 70mila barili al giorno. Inoltre, la valuta iraniana, il rial, si era notevolmente deprezzata, esacerbando ulteriormente le difficoltà finanziarie del regime.
Le sanzioni dell’amministrazione Trump hanno costretto i leader iraniani a tagliare i finanziamenti alle milizie, agli alleati e ai gruppi terroristici. I militanti del regime, secondo quanto riferito, non ricevevano i loro stipendi o benefit, il che impediva loro di combattere. Come ha raccontato al New York Times un combattente della milizia sostenuta dall’Iran in Siria, “i giorni d’oro sono finiti e non torneranno mai più. L’Iran non ha abbastanza soldi da darci”.
Ma sotto l’amministrazione Biden-Harris, quei “giorni d’oro” sono tornati. Ancora una volta, Teheran ha avuto la capacità di rafforzare i suoi eserciti sciiti e i suoi proxies, tra cui Hamas, la Jihad Islamica Palestinese a Gaza, Hezbollah in Libano, gli Houthi nello Yemen, la milizia iraniana, il Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica (Irgc) e i circa 40 gruppi sciiti iracheni sotto la bandiera delle Forze di Mobilitazione Popolare.
Il leader di Hezbollah, Hassan Nasrallah ha apertamente riconosciuto che senza il sostegno finanziario e militare dell’Iran, molte milizie e gruppi terroristici non sarebbero stati in grado di sopravvivere: “Siamo trasparenti in merito al fatto che il bilancio di Hezbollah, le sue entrate, le sue spese, tutto ciò che mangia e beve, le sue armi e i suoi razzi provengono dalla Repubblica islamica dell’Iran. (…) Finché l’Iran avrà soldi, avremo il denaro. (...) Proprio come riceviamo i razzi che usiamo per minacciare Israele, coì riceviamo i nostri soldi. Nessuna legge ci impedirà di riceverli”.
Quando l’amministrazione Biden-Harris è entrata in carica, l’afflusso di denaro ha permesso nuovamente ai mullah di reprimere l’opposizione interna con maggiore forza; armare i propri gruppi terroristici; lanciare un’aggressione massiccia contro Israele; sostenere la Russia e potenziare il loro programma nucleare. Quel sostegno finanziario gli permette anche di compensare i loro fedelissimi attestati su posizioni radicali, promuovere gli ideali rivoluzionari del regime e di consolidare il potere della Guida Suprema, l’ayatollah Ali Khamenei.
Non c’è da stupirsi che Teheran sia preoccupata per la prospettiva di una vittoria di Trump. Sotto la guida di Biden-Harris o dei Democratici, il regime iraniano gode di benefici finanziari e di totale impunità. Sotto Trump, i “giorni d’oro” potrebbero di nuovo giungere al termine.
(*) Tratto dal Gatestone Institute
(**) Traduzione a cura di Angelita La Spada
di Majid Rafizadeh (*)