Iran-Israele: la guerra delle spie

lunedì 5 agosto 2024


Il 28 luglio la guida suprema dell’Iran, Ali Khamenei, ha approvato l’investitura di Masoud Pezeshkian, che il 30 luglio ha giurato come nono presidente dalla nascita della Repubblica islamica avvenuta nel 1979, data della Rivoluzione (involuzione) iraniana che ha deposto lo scià Reza Pahlavi. Il sessantanovenne Pezeshkian è stato ufficialmente autorizzato dall’ayatollah Khamenei a esercitare i poteri presidenziali. Il giuramento ha seguito la consueta ritualità, che prevede la seguente promessa: “Io, in qualità di presidente, di fronte al sacro Corano e al popolo iraniano, giuro su Dio Onnipotente di essere il custode della religione ufficiale, del sistema della Repubblica Islamica e della costituzione del Paese”.

La vittoria del cosiddetto presidente “moderato”, che aveva ostentato nella sua campagna elettorale l’obiettivo di un disgelo nelle relazioni dell’Iran con l’Occidente, si è immediatamente dovuta confrontare con l’uccisione di Ismaïl Haniyeh, “ennesimo” leader di Hamas, assassinato a Teheran in un attentato imputato ai servizi segreti israeliani. Il giorno prima, il leader militare degli Hezbollah libanesi, Fouad Chokr, ha preceduto la sorte di Haniyeh: anche lui è stato ucciso in un attacco in una abitazione a sud di Beirut, rivendicato dai servizi di intelligence dello Stato ebraico. A seguito di queste due nuove eliminazioni strategiche – non ultime a causa della creazione continua di leader sia di Hamas che di Hezbollah – e marchiate da Israele come operazioni di pulizia terroristica, con le conseguenti minacce degli Ayatollah, degli Hezbollah libanesi, del Jihad islamico palestinese, degli yemeniti Houthi e dei sunniti di Hamas, il dato rilevante è la conferma del notevole funzionamento dei servizi segreti israeliani che riescono a colpire direttamente i propri nemici sul proprio territorio o nei centri nodali.

Per quanto riguarda l’Iran, la presenza degli agenti del Mossad (in generale in quanto le agenzie israeliane sono Aman, Mossad e Shin Bet) nel Paese è cosa nota e di vecchia data; sono stati innumerevoli i sabotaggi che gli agenti segreti israeliani hanno compiuto nei decenni passati, sia in ambito nucleare che ai danni dei sistemi di sicurezza e di controllo iraniani. Come sono noti alcuni casi dei numerosi “007” di Israele che sono stati arrestati e generalmente freddati dai servizi delle guardie rivoluzionarie iraniane. Ma quale è il percorso, semi-noto o intuibile, di questi confronti spionistici? Solo per restare circoscritti a questo ultimo anno, il Ministero dell’Intelligence di Teheran aveva identificato dal 2022 una rete di agenti aderenti a quella che ha definito una organizzazione di spionaggio sionista, e poco più di un anno fa i membri furono tutti arrestati. A settembre 2023 è stata eseguita la loro condanna a morte. Nel dicembre dello stesso anno un altro infiltrato nel tessuto strategico iraniano, arrestato qualche mese prima nella provincia del Sistan e Baluchistan, nel sud-est dell’Iran, è stato condannato alla pena capitale. L’agente è stato accusato dalla giustizia iraniana di attività di spionaggio per conto dell’agenzia di intelligence israeliana. A gennaio 2024, altri quattro uomini sono stati accusati dai servizi iraniani di spionaggio a favore di Israele, e condannati a morte; secondo quanto comunicato dall’agenzia Mizan News Agency Online, espressione dell’Autorità giudiziaria iraniana, i quattro erano stati arrestati il 23 luglio 2022 mentre stavano preparando un’operazione di sabotaggio, per conto del Mossad, su un sito di difesa iraniano a Isfahan, importante città situata nell’Iran centrale. Così, a fine gennaio agli agenti del Mossad è stata applicata la pena prevista, l’impiccagione, eseguita come da prassi all’alba.

Nel giugno del 2024 agenti della sicurezza iraniani operanti nella provincia nordoccidentale di Ardabil hanno arrestato un’altra spia del Mossad. Il procuratore capo di Ardabil, Jalal Afaghi, dichiarò che l’agente segreto israeliano era ricercato dal Ministero dell’intelligence iraniano e che lavorava per l’agenzia di intelligence israeliana. L’agente israeliano era stato intercettato e seguito per alcuni mesi durante i suoi spostamenti, utili ma non sufficienti per evitare di essere intercettato. Afaghi ha dichiarato che l’agente israeliano comunicava con il Mossad tramite i canali social, ma che aveva pianificando la fuga dal Paese perché scoperto; un agguato dei servizi iraniani ha bloccato e arrestato l’agente. Anche in questo caso l’arresto dell’uomo del Mossad è avvenuto a seguito dell’uccisione in Siria, Paese formalmente sciita, ma “governativamente” alawita, di Saeid Abyar, “consigliere militare” iraniano, ovvero un membro dei servizi iraniani. Il comandante in capo del Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica, il noto generale Hossein Salami, aveva assicurato che l'assassinio in Siria sarebbe stato vendicato.

Ma quale è il percorso curricolare di questi agenti israeliani che si infiltrano con facilità nella severa e diffidente rete dei servizi segreti iraniani. Brevemente, potremmo parlare di una delle tante modalità di reclutamento del Mossad; ma non possedendo ovviamente informazioni dai servizi segreti israeliani, possiamo fare riferimento alle fonti iraniane. Queste sono il frutto degli interrogatori, quelli propagandisticamente resi noti, esercitati sugli agenti israeliani arrestati, e riferiscono che molti di questi uomini vengono reclutati dal Mossad circa un anno prima dell’operazione. Vengono inviati nei Paesi africani (sarebbe interessante sapere quali) per corsi di addestramento nei centri militari di questi Stati, dove gli istruttori sono ufficiali del Mossad. Una volta completata la metamorfosi in agente segreto, vengono spediti ad agire in operazioni strategiche in Iran; come quella dell’annichilimento del leader di Hamas, Ismaïl Haniyeh, presente nella capitale iraniana e residente in un appartamento di un qualsiasi condominio di Teheran.

Iran e Israele sono impegnati da anni in una guerra latente combattuta all’interno dell’Iran, soprattutto con agenti segreti. Israele accusa l’Iran di voler acquisire la bomba atomica e agisce con tutti i mezzi per impedire il completamento del progetto nucleare; Teheran nega tale obiettivo ma compra 300 tonnellate di uranio arricchito, yellow cake, dal Niger. Israele, secondo l’Iran, ha attraversato molte linee rosse – come l’ultima l’uccisione da parte del Mossad del capo di Hamas, o precedentemente l’invasione di Rafah – ma lo Stato ebraico pare che sia in possesso di 150-200 bombe atomiche, che sono sicuramente un “lasciapassare” convincente e deterrente, per i “confini caldi ” tracciati da Teheran ed alleati e attraversati da Israele. Ricordo che, notoriamente, i servizi segreti statunitensi collaborano strettamente con quelli israeliani; solo per citare un attore della scottante “questione” libica, il maresciallo Khalifa Haftar, capo della Cirenaica, era chiamato “l’americano” per la sua ventennale appartenenza alla Cia, Central Intelligence Agency, come molti altri soggetti che hanno operato – e operano – nei più disparati ambiti geostrategici.


di Fabio Marco Fabbri